Quest’oggi è iniziata la XV edizione delle Giornate di Bertinoro per l’Economia Civile, tradizionale appuntamento promosso da AICCON che ogni anno riunisce i maggiori rappresentanti del Terzo Settore, dell’Università, delle Istituzioni e delle imprese nella splendida cornice della Rocca di Bertinoro. L’evento, articolato in quattro sessioni, vedrà oltre 250 partecipanti confrontarsi sui temi di maggiore attualità per il Terzo settore italiano, come la misurazione dell’impatto sociale, la governance dei beni comuni, la sharing economy e la tanto attesa Riforma.
I lavori della mattinata si sono aperti con un video messaggio del Premio Nobel per l’Economia Amartya Sen. Partendo da una frase di Socrate – "Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta" – Sen ha ricordato come la ricerca non possa essere solo una priorità accademica, ma una tensione capace di muovere tutti gli uomini nel confronto tra la vita e i propri desideri. Solo attraverso tale approccio è possibile sviluppare quelle argomentazioni, discussioni e dibattiti – il “ragionamento pubblico” secondo Sen – oggi indispensabili per cambiare il mondo.
Franco Marzocchi, Presidente di AICCON, nei tradizionali saluti benvenuto ha affrontato il tema della due giorni – “Un’economia della coesione contro le vulnerabilità” – ricordando che “l’economia della coesione è una proposta di approccio al tema della pluralità non solo nel mercato ma dei modelli di mercato”. In questo senso “la democrazia economica intesa anche come libertà dei cittadini nelle loro scelte è una prospettiva possibile solo se si creano alternative negli attuali modelli”. “Solo una simile prospettiva” ha sottolineato Marzocchi “consentirà la sopravvivenza e lo sviluppo della cooperazione e dell’impresa sociale”.
Dall’esecuzione alla trasformazione
La sessione di apertura, intitolata “Dall’esecuzione alla trasformazione: nuovi meccanismi di produzione del valore sociale e la sfida della Riforma del Terzo Settore” è stata coordinata da Paolo Venturi (Direttore di AICCON) e ha visto la partecipazione di Stefano Micelli (Università Ca’ Foscari di Venezia), Stefano Zamagni (Università di Bologna) e Luigi Bobba (Sottosegretario Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali).
Micelli, autore del libro “Futuro Artigiano”, ha offerto un percorso molto interessante in cui ha cercato di spiegare che l’Italia deve necessariamente ripartire dalla socialità e dalla manifattura per recuperare le proprie trazioni artigiane. A partire dalle esperienze anglosassoni fino ad arrivare alla situazione italiana, Micelli ha mostrato che negli ultimi anni il nostro Paese ha riscoperto l’artigianalità grazie soprattutto a quelle “medie imprese che presidiano i mercati internazionali”. E se oggi vogliamo immaginare un Made in Italy proiettato all’estero “oggi dobbiamo accettare la sfida che multinazionali come Google, Samsung e Amazon hanno già accettato”, investendo sui mercati digitali e cambiando non solo il nostro modo di produrre ma anche il nostro modo di proporre i prodotti.
Il prof. Zamagni nel proprio intervento ha indicato come nel nostro Paese non siano più sufficienti delle strategie riformiste: “serve una strategia trasformista per far uscire il nostro Paese dalla crisi” . Ormai non basta più mettere una pezza per risolvere il problema nell’immediato ma “è necessario cambiare in blocco il motore della nostra società”. Affinché questo avvenga “servono imprenditori sociali capaci di attivare meccanismi di inclusione economica non solo sociale”.
A conclusione dei lavori della prima parte della mattinata è intervenuto il Sottosegretario Bobba che ha evidenziato come la riforma del Terzo settore e dell’impresa sociale necessiti di nuovi imprenditori sociali per generare vera innovazione, affermando che “la cooperazione sociale non deve aver pura della riforma”. Forte della sua lunga esperienza nel coniugare aspetti economici e sociali, la cooperazione non deve essere intimorita dall’ingresso di soggetti con nature diverse sui propri mercati: “chi non accetterà questa sfida cadrà inevitabilmente ai margini”. Bobba ha quindi assicurato che dopo la conclusione della Riforma Costituzionale anche la Riforma del Terzo settore riprenderà il suo iter, ricordando come si tratti “di una sfida legislativa che ha bisogno di accompagnamento e valutazione”.
Quanto valgono le istituzioni non profit attive sul fronte della vulnerabilità?
Nella seconda parte della mattinata di lavoro Manlio Calzaroni dell’Istat ha presentato un’indagine sull’impatto sociale e territoriale delle istituzioni non profit che erogano servizi a persone vulnerabili. La ricerca, condotta sui dati del Censimento Istat sul Terzo Settore, indica che in Italia sono oltre 50mila le organizzazioni non profit che offrono servizi a persone disagiate erogando annualmente circa 21 milioni di prestazioni. Nel 60% dei casi queste istituzioni si occupano di disabilità e non autosufficienza; nel 30% dei casi di povertà ed esclusione sociale. Il 42,5% dei beneficiari sono persone malate, il 21% persone disabili e non autosufficienti, il 19,5% da poveri e socialmente esclusi.
