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A partire dal 2010 è progressivamente cresciuta l’attenzione nei confronti del welfare aziendale. Si è trattato di un fenomeno che ha visto una ampia partecipazione dal basso – per impulso di aziende, organizzazioni sindacali, associazioni di categoria, fornitori di servizi e amministrazioni locali, solo per citare alcuni dei principali protagonisti – ma anche risposte dall’alto, in particolare in occasione delle Leggi di Stabilità del 2016 e del 2017, con cui il Governo Renzi ha introdotto una serie di novità in materia di produttività e welfare che hanno saputo mettere in moto nuove energie e alimentare un ulteriore interesse verso questo ambito di intervento.

Questi cambiamenti hanno aperto la strada al consolidamento di una visione più moderna dei piani di welfare, considerati strategicamente rilevanti sia per il management aziendale sia per le rappresentanze sindacali. Aziende e sindacati sono stati chiamati ad ampliare il loro raggio di azione oltre le questioni legate ai rapporti di lavoro, per condividere una nuova responsabilità sociale allargata all’intero nucleo familiare e, di conseguenza, al sistema di servizi del territorio in cui operano. Un allargamento alla comunità locale che presuppone una stretta collaborazione con le amministrazioni pubbliche e con gli altri stakeholder che a vario titolo operano a livello locale, attraverso un modello di secondo welfare che favorisca sussidiarietà e compartecipazione.

Anche le istituzioni pubbliche regionali si sono sentite chiamate in causa e sollecitate a confrontarsi con lo sviluppo e la diffusione del welfare aziendale e contrattuale all’interno dei propri confini e delle proprie competenze. È in questo contesto che la Regione Emilia Romagna ha riconosciuto il welfare aziendale e interaziendale nelle imprese operanti nella regione come una delle aree di intervento privilegiate all’interno della sua attività presente e futura. Così l’Assessorato al Welfare e alle Politiche Abitative ha promosso – in collaborazione con Unioncamere Emilia Romagna – una ricerca sul welfare aziendale nelle aziende emiliano-romagnole, affidata ai ricercatori del Laboratorio Percorsi di secondo welfare

Metogologia e obiettivi della ricerca

La ricerca – curata da Franca Maino e Roberto Rizza – è stata condotta tra ottobre 2015 e dicembre 2016 con l’intento di mappare lo sviluppo dei sistemi di welfare aziendale e dei servizi di conciliazione vita-lavoro all’interno delle aziende che operano in Emilia Romagna, identificando e valorizzando le esperienze più significative.

Sia a livello nazionale sia nel contesto della Regione Emilia Romagna, il fenomeno è stato documentato e studiato soprattutto in riferimento ad alcuni casi emblematici rappresentati da grandi imprese, spesso straniere e multinazionali. La specificità della ricerca di Percorsi di secondo welfare è stata quella di riferirsi al cuore pulsante dell’assetto produttivo regionale (e italiano), cioè quello formato da piccole e medie imprese che costituiscono la maggior parte delle aziende presenti in tutti i settori dell’economia e che occupano la maggior parte dei lavoratori e delle lavoratrici.

L’obiettivo dell’indagine è stato pertanto quello di conoscere e illustrare la diffusione dei piani di welfare tra le aziende medio-piccole e le caratteristiche dell’offerta di prestazioni e benefit, anche al fine di identificare aree innovative di intervento sviluppate grazie all’apporto del mondo imprenditoriale e dei tanti stakeholder che operano sul territorio. La ricerca ha fatto ricorso sia all’analisi qualitativa, attraverso una serie di interviste in profondità a testimoni qualificati (tra cui anche referenti regionali con l’obiettivo di raccogliere informazioni, materiali e dati su quanto promosso e/o attivato dall’Amministrazione regionale e più nello specifico dai singoli Assessorati e servizi), sia all’analisi quantitativa attraverso una survey a un campione rappresentativo di piccole e medie imprese.

I principali risultati

Per utilizzare un campione rappresentativo rispetto al territorio interessato è stato predisposto un campionamento per quote rispetto a tre dimensioni: provincia in cui ha sede l’azienda, classe dimensionale e settore produttivo. Le imprese coinvolte nella ricerca sono state 722. Dall’indagine è emerso che in totale 399 aziende tra quelle campionate (pari al 56,1%) offrono servizi di welfare aziendale ai propri dipendenti, mentre quelle che non hanno nessun tipo di servizio attivo sono 323.

In merito agli interventi più diffusi, la prestazione più comune è la formazione (70,4%), seguita dalla sanità integrativa (62,9%), a grande distanza dai servizi rivolti alla conciliazione vita-lavoro (32,8%) e dalla previdenza complementare (28,7%). Piuttosto bassa appare la percentuale di imprese che offrono misure di sostegno al reddito (21,8%). Sono residuali tutte le altre (wellness e lifestyle, mobilità sostenibile e trasporto, housing e sostegno alle spese abitative).

Infine, riguardo alle dinamiche individuate dalla ricerca, le dimensioni e la struttura dell’azienda sembrano collegate all’offerta di welfare aziendale, che è proporzionalmente più presente al crescere delle dimensioni dell’azienda (69% tra le 71 aziende con più di 49 addetti, +12,9 punti percentuali rispetto alla media) e del fatturato (82,4% tra le 34 aziende che superano i 10 milioni, pari a +25,4 punti percentuali dalla media), nelle aziende che appartengono a un gruppo (+6,4 punti percentuali) e alle multilocalizzate (+12,4 punti percentuali).

Un aspetto che sembra associarsi positivamente alla realizzazione del welfare è la percentuale di donne tra i dipendenti. Tra le aziende che non hanno dipendenti donne, la percentuale di quelle che offrono welfare aziendale è inferiore alla media (-7,3 punti percentuali), mentre tra le aziende che hanno una presenza di donne tra i dipendenti superiore all’80% l’offerta di welfare è nettamente superiore alla media (+13,1 punti percentuali).


Evidenze preziose, utili per allargare lo sguardo

In allegato potete scaricare la versione completa di "Welfare aziendale e conciliazione vita-lavoro in Emilia Romagna". Una ricerca che può essere utile non solo alle realtà che operano nella Regione Emilia Romagna ma a tutti quegli stakeholder che a livello nazionale sono interessati a sviluppare forme di welfare che, partendo dall’azienda, possano fornire contributi significativi ai territori nel proprio insieme.