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In previsione delle ormai imminenti elezioni regionali, i promotori di LombardiaSociale – in collaborazione con il Forum del Terzo Settore della Lombardia – hanno posto ai candidati alla Presidenza della Regione 10 domande sugli snodi decisivi per il futuro del welfare lombardo

In questa pagina abbiamo sintetizzato i temi così come presentati sul sito del progetto. Cliccando sulle domande poste alla fine di ogni sezione è possibile consultare, direttamente sul sito di LombardiaSociale, le risposte di Attilio Fontana (Centrodestra), Giorgio Gori (Centrosinistra), Onorio Rosati (Liberi e Uguali) e Dario Violi (Movimento 5 Stelle). 

LombardiaSociale è un progetto realizzato presso l’Istituto per la Ricerca Sociale (Irs) – ente indipendente che da oltre 40 anni si occupa di consulenza, formazione e ricerca nel campo delle politiche pubbliche – che dal 2004 si occupa di proporre percorsi di analisi del welfare lombardo.

 

Le priorità per il finanziamento del welfare

Dopo un primo iniziale rafforzamento del fondo sociosanitario, tramite la costituzione del cosiddetto “Fondo famiglia”, nel corso di questa legislatura le risorse proprie che la Regione ha investito nel sociale, tenuto anche conto dei programmi del Reddito di Autonomia, si sono complessivamente indebolite. Dopo anni di annunci si è concretizzato il taglio al Fondo sociale regionale. La Regione ha favorito la messa in circolo di varie tipologie di risorse esterne (i fondi nazionali, tornati a crescere, e i fondi comunitari per le misure connesse al Reddito di Autonomia), ma allo stesso tempo, nelle proprie politiche di bilancio, sembra avere rinunciato al ruolo di finanziatore del welfare sociale, privilegiando altri scopi.

Quale tipo di impegno si sente di assumere per il prossimo quinquennio rispetto al budget per il welfare sociale (fondi gestiti dalla dg reddito di autonomia e parte della dg welfare destinati al sociosanitario)?

Le misure di sostegno alla non autosufficienza

I dati del Ministero della Salute stimano che in Lombardia siano presenti non meno di 370.000 anziani non autosufficienti (2013), sostenuti solo in minima parte dai servizi domiciliari, con una prevalenza, invece, di utilizzo di assistenti famigliari, sostenuti quindi dalla spesa privata delle famiglie. La stima è di 150.000 badanti presenti sul territorio e, in termini economici, il 75% delle risorse economiche necessarie al sostegno appartiene alla spesa privata delle famiglie, mentre la dotazione di servizi formalizzati residenziali e domiciliari è lontana dai dati medi europei. Nei prossimi anni il problema è destinato a aumentare. Entro i prossimi dieci anni, ad esempio, gli ultra85enni lombardi saranno 150.000 in più, mentre l’andamento della dotazione di servizi e dei budget collegati è sostanzialmente stabile da diversi anni e i budget economici a disposizione crescono solo in modo limitato e certamente non in proporzione all’aumento della popolazione over 65

Come intende affrontare il problema? Quali formule e approcci si intendono favorire e perseguire prioritariamente?

Gli interventi a favore delle persone con disabilità

In Lombardia è in atto un ampio dibattito circa le derive verso la sanitarizzazione dei servizi socio-sanitari per le persone con disabilità (CDD, RSD in particolare). Quest’area di servizi è cresciuta nel tempo e contemporaneamente si è consolidato anche il sistema della loro regolazione (accreditamento, appropriatezza, controllo e vigilanza) strutturato su un modello sanitario che ha focalizzato l’attenzione su aspetti clinici e di cura della salute trascurando le esigenze di vita e di inclusione sociale della persona con disabilità, che invece rappresentano una parte altrettanto rilevante nella mission di questi servizi. 
Dal suo punto di vista questo aspetto rappresenta un problema? E, se si, come intende affrontarlo?

