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In occasione dell’entrata in vigore anche in Italia della Garanzia Giovani Percorsi di secondo welfare lancia uno speciale focus che intende porsi come finestra di osservazione e di riflessione sulle iniziative ad essa connesse. Il principale obiettivo è monitorare lo sviluppo del programma nazionale e le sue molteplici declinazioni regionali e locali, senza perdere di vista le esperienze estere.
La Garanzia Giovani è solo l'ultima di una lunga serie di azioni promosse a livello europeo. Lo sviluppo delle politiche comunitarie orientate all'inserimento dei giovani nel mercato del lavoro non è infatti una novità di questi ultimi anni, né una semplice risposta alla crisi economica scoppiata nel 2008. E' però la prima misura indirizzata espressamente al problema della disoccupazione giovanile
Tra le sfide più impegnative che il nostro Paese è chiamato ad affrontare con maggiore urgenza c’è sicuramente quella del lavoro. Gli ultimi anni sono stati particolarmente duri per il sistema occupazionale italiano, eppure in questa situazione di forte difficoltà nella foschia si iniziano ad intravedere alcuni elementi e strumenti positivi utili ad affrontare le sfide del presente. E’ per questa ragione che abbiamo scelto di lanciare due nuovi focus tematici dedicati a due aspetti che, a nostro avviso, possono risultare particolarmente interessanti: la diffusione del Welfare Contrattuale e lo sviluppo della Garanzia Giovani.
L’Indagine sul risparmio 2013 ha dedicato un approfondimento alle donne. I principali risultati mostrano che esse conoscono il valore del denaro, di quello risparmiato in particolare. Il problema è che per molte, più che per gli uomini, le risorse disponibili non sono sufficienti e la crisi pesa. Eppure solo una minuscola minoranza pensa che le conseguenze di questa situazione siano solo negative.
Il Jobs Act, il piano per il lavoro del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, continua a fare discutere, specialmente su alcuni temi "caldi" come la riforma degli ammortizzatori sociali. Su questo fronte il governo ha accolto e fatto proprio il piano elaborato dal politologo Stefano Sacchi, inserendolo nel DDL delega sul lavoro. Qui la nostra intervista esclusiva.
Il governo Renzi non ama i rimproveri dell’Europa e delle istituzioni internazionali. Recentemente però ne è arrivato uno che non si può ignorare. In una intervista al Corriere, Christine Lagarde, presidente del Fondo Monetario Internazionale, ha ricordato che l’Italia è fra i Paesi che "incoraggiano meno" (un cortese eufemismo) l’occupazione femminile: un cambiamento di rotta darebbe un contributo di primo piano alla ripresa economica. Ma siamo davvero la maglia nera su questo versante? E, soprattutto, perché i nostri governi fanno così poco per colmare il divario che ci separa dagli altri Paesi?
Il Ministero del Lavoro sta mettendo a punto l’implementazione della Youth Guarantee, l’iniziativa europea volta a contrastare la disoccupazione giovanile. Ma quali risultati effettivamente potrà raggiungere nel nostro paese? Il contesto italiano presenta infatti molte criticità, sia relative alle politiche del lavoro che al sistema economico, che rischiano di compromettere l’esito del piano.
Meno restrizioni e regole più snelle per le assunzioni, sostegni più efficaci per i disoccupati, incentivi e servizi per le madri che lavorano: sono queste le linee direttive dei nuovi provvedimenti previsti dal cosiddetto Jobs Act. Tuttavia, almeno tre ostacoli si frappongono al raggiungimento degli obiettivi fissati: dettagli, tempi e costi.
Lo scorso 5 marzo la Commissione Europea ha pubblicato la comunicazione “Taking stock of the Europe 2020 strategy” per fare il punto sullo sviluppo delle azioni che fanno parte del piano strategico a distanza di quattro anni dal suo avvio. Vi raccontiamo a che punto è l'UE e quanto sono lontani gli obiettivi stabiliti.
Creare occupazione per i giovani è uno dei “grandi obiettivi” di questo periodo, e guardare cosa stanno facendo gli altri Paesi può offrire spunti interessanti. In Francia, ad esempio, da due anni sono attivi gli “Emplois Francs” un interessante progetto per creare occupazione per i giovani residenti nelle zone economicamente e socialmente più emarginate.
Ora che Matteo Renzi siede nella stanza dei bottoni, il tempo degli annunci a effetto e dei richiami a Obama è definitivamente scaduto. Cosa c'è nel famoso Jobs Act? Che cosa si propone di fare il nuovo governo in tema di lavoro? A questo punto l'opinione pubblica ha il diritto di sapere: di leggere e valutare proposte concrete, con tanto di costi, tempi, obiettivi misurabili. Nell'impaziente attesa, è opportuno fermare qualche paletto sulle cose minime da fare.
Durante la Conferenza Stato-Regioni del 20 febbraio gli enti regionali e lo Stato centrale hanno raggiunto importanti accordi sul fronte della formazione professionale e delle politiche per il lavoro, varando tra l’altro l’attesa piattaforma online che dovrebbe sostenere lo sviluppo della Garanzia Giovani nelle diverse Regioni del Paese.
Il Presidente Obama ha convinto alcune delle più grandi imprese del Paese a cambiare le proprie modalità di selezione del personale così da evitare discriminazioni nei confronti dei disoccupati di lunga durata, il cui numero resta ancora molto alto nonostante la ripresa, seppure timida, dell’economia statunitense.
Sono numerosi i temi sociali toccati da Barack Obama nel discorso sullo Stato dell’Unione. Il Presidente ha avanzato alcune proposte che stanno già generando grandi aspettative, ma che comportano anche diverse incognite. Obama dovrà infatti fare i conti con i Repubblicani che mantengono ancora la maggioranza della Camera dei rappresentanti.
La crisi è sempre più forte anche nei Paesi europei più avanzati, che contro ogni aspettativa vanno scoprendosi “affamati” e costretti a rimettere in discussione l’efficacia del proprio modello di welfare, ma anche di lavoro. Tra coloro che soffrono la fame, infatti, sono sempre più numerosi i working poor. Ecco cosa succede in Francia, Germania e Regno Unito.
Pochi giorni fa l’Eurostat ha pubblicato nuovi dati relativi alla situazione occupazionale nei 28 Paesi dell’Unione. In base a queste rilevazioni il tasso di disoccupazione nel nostro Paese supererebbe di un punto abbondante la media UE, e già questo basterebbe per non stare tranquilli, ma i dati che fanno veramente tremare i polsi sono quelli relativi alla fascia di popolazione che, pur desiderando di lavorare, non possiede né è in cerca di un impiego.
Sono passati quattro mesi dalla presentazione della proposta del Sostegno per l'inclusione attiva (SIA) elaborata da un gruppo di esperti presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Dello schema di reddito minimo di cui si parlava nel documento originale poco o nulla è rimasto dopo il vaglio della legge di Stabilità. Chiara Saraceno ci parla del SIA, di quel che voleva e poteva essere.
Quali sono i settori economici su cui puntare per guadagnare competitività e al tempo stesso espandere la domanda di lavoro? Dove e come e si possono creare nuovi impieghi? Se Matteo Renzi vuole dire e fare qualcosa di innovativo sul tema del lavoro è anzitutto a queste domande che dovrà dare risposta il Jobs Act.