Da settembre 2023, l’Istituto Comprensivo Gabelli di Torino ha abbracciato l’utilizzo di un nuovo strumento tecnologico per le comunicazioni scolastiche. Si chiama LanguageAid e promette di rendere più immediata e fluida l’interazione tra genitori stranieri e collaboratori scolastici.
“LanguageAid nasce in pieno periodo Covid come tentativo di risposta alla sensazione di isolamento che era presente specialmente nelle comunità migranti”, racconta Guido Mandarino, fondatore del progetto e CEO di Algoritmo Associates, la società torinese all’interno della quale è stata concepita l’idea dello strumento. In breve, la piattaforma può effettuare traduzioni in circa 30 lingue diverse e può farlo sia da testo a testo sia da testo a registrazione audio e viceversa.
Inizialmente, LanguageAid si è strutturato per mettere in comunicazione organizzazioni di vario tipo che lavorano con i migranti con mediatori linguistici e traduttori, per la traduzione di lunghi documenti amministrativi o per la comprensione di complessi iter burocratici. La piattaforma in questa forma è stata usata sia in Italia sia all’estero, in luoghi come centri di accoglienza o ospedali.
Mandarino racconta un episodio avvenuto in Turchia, nell’autunno 2022, presso un’organizzazione di volontariato che nella città di Smirne aiuta i migranti in transito per il Paese: “grazie alla nostra piattaforma e all’aiuto di alcuni traduttori volontari, siamo riusciti a capire che una donna migrante aveva bisogno di fare un certificato sanitario. Quando siamo riusciti a capirci, lei è scoppiata in un pianto di gioia”, ricorda.
Nel tempo lo strumento si è evoluto, e oggi uno degli aspetti peculiari è l’analisi dei bisogni delle comunità in cui LanguageAid viene usato, un processo che, spiega Mandarino, prende il nome di “communications with communities” e tiene in considerazione le esigenze di tutti gli attori coinvolti, a cominciare dai migranti. E che ora viene utilizzato in un contesto in cui questo può rivelarsi particolarmente prezioso: la scuola.
Favorire l’inclusione delle famiglie
Le funzionalità di LanguageAid infatti si sono rivelate utili non solo in contesti di accoglienza, ma anche in ambito scolastico. A oggi, sono due gli istituti italiani che nel corso di questo anno scolastico si sono avvicinati all’utilizzo della piattaforma, tra cui appunto il Gabelli di Torino.
Qui, la piattaforma viene usata per supportare il lavoro di back office del personale scolastico nella relazione con le famiglie straniere che non conoscono ancora bene la lingua italiana. Grazie a LanguageAid, si possono tradurre le circolari in modo istantaneo, contattare le famiglie e, nei casi più complessi, tradurre determinate espressioni non con delle parole, ma con delle immagini, simboli o icone per una comprensione ancora più immediata.
Sembrano azioni banali ma, in realtà, possono avere un grande impatto. Lo scenario nazionale evidenzia infatti una crescente sfida nella gestione della diversità culturale nelle scuole italiane. Secondo i dati del Ministero dell’Istruzione e del Merito nell’anno scolastico 2021/2022, il 7,2% delle scuole italiane ha più del 30% di studenti stranieri. A livello nazionale, l’11,2% delle classi alle elementari supera la soglia del 30%, percentuale che scende al 6,2% alle medie e al 3,1% alle superiori.
Alla luce di questi dati, Mandarino sottolinea l’importanza dell’utilizzo di LanguageAid nel contesto scolastico con ricadute positive sia sugli studenti con background migratorio sia sulle loro famiglie. LanguageAid, secondo il suo creatore, potrebbe contribuire a prevenire l’abbandono scolastico tra ragazzi e ragazze che hanno famiglie non italiane, e favorire anche l’inclusione di queste ultime. La piattaforma infatti offre alle famiglie strumenti per sentirsi più coinvolte nella vita scolastica e le incentiva a far partecipare attivamente i figli alle lezioni e alle attività proposte dalla scuola.