Le priorità negli interventi per minori e famiglie

Durante l’ultima Legislatura la Regione, nell’area degli interventi rivolti alle famiglie, ha dato continuità a una linea strategica che caratterizza da sempre la Lombardia, secondo cui le risorse sono primariamente assegnate alle famiglie, in forma di voucher e buoni, nella logica di favorire l’accesso ai servizi riducendone i costi per le stesse, o di sostenerne i compiti educativi e di cura attraverso l’erogazione di risorse economiche dirette. In questa direzione sono infatti state erogate le misure del Bonus Famiglia e dei “Nidi Gratis”, misure rivolte a una fascia ampia di popolazione, considerando come principale requisito il possesso di una dichiarazione ISEE inferiore a 20.000 euro. Nella stessa direzione, precedentemente, era stato utilizzato il Piano Nidi, le cui risorse in Lombardia erano state utilizzate con la finalità di ridurre il costo dei servizi per la prima infanzia a carico delle famiglie. 

Il vostro programma prevede di proseguire nella direzione di fornire un sostegno diretto alle famiglie, in forma di voucher o di contributo economico, oppure di sostenere i servizi per minori e famiglie, investendo le risorse nell’ampliamento e/o nella qualificazione dell’offerta attuale?

Gli obiettivi per la presa in carico delle persone fragili

Regione Lombardia, nella Legislatura che si sta concludendo, ha investito molte energie e risorse nella complessa riforma della Presa in carico che, sin qui, prende però in considerazione solo le principali malattie croniche. Le disabilità che ad esse inevitabilmente conseguono, fino alla totale perdita delle autonomie, e le altre forme di fragilità, non sono ancora contemplate dal sistema.

Cosa farà il suo esecutivo sulla riforma della cronicità?

Le scelte per il contrasto alla povertà

Se nella prima parte della X Legislatura la Giunta sembra aver raccolto l’eredità di scelte passate che identificavano come target le marginalità estreme (vedi l’emanazione della L.r. 34/2015 per il diritto al cibo) con la sperimentazione e successiva implementazione del Reddito di Autonomia, la scelta sembra invece essere stata quella di intervenire su un target diverso, non più annoverabile nella categoria della povertà e della marginalità, bensì in quella della vulnerabilità (si veda l’ampliamento del criterio di accesso per i voucher di autonomia da € 10.000 a € 20.000). Allo stesso tempo a livello nazionale, dopo l’esperienza del SIA (Sostegno all’Inclusione Attiva), è stato recentemente introdotto il Reddito di Inclusione (REI), che investe i territori di un significativo lavoro per erogare interventi economici e misure e servizi di sostegno a persone in condizioni di povertà. Nell’esperienza di questi anni relativa all’implementazione del SIA da una parte, e del Reddito di Autonomia regionale dall’altra, i territori hanno più volte sottolineato la mancanza di una funzione di regia del complesso sistema di misure, di sostegno nell’acquisizione di nuove competenze e nella definizione delle modalità organizzative necessarie per espletare efficacemente il mandato. 

Quale è dal suo punto di vista la priorità oggi delle politiche regionali di contrasto alla povertà? L’intervento sulle marginalità estreme, anche in relazione alle misure implementate a livello nazionale, oppure sulla vulnerabilità?

Le direzioni per l’integrazione dei cittadini stranieri

La Lombardia nel 2015 è entrata a far parte, insieme a Sicilia e Lazio, delle tre regioni che rendono disponibile il numero maggiore di posti di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati rispetto a tutte le altre regioni, con persone accolte per la maggior parte in Centri di Accoglienza Straordinaria. Oltre a questi interventi di accoglienza nella nostra regione sono attivi numerosi progetti e interventi – finanziati per lo più dai Fondi dedicati – che operano a favore di una sempre maggiore integrazione della popolazione straniera. Fino a oggi la Regione Lombardia non ha giocato un ruolo significativo né nel favorire un coordinamento e una maggiore strutturazione del sistema di accoglienza regolato dal livello centrale, né nella promozione di politiche e misure volte a sostenere e favorire l’integrazione delle persone straniere.

Come pensa di sviluppare il ruolo della Regione nella promozione dell’integrazione dei migranti in Lombardia?

