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È passato un anno dall’approvazione della legge 112/2016 “Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare”, più nota come la “legge sul dopo di noi”.

La norma prevede due tipi di strumenti per tutelare il benessere delle persone con disabilità quando non ci sarà più la famiglia d’origine, il cosiddetto “dopo di noi” da costruire nel “durante noi”: il primo è un fondo di natura pubblica che supporta percorsi di domiciliarità, cohousing e vita indipendente; il secondo invece comprende sgravi fiscali per chi valorizza risorse private attraverso le polizze assicurative, i fondi fiduciari e i trust. La legge non risolve certo tutte le complesse problematiche legate a questa dimensione, ma offre nuove strade per permettere alle persone con disabilità di fare progetti a lungo termine sulla propria vita.

Tra queste nuove strade troviamo “Trust in Life”, un progetto congiunto tra l’associazione Anffas, il gruppo cooperativo CGM e UBI Banca attraverso la divisione UBI Comunità e la trust company UBI Trustee.


Alle origini di Trust in Life

Trust in Life ha due importanti presupposti. In Italia, secondo rilevazioni e analisi Istat, ci sono 127.000 persone con disabilità grave di età inferiore ai 65 anni che o hanno già perso entrambi i genitori e vivono soli o convivono ancora con genitori o fratelli anziani, quindi potenzialmente beneficiari dei disposti della legge 112/2016. Inoltre, il sistema di welfare italiano, caratterizzato dalla debolezza degli attori pubblici, si sta evolvendo verso una welfare comunitario seguendo logiche di sussidiarietà circolare che coinvolgono Stato, mercato e società civile mobilitando risorse economiche, culturali e competenze.

Roberto Speziale, presidente di Anffas, ha sottolineato che “la legge 112 è importante per le persone con disabilità e per le famiglie, non già perché risolve tout court tutte le complesse problematiche legate al durante e dopo di noi, ma bensì perché traccia “sentieri nuovi” che aprono per tutte le persone con disabilità la possibilità di progettare la propria vita, partendo dal diritto di scegliere dove vivere e con chi vivere.

Letizia Moratti, presidente di UBI Banca, ha messo in luce le ricadute positive della sussidiarietà circolare spiegando che “il progetto presentato oggi è di grande efficacia poiché coniuga le competenze tecniche di una istituzione finanziaria importante come UBI, con l’esperienza e la capacità di dialogo diretto con i potenziali beneficiari apportata da associazioni importanti come Anffas e CGM”.

Stefano Granata, presidente del gruppo cooperativo CGM ha invece spiegato che “Trust in Life va nella linea dello sviluppo che il welfare deve avere nell’immediato futuro in Italia. La normativa sul “dopo di noi” offre questa straordinaria opportunità rispondendo a un bisogno di tante famiglie. Trust in Life può mettere in moto energie per rispondere alle esigenze delle persone con grave disabilità e delle loro famiglie attraverso servizi alla persona sempre più personalizzati e puntuali.


Come funziona Trust in Life

Il progetto Trust in Life nasce dalla sinergia tra attori differenti – un’associazione famigliare, un gruppo cooperativo e una banca – consentendo di unire competenze psicosociali con la capacità di gestione di patrimoni e strumenti finanziari.

Due sono i pilastri del progetto:

1) Il Progetto di Vita, che è un percorso di co-progettazione tra beneficiari, famiglie e operatori, innestato sulle risorse disponibili in un’ottica di efficienza coinvolgendo la comunità e il contesto di riferimento. Questo pilastro è curato da Anffas e CGM che mettono a disposizione strutture, servizi e operatori sia per definire il Progetto sia per realizzarlo. Nel Progetto di Vita si coniugano le necessità di assistenza e l’aspirazione all’autonomia, la tutela dei diritti e il lavoro di comunità;
2) Il trust è un negozio giuridico tipico dei sistemi di common law, ora mutuato anche dal diritto civile italiano, che prevede tre figure:

  1. il disponente o settlor cioè colui che mette a disposizione un bene (immobile, mobile, patrimonio…);
  2. il trustee, colui a cui viene affidato il bene per amministrarlo per un fine specifico in nome del disponente;
  3. il guardiano, colui che deve vigilare sul trustee affinchè effettui le volontà del settlor. In questo caso ovviamente il fine specifico è l’interesse della persona con disabilità e il rispetto di quanto determinato nel Progetto di Vita. La parte relativa al trust è curata da UBI Banca e UBI Trustee.

Trust in Life si attiva in seguito a una segnalazione proveniente dalle reti territoriali dei tre partner che condividono le informazioni e si struttura in tre fasi:

  1. engineering: in questa fase Anffas e CGM insieme alla famiglia e al beneficiario effettuano una valutazione dell’aspettativa di vita, dei bisogni di sostegno e degli strumenti più adeguati per rispondervi. Se vi sono le condizioni per realizzare il trust si avvia il progetto e insieme a UBI Trustee si valutano le risorse finanziarie disponibili alla persona (incluse le pensioni o i sussidi pubblici) e le possibilità di alloggio oltre che ovviamente le caratteristiche del trust e gli altri strumenti finanziari utili;
  2. la seconda fase è a sua volta divisa in un parte di operatività e controllo. Anffas e CGM curano la parte educativa e assistenziale del progetto mentre UBI Trustee segue il trust; congiuntamente vengono monitorati i Livelli Essenziali di Assistenza e tenuti i rapporti con le istituzioni. Il controllo è effettuato dal Consiglio dei Guardiani, composto da rappresentanti dei tre partner e dal legale rappresentante dell’interessato (amministratore di sostegno, tutore o famigliare), monitora il funzionamento del trust collaborando con UBI Trustee:
  3. dismissione: ha inizio alla morte del beneficiario. Il patrimonio residuo ritorna al disponente o viene destinato agli usi da questi previsti.

È opportuno precisare che il progetto prevede certamente la possibilità di attivare il trust “singolo” rivolto quindi esclusivamente ad un solo beneficiario, ma valorizzando le logiche mutualistiche insite nella legge 112/2016, consente anche sviluppi innovativi come il “trust di progetto” che comprende più disponenti e più beneficiari e il “trust di comunità” o “trust multibeneficiario” che coinvolge diversi progetti e molteplici donatori e beneficiari, eventualmente valorizzando il patrimonio residuo di un trust dismesso.


Altri strumenti

Trust in Life non si limita alla costruzione del trust e del Progetto di Vita. Sono infatti previste anche attività di promozione e diffusione del progetto in modo che possa essere raggiunto il più alto numero di possibili beneficiari ed anche un bando che, con risorse messe a disposizione da parte di UBI Banca (derivate dagli introiti della nuova carta di credito Hybrid), andrà a finanziare cinque progetti per il “durante e dopo di noi” promossi da realtà afferenti ad Anffas e CGM.