“Con LanguageAid, la comunità migrante diventa parte integrante e motore della soluzione [al problema dell’abbandono scolastico]” afferma Mandarino. A suo parere, la comunicazione diventa un’opportunità per acquisire fiducia e per diventare parte attiva del processo educativo. In futuro, infatti, Mandarino dice di voler provare a coinvolgere gli stessi genitori stessi nel ruolo di traduttori, trasformandoli da semplici fruitori dei servizi della piattaforma a protagonisti attivi della comunità scolastica.
I vantaggi per il sistema scuola
I benefici di LanguageAid però non si limitano all’utenza, ma toccano anche il personale della scuola.
Lo sa bene Luca Bollero, dirigente scolastico dell’IC Gabelli, che ha sperimentato l’applicazione all’inizio di quest’anno scolastico per supportare il lavoro del personale ATA, cioè il personale amministrativo, tecnico e ausiliario. “Language Aid ci ha proposto un corso di formazione per collaboratori scolastici e assistenti amministrativi che devono confrontarsi con persone che parlano lingue diverse” , spiega.
Il Gabelli, che si trova nel quartiere torinese di Barriera di Milano, è una realtà unica che fa i conti tutti giorni con queste questioni. Composto da tre scuole dell’infanzia, due primarie e una scuola secondaria di primo grado, accoglie circa 880 alunni di cui solo il 5% è italiano da più generazioni. Il 20% è composto da immigrati di seconda generazione mentre il rimanente 75% comprende gli immigrati di prima generazione: la sua popolazione studentesca rappresenta un ampio spettro di culture e lingue.
Innovazione digitale della didattica e inclusione sociale: i primi esiti del progetto Nova Schol@
In questo contesto multiculturale, quindi, per il personale ATA è stato un passo cruciale imparare a utilizzare Language Aid per garantire una comunicazione efficace con le famiglie. “Maestri e professori – continua Bollero – sono allenati all’accoglienza mentre per il personale ATA non è così scontato: per esempio non è facile capire con che nome chiamare un bambino quando ha cinque nomi sul documento di identità”.
Il personale di segreteria rimane il primo che si interfaccia con le famiglie, che deve capire quali siano i bisogni e che cerca di dare delle risposte. Language Aid può essere uno strumento che facilita questi compiti. “Strumenti come Google Translate non permettono sempre di raggiungere l’obiettivo di una comunicazione strutturata” spiega Bollero. In particolare, sembra particolarmente apprezzata la varietà di funzionalità che la piattaforma può offrire, adattandosi alle esigenze della singola scuola.
Accoglienza, inclusione e fiducia
Uno degli obiettivi dell’utilizzo di Language Aid in ambito scolastico è consentire a un genitore di passare dall’incertezza su una procedura scolastica alla sua piena comprensione. Attraverso la funzione di traduzione delle circolari i genitori possono capire, ad esempio, come accedere al registro elettronico, come prendere appuntamento con i professori per i colloqui oppure come compilare le giustificazioni.
È una questione di praticità, ma anche di inclusione.
Compiendo queste azioni solo all’apparenza semplici, le famiglie acquisiscono fiducia nelle proprie capacità e la consapevolezza di far parte anche loro della comunità scolastica. Non solo. A differenza di altri strumenti digitali, come detto, Language Aid si adatta alle esigenze specifiche delle comunità scolastiche, garantendo che la comunicazione sia efficace e accessibile a tutti. “L’analisi dell’analfabetismo digitale è cruciale in questo contesto” spiega Mandarino, “per questo motivo le soluzioni tecnologiche devono essere intuitive e facili da usare, altrimenti rischiano di essere inefficaci”.
Le sfide, insomma, sono tante. Ad alcune Language Aid già risponde, su altre ci sta lavorando. Ad esempio su quelle della sostenibilità economica. Mandarino spiega che una soluzione commerciale definitiva ancora non c’è, ma che stanno lavorando per “per distinguere servizi gratuiti e a pagamento”. Il potenziale però sembra esserci e, in futuro, Language Aid potrebbe diventare uno strumento digitale innovativo per favorire l’inclusione, il benessere e l’empowerment all’interno delle comunità scolastiche.