 

Le priorità per il ruolo del Terzo Settore

In questi anni il ruolo del Terzo Settore è cresciuto ed evoluto, la recente Riforma nazionale del Terzo Settore ne è una conferma, rafforzandone il ruolo oltre che di gestore dei servizi, anche di partner della programmazione. A livello locale negli ultimi anni si sono diffuse esperienze di co-progettazione tra pubblico privato nel sociale che fanno della Lombardia un laboratorio sperimentale a cui altre regioni guardano con interesse. A livello regionale il ruolo del Terzo Settore dal punto di vista programmatorio era stato sancito nella Legge Regionale 3/2008 “Governo della rete degli interventi e dei servizi alla persona in ambito sociale e sociosanitario” oggi abrogata dalla L.R.23/2015, lasciando un vuoto su questo tema.

Quale ruolo si immagina per il terzo settore nella programmazione del welfare sociale nei prossimi anni? e come pensa di contribuire a costruirlo concretamente?


Le prospettive per il rapporto tra ATS e Comuni

Il modello di welfare lombardo si caratterizza a livello territoriale per una netta separazione tra sociosanitario e sociale. Dopo la riforma della L.R.23 questo modello è nei fatti confermato: le AST deputate alla programmazione, regolazione e governo del sistema socio-sanitario, i comuni con titolarità sul sociale. La trasformazione della governance che ne è derivata, con l’ampliamento dei confini di riferimento delle nuove ATS nella maggior parte dei casi a carattere sovra-provinciale, e con la modifica degli organismi di governo relativi (Conferenze e assemblee dei sindaci) riferiti a perimetri più ampi, sembra aver acuito tale separazione. Le Cabine di regia – previste dal legislatore regionale – a cui è specificatamente dedicata una funzione di raccordo tra i due comparti, sono risultate nei fatti piuttosto deboli ed hanno subito in questi anni fasi di stallo generate dall’applicazione della riforma (ridotte le convocazioni, luoghi unicamente informativi…). A fianco di tale indebolimento nell’integrazione tra ATS e Comuni dal punto di vista programmatorio, si registra l’accrescimento del ruolo dei comuni quali esecutori di misure programmate dal livello centrale (B2, voucher per l’autonomia, nidi gratis…).

Quale direzione assumerà il suo esecutivo nella regolazione del rapporto ATS-Comuni?

Le scelte nella regolazione delle rette nei servizi

I livelli delle rette dei servizi di welfare sociale rivolti ad anziani non autosufficienti e persone con disabilità evidenziano un trend crescente negli anni più recenti, e oggi, per accedere ad alcune strutture nella regione, le cifre mediamente richieste agli utenti risultano piuttosto elevate. Nei servizi per gli anziani non autosufficienti, in particolare i servizi residenziali per anziani – cioè le RSA – nei quali il problema si mostra con forza, si dispone di dati piuttosto chiari in proposito (+11% dal 2011 al 2016, 63 Euro la retta media – dati 2016). Nel 2017 la Regione ha stanziato 10 milioni di Euro destinati a ridurre le rette di anziani inseriti in RSA contrattualizzate, misura che ha rappresentato certamente uno sgravio ma non una soluzione al problema complessivo. Al contempo la quota sanitaria, che il SSR versa ai gestori delle Rsa, e che dovrebbe pagare i costi sanitari in quanto all’interno dei LEA, risulta immutata da anni e non adeguata alla piena copertura di tali costi. A tutto ciò si aggiunge l’esigenza di adeguare lo strumento di valutazione SOSIA ai cambi demografici e soprattutto clinici emersi negli ultimi anni.

Il vostro programma prevede interventi per regolare i livelli delle rette nei servizi di welfare sociale lombardo? Se intende intervenire, a che tipo di azioni avete pensato per tutelare gli utenti con minori disponibilita’ economiche da un lato e nei confronti dei gestori dall’altro?
 

 
Siete interessati a conoscere meglio le posizioni dei diversi partiti in vista delle elezioni politiche? Percorsi di secondo welfare ha approfondito i programmi delle principali forze politiche in tema di contrasto alla povertà, politiche per la famiglia e welfare aziendale e contrattazione. Date un’occhiata!