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Welfare aziendale

Di seguito, oltre ad alcune informazioni basilari utili a inquadrare il tema, trovate tutti gli articoli pubblicati da Secondo Welfare sul welfare aziendale: approfondimenti, interviste, riflessioni e segnalazioni che aiutano a capire un settore sempre più rilevante per il il sistema sociale italiano.

Che cos’è il welfare aziendale

È quell’insieme di dispositivi in denaro e servizi forniti dalle aziende ai dipendenti come conseguenza del rapporto di lavoro che intercorre fra le prime e i secondi. L’obiettivo del welfare aziendale è accrescere il benessere personale e lavorativo dei dipendenti e dei loro familiari. A questo scopo sono previsti benefit e servizi che vanno a integrare la normale retribuzione economico-monetaria.

Come funziona il welfare aziendale

L’offerta verso i dipendenti può essere il risultato di iniziative assunte unilateralmente dalle aziende (ad esempio attraverso un regolamento interno) o tramite la contrattazione a livello nazionale (CCNL), territoriale (regionale o provinciale), di gruppo o di singola azienda. In alcuni casi le imprese rivolgono la propria attenzione anche ai contesti locali in cui operano, integrandosi con forme di welfare già esistente garantite dal Pubblico, oppure coinvolgendo attivamente gli stakeholder del territorio.

Le agevolazioni per il welfare aziendale

Il welfare aziendale è regolamentato dagli articoli 51 e 100 del TUIR, il Testo Unico delle Imposte sui Redditi. La normativa prevede delle agevolazioni di carattere fiscale e previdenziale per le imprese che fanno welfare. Inoltre, dal 2016 il Legislatore ha introdotto diverse novità rilevanti allo scopo di ampliare le possibilità di intervento delle aziende in questo campo.

Il welfare aziendale, oltre la fiscalità

Il welfare aziendale è tuttavia molto di più di quanto agevolato dalla legge. Nel novero delle prestazioni che possiamo ricondurvi ci sono infatti tutte quelle collegate alla flessibilità organizzativa: smart working, flessibilità oraria in entrata e uscita, job sharing, banca delle ore, telelavoro e congedi parentali integrativi di quelli previsti dalla legge. Inoltre possono essere considerate azioni dedicate al benessere dei collaboratori anche quelle finalizzate a introdurre figure professionali che si occupano dell’analisi dei bisogni, dell’ascolto e dell’orientamento, come il Welfare Manager o l’assistente sociale di fabbrica.

