denatalità

L'Istituto nazionale di statistica ha pubblicato il report sulle dinamiche demografiche 2021. Anche se i numeri risultano in miglioramento rispetto al 2020 fa impressione il continuo calo delle nascite, scese sotto quota 400.000. Ma i numeri dei matrimoni fanno sperare in un miglioramento nella prima parte del 2022.
La popolazione italiana continua a diminuire e questo genera conseguenze su vari fronti, tra cui la sostenibilità del nostro sistema di protezione sociale. Uno sguardo a cosa fanno gli altri Paesi europei.
Pochi giorni fa Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza ha pubblicato le proprie proposte per l’introduzione di un Sistema Nazionale di Assistenza agli anziani. L'obiettivo è impostare una riforma organica del sistema della Long Term Care che l'Italia attende da 20 anni.
Il Rapporto del Cerved evidenzia come la spesa delle famiglie per i servizi di welfare sia cresciuta dell’11% nell’ultimo anno, soprattutto per anziani e non autosufficienti.
La denatalità e l'invecchiamento della popolazione sono i bracci della tenaglia che stringe sempre più forte il nostro Paese. Secondo Sergio Corbello, Presidente di Assoprevidenza, per superare questa situazione è indispensabile un forte impegno del Pubblico, a cui deve però affiancarsi il mondo del welfare pensionistico e assistenziale privato. Solo una collaborazione virtuosa di questo genere può portare a tutele concrete e durature.
Ormai da diversi anni la demografica del nostro Paese va sempre peggio. La pandemia ha determinato nuovi record negativi, sia in termini di nascite che di decessi, e il divario tra nati e morti non è mai stato così ampio. Secondo Alessandro Rosina, docente di Demografia e Statistica sociale, abbiamo però un'ultima possibilità per provare a uscire da una situazione apparentemente irrecuperabile.
La Città Metropolitana di Bologna ha organizzato il convegno "Il contrasto alla povertà dal livello nazionale al locale: sfide per la programmazione" per mettere in evidenza come sia cresciuta la povertà, in che modo il Pubblico si sia mosso per contrastarla e quali siano oggi le principali problematiche per l’accesso ai servizi di inclusione sociale. Vi riportiamo alcune riflessioni degli esperti intervenuti.
Sebbene le statistiche relative all'occupazione e alle ore lavorate evidenzino un maggior impegno degli uomini, di fatto sono le donne ad avere le giornate lavorative più lunghe. Questo perché buona parte del loro lavoro è invisibile, dato per scontato e non retribuito. In questo articolo vi proponiamo una riflessione sui "lavori" delle donne durante la pandemia - a partire dai drammatici dati sull'occupazione diffusi dall'Istat - e sulle opportunità da non perdere grazie al Recovery Plan.
Gli ultimi dati Istat confermano una drammatica tendenza demografica per l'Italia. Nel nostro Paese ci sono infatti sempre meno nascite e un aumento della popolazione anziana. Se viste in prospettiva, tali dinamiche potrebbero avere delle conseguenze molto pesanti per la sostenibilità del nostro welfare state. Ma è ancora possibile "invertire la rotta". Ve ne parliamo in questo approfondimento.
Anche quest'anno abbiamo voluto analizzare la Legge di Bilancio prendendo in considerazione alcuni dei principali ambiti di ricerca di cui si occupa il nostro Laboratorio: contrasto alla povertà, welfare aziendale, sostegno alla famiglia, housing sociale, accoglienza, lavoro e pensioni. Il quadro che emerge non è confortante: pur in presenza di alcune (poche) idee interessanti, le risorse stanziate per rispondere a rischi e bisogni sociali in questi ambiti restano limitate.
La Legge di Bilancio 2020 sul fronte dei bonus alle famiglie conferma la linea degli anni precedenti. I 600 milioni di euro stanziati, salvo qualche piccola novità, verranno utilizzati per rinnovare i vari bonus già esistenti nel 2019 tra cui bonus bebè, mamme domani e quello per l'asilo nido. Sembra dunque che bisognerà aspettare il 2021 per l'introduzione dell'assegno unico che accorperà in un unico contributo tutte le misure frammentate e una tantum attualmente attive.
La direttiva europea sul work-life balance approvata la scorso aprile rappresenta un passo importante nel processo di riforma delle politiche legate alla conciliazione vita-lavoro. Ma qual è l'attuale condizione dei principali Paesi europei su questo fronte? Quali sono le sfide comuni sul tema della work-life balance? Cerchiamo di rispondere a queste domande analizzando i risultati del report "Conciliazione vita lavoro: sviluppo di policy" curato da ANPAL.
Il tema della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro si intreccia fortemente con quello dell'occupazione femminile, della genitorialità e del welfare. Ed è proprio per questo che l'associazione fiorentina Co-Cò ha dato vita a "Spazio Co-Stanza", una struttura di co-working che mette a disposizione servizi flessibili e modulabili, come attività ludico-ricreative per i più piccoli, baby-sitting, ma anche corsi di formazione.
All'interno di questo articolo uscito su "Sette", settimanale del Corriere della Sera, Maurizio Ferrera affronta la questione del crollo della natalità che ormai riguarda tutti i Paesi occidentali. In Europa il tasso di fertilità è infatti da tempo sceso al di sotto della soglia del cosiddetto "ricambio naturale". Continuando su questa strada andremo incontro a una catastrofe demografico-economica, con effetti negativi sui redditi delle famiglie e soprattutto sul welfare.
E' ormai tristemente noto il dato sulla riduzione delle nascite nel nostro Paese arrivato, secondo dati Istat, ad una media di 1,32 figli per donna nel 2018, in continua diminuzione dal 2008. Ci troviamo di fronte ad un apparente e inesorabile destino di spopolamento del nostro territorio, in cui l'allargamento delle schiere di anziani porterà il già precario equilibrio sociale ed economico al collasso. Ma è davvero così o c’è ancora margine per scommettere sul futuro?
Gli ultimi dati Istat, pubblicati nel Rapporto annuale 2019, confermano un drammatico andamento demografico caratterizzato da sempre meno nascite e da un allargamento della popolazione anziana. Se, infatti, da un lato il contributo dei cittadini stranieri alla natalità va riducendosi, dall'altro si rileva da parte delle coppie la tendenza a rinviare e poi rinunciare ad avere figli.