Le istituzioni non profit che erogano servizi a persone disagiate accentrano il 71,4% dei lavoratori dipendenti e possono contare sul 41,8% delle entrate complessive del settore. Queste istituzioni svolgono la loro attività in settori specifici e in prevalenza nei settori dell’Assistenza sociale e protezione civile (36,1%), della Sanità (10,5%), dello Sviluppo economico e coesione sociale (6,7%) e dell’Istruzione e ricerca (4,0%).
Le istituzioni che erogano servizi a persone con disagio mostrano un orientamento market in misura maggiore rispetto a totale delle istituzioni non profit censite nel 2011 (43,4% a fronte del 30,6%) e contano su entrate maggiori (85,2% a fronte del 69,3%). Inoltre, nel 26,2% dei casi usufruiscono di un finanziamento prevalentemente pubblico a fronte del 13,9% delle istituzioni in totale.
Una Nuova Economia Comunitaria basata sui beni comuni
Il pomeriggio di lavoro è stato aperto dalla sessione intitolata “Dalla Comunanza all’economia dei beni comuni”. Nella prima parte di questo momento Enzo Risso, Direttore di Swg, ha presentato un’indagine realizzata per Legacoop sulla percezione degli Italiani sui temi della comunità e della cooperazione. I dati emersi sono molto interessanti. Secondo il 31% degli intervistati per invertire la situazione che sta vivendo il nostro Paese c’è bisogno di una nuova politica che dia più potere ai cittadini e che incentivi un’economia alternativa, basata su collaborazione (35%) e cooperazione (33%).
Dal sondaggio Swg emerge un’economia del futuro molto sharing. Secondo gli intervistati, questa dovrebbe essere infatti basata su gruppi di acquisto solidali (38,8%), crowdfunding (29%), banche del tempo (27%), car sharing (21%) e altre declinazioni come l’orto urbano, il coworking e lo scambio-casa. Le principali motivazioni che spingerebbero gli italiani ad usare questi servizi sono il risparmio economico (54%), il minor spreco ambientale (50%) e la fiducia generata tra le persone (29%).
Risso ha spiegato che la sharing economy emerge “non solamente come movimento legato alla crisi ma un’alternativa al modello esistente”. Si configura in tal senso una condizione favorevole alla nascita di una NEC, una Nuova Economia Comunitaria, cooperativa e della condivisione: “non si tratta di una teoria economica ma di quello che sta avvenendo nella realtà” e si configura come una visione economica che “contiene i difetti e ricostruisce il senso di una comunità”. Nella seconda parte della sessione Mauro Lusetti, Presidente Legacoop, Sergio Gatti, Direttore Generale Federcasse e Ugo Biggeri, Presidente Banca Etica, hanno discusso delle prospettive dell’economia dei beni comuni alla luce dei dati emersi dal sondaggio SWG.
GdBLab: il piacere dello storytelling
Il pomeriggio è proseguito con GdBLab, il laboratorio di storytelling sull’innovazione sociale dedicato alle iniziative di gestione e rigenerazione di beni comuni. Animato da Flaviano Zandonai, Segretario Generale di Iris Network, il lab si è concentrato sulle testimonianza di Roberto Covolo (Ex Fadda) e Christian Iaione (LabGov, il Laboratorio per la Governance dei beni comuni della Luiss) che hanno raccontato i progetti che li vedono protagonisti.
Covolo ha raccontato del ricchissimo progetto pugliese di Ex Fadda. In un vecchio stabilimento enologico di San Vito dei Normanni, abbandonato ormai da decenni, il Laboratorio Urbano promosso da Bollenti Spiriti sta trasformando questo stabile abbandonato in uno “spazio pubblico per l’aggregazione, la creatività e l’innovazione sociale”. ExFadda è gestito da una cordata di imprese e associazioni locali attive nei campi della comunicazione, della cultura e del sociale e si configura come un “incubatore leggero”.
Iaione ha invece parlato del tema dei Commons. Secondo il docente della Luiss “questo è il secolo in cui il “fare insieme” può diventare ridisegno delle istituzioni pubbliche”. Ci sono esperienze positive sul territorio che mostrano l’esistenza di una nuova forma di economia collaborativa: “sta nascendo una nuova forma di Stato, in cui lo Stato-Istituzione si affianca allo Stato-Comunità" in cui si fanno le cose insieme e le si fanno bene. Iaione ha sottolineto come oggi sia possibile rigenerare le istituzioni solo partire dal cum latino, ovvero da una reale condivisione.
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