Nel Decreto Sostegni è previsto l'aumento del limite per i cosiddetti fringe benefit di welfare aziendale. Come già accaduto lo scorso anno, le imprese potranno destinare ai propri dipendenti specifici servizi di welfare aziendale per un valore massimo di 516,46 euro, il doppio rispetto ai 258,23 euro previsti dalla normativa, totalmente esenti da tassazioni. Un'opportunità che potrebbe aiutare a rilanciare i consumi, ma su cui serve fare anche qualche riflessione.
Nella mattina di giovedì 27 maggio si svolgerà l'evento promosso dal CSW - Centro Servizi Welfare di Verona dal titolo "Il welfare aziendale a Km0". L'evento vuole approfondire le opportunità che il welfare aziendale può generare per la cooperazione sociale. Tra i relatori ci sarà anche il nostro ricercatore Valentino Santoni, che analizzerà il tema del welfare aziendale territoriale e "a filiera corta".
Le piattaforme digitali nel campo del welfare sono uno strumento sempre più diffuso. Se da una parte riescono a facilitare l'incontro tra domande e offerta, dall'altra rischiano però di eliminare il processo di intermediazione tra beneficiari e servizi sociali. Affiancare questi strumenti digitali con luoghi di informazione fisici potrebbe evitare il processo di disintermediazione tra bisogni e utenti. Ce ne parla Valentino Santoni.
Lo studio legale milanese "La Scala" ha rafforzato il piano di welfare aziendale per i suoi 215 professionisti e il suo staff di oltre 100 persone. La notizia è particolarmente interessante perché richiama l'attenzione sulla possibilità di agevolare la diffusione di misure di welfare occupazionale anche per i liberi professionisti, i lavoratori autonomi e gli "atipici".
Nell'ambito del progetto "Lavoro! Libere tutte", la Provincia di Rimini ha promosso un bando per sostenere economicamente le imprese che vogliono promuovere misure di welfare aziendale. L'obiettivo è quello di incentivare le aziende a favorire la parità di genere, attuare politiche di conciliazione vita-lavoro e per il benessere delle lavoratrici e dei lavoratori.
Proseguono i nostri approfondimenti dedicati al lavoro agile e alle sue modalità di implementazione. In questo articolo proponiamo un'analisi della normativa di riferimento e, in particolare, degli accordi individuali che regolano il rapporto tra azienda e lavoratore "agile". Nozioni utili per promuovere forme di vero smart working anche oltre la pandemia.
Nel 2020 il Legislatore aveva stabilito la possibilità di raddoppiare il limite destinato ai cosiddetti fringe benefit di welfare aziendale, portandolo a 516,46 euro. In questi giorni in Parlamento, nell'ambito del Decreto Ristori, si sta discutendo di aumentare nuovamente tale soglia. Si tratta di una scelta che porta con sé vari benefici, ma che non è esente da rischi su cui occorre riflettere.
Come è cambiato il mercato del welfare aziendale nel 2020? Quali sono state le scelte di imprese e lavoratori? Secondo i dati dell'Osservatorio di Edenred, che riguarda oltre 3.000 aziende e 500.000 addetti, nonostante le difficoltà legate al Covid le imprese italiane hanno confermato i propri investimenti nel welfare integrativo, mentre i lavoratori hanno concentrato il loro "credito welfare" su alcune voci specifiche.
Welfare Index PMI è un'iniziativa che ha lo scopo di stimare la qualità e la diffusione del welfare aziendale all'interno delle piccole e medie imprese italiane attraverso la creazione di un indice sintetico. Da qualche giorno sono aperte le iscrizioni per la partecipazione alla sesta edizione. Le imprese che volessero partecipare potranno farlo gratuitamente, compilando il questionario che si trova nel sito internet del progetto oppure richiedendo un'intervista telefonica.
L'azienda torinese ICCOM ha recentemente realizzato un piano di welfare aziendale per rispondere ai nuovi bisogni dei propri dipendenti emersi a seguito della pandemia. Tra le iniziative ci sono il pagamento di rette scolastiche e baby-sitter, l'assistenza domiciliare agli anziani, il maggiordomo aziendale e attività formative per i dipendenti. Il nuovo piano, realizzato senza ricorrere a un provider esterno, è nato grazie a un lungo percorso di ascolto dei bisogni dei collaboratori.
Il rapporto analizza gli accordi aziendali realizzati nel corso del 2020, fornendo alcuni dati interessanti circa lo sviluppo della contrattazione nell’anno della pandemia e, in particolare, sull’evoluzione di alcuni strumenti strategici come il welfare aziendale e le misure di conciliazione. Su cui tuttavia permane una generale carenza di dati confrontabili.
Secondo il IV Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale se tutte le imprese del settore privato adottassero misure di welfare aziendale si potrebbe generare un valore economico complessivo di circa 53 miliardi di euro. Un obiettivo di certo ambizioso, ma a cui si può guardare con fiducia visto che per l'87% delle organizzazioni considerate dallo studio il welfare integrativo sarà sempre più importante nel prossimo futuro.
Dopo un certo numero di anni all'interno del mondo del lavoro, uomini e donne sono maggiormente predisposti per un bilancio del loro posizionamento in termini di carriera lavorativa e di risultati raggiunti nella vita privata. L'accompagnamento in questa fase, anche per immaginare il futuro dopo la pensione, potrebbe diventare un servizio da inserire nei piani di welfare attraverso il "consulente di carriera".
È disponibile il report di marzo 2021 del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali sull'andamento degli accordi che regolamentano premi di produttività e risultato. Tra i contratti aziendali e territoriali attivi, circa 8.500, il 57% prevede anche misure e interventi di welfare aziendale. Permane però ancora una differenziazione su base geografica, della dimensione aziendale e dei settori economici.
La diffusione del welfare aziendale nel settore pubblico è ancora in una fase embrionale e ben lontana dai livelli del settore privato. Il Patto per l'innovazione del lavoro pubblico e della coesione sociale firmato nei giorni scorsi da Governo e sindacati potrebbe però cambiare questa situazione, permettendo investimenti nel campo della previdenza complementare e nelle premialità legate al welfare anche nella Pubblica Amministrazione.
Come accompagnare la costruzione di un piano per adottare e implementare modalità di lavoro agile? Per iniziare, bisogna adottare tre azioni preliminari volte a evitare arroccamenti pro o contro lo smart working.
Negli ultimi tempi sono sempre di più gli accordi aziendali che prevedono misure per contrastare forme di discriminazione delle donne e sostenere le donne che subiscono atti di violenza. Le aziende possono avere quindi un ruolo nel limitare questo fenomeno. Proprio per questa ragione, dalla collaborazione tra Welfare Come Te e la Onlus WeWorld è nato il progetto "Sostegno Donna".
Il Gruppo Numero Blu Servizi ha avviato un progetto per consolidare le iniziative di smart working e di welfare aziendale destinate ai suoi 1.300 collaboratori. L'intervento, per il quale sono stati stanziati 2,5 milioni di euro, è stato possibile grazie ad un apposito finanziamento di Intesa Sanpaolo disegnato per accompagnare gli sforzi delle imprese nella direzione di una maggiore sostenibilità sotto il profilo ambientale, sociale e di governance.