Cosa sono gli smart working places? Quale supporto possono offrire a chi lavora lontano dal proprio ufficio? Che ruolo possono avere all’interno di un contesto urbano e relazionale che sta cambiando alla luce della “nuova normalità” imposta dal Covid-19? Sono alcune delle domande alle quali cerca di dare risposta il Rapporto “Smart workers e smart working places: lavorare oltre l’ufficio”, frutto delle ricerche svolte da Secondo Welfare nell’ambito di “Smart Working Places”.
Avviato nel 2019 dall’Ente Bilaterale Veneto F.V.G. in collaborazione con Innova Srl e grazie al contributo del fondo POR FSE 2014-2020 di Regione Veneto, questo progetto si è posto l’obiettivo di sensibilizzare e coinvolgere gli esercizi pubblici – come bar e caffetterie – sul lavoro agile e sugli spazi in grado di accogliere gli smart worker. Il progetto prevede percorsi di formazione per i titolari e lavoratori dei pubblici esercizi, con supporti nell’ambito della comunicazione e del marketing oltre a delucidazioni sulla normativa legata allo smart working, e la redazione appunto di un Rapporto di ricerca, realizzato da Luca Oliva, Franca Maino e Elena Barazzetta.
Nella sua prima parte il volume, disponibile qui, indaga il fenomeno dello smart working alla luce delle grandi mutazioni in atto rispetto al contesto produttivo – passaggio dal fordismo al post-fordismo – tecnologico – processo di digitalizzazione e relativo impatto nel mondo del lavoro – e sociale relativamente ai cambiamenti socio/demografici e i nuovi bisogni di conciliazione vita e lavoro. Nel primo capitolo, come in molte altre parti del testo, particolare attenzione è posta anche alla pandemia di Covid-19, indicata come fattore di mutamento e riadattamento collettivo, oltre che intersettoriale, che ha richiesto un massivo spostamento verso il lavoro da remoto senza precedenti.
Il Rapporto nel secondo capitolo individua, quindi, gli elementi che caratterizzano questa modalità di lavoro e procede ad una clusterizzazione delle tipologie di lavoratori al fine di comprendere quali gruppi possano essere considerati potenziali smart worker, a prescindere dal quadro legislativo e dalla definizione di lavoratore agile vincolata al dipendete subordinato. A questo si aggiunge una riflessione in relazione alle differenze generazionali presenti nel mercato del lavoro, con l’obiettivo di individuare peculiarità nel rapporto smart working e lavoratori in riferimento all’età e al percorso di vita.
Il terzo capitolo propone un’analisi del quadro normativo e regolativo dello smart working nei principali Stati europei, descrivendo lo stato dell’arte dell’utilizzo di quesa modalità di lavoro nei differenti Paesi presi in esame. Oltre all’aspetto normativo vengono quindi approfonditi elementi legati alle performance digitali e allo sviluppo tecnologico, che durante questo periodo di esposizione al Covid-19 hanno mostrato tutta la loro fragilità. Nella parte conclusiva gi autori si concentrano sul grado di diffusione dello smart working in Italia attraverso l’analisi dei principali dati disponibili.
Il capitolo seguente propone l’analisi dei nuovi luoghi di lavoro – in particolare dei coworking, telecentri e biblioteche – in termini di funzionalità e organizzazione interna. Per mettere in luce le caratteristiche di questi ambienti viene ricostruita l’evoluzione degli uffici da una prospettiva di organizzazione interna e di adattamento al mutevole contesto socio-economico dell’ultimo secolo. Inoltre, particolare attenzione è rivolta all’analisi dell’Activity Based Working, una moderna teoria dell’organizzazione degli spazi che permette di configurare il layout degli uffici in modo funzionale rispetto all’attività da svolgere.
Il quinto capitolo è invece interamente dedicato agli
smart working places. Questi sono intesi principalmente come
esercizi pubblici in grado di mettere a disposizione
spazi condivisi per lavoratori di diverso settore – autonomi e/o dipendenti in grado di
lavorare in smart working. Tramite alcuni casi studio e l’analisi dei dati di
Nibol – una
app che consente di prenotare postazioni di lavoro presso caffetterie, bar e spazi pubblici (
ne abbiamo parlato qui) – sono state rilevate le caratteristiche e le funzioni di questi luoghi, i principali target di riferimento ai quali si rivolgono e le potenzialità future.
Alla luce delle analisi svolte, nella sua ultima parte il Rapporto individua sei dimensioni – tecnologia, sicurezza, benessere ambientale, spazi, senso di comunità, networking e connessioni con il territorio – sulle quali si può investire, rispondendo a specifici requisiti, al fine di tramutare un esercizio pubblico in uno smart working place accogliente e funzionale.