A Rozzano, comune della città metropolitana di Milano, lo street artist Software Boy ha creato un murales dedicato a Paky, rapper italiano icona per la nuova scuola del rap. La sua storia è legata a queste zone, e la sua musica e le sue parole nascono proprio da qui, dal mondo dei “tetti dei palazzi”, le periferie della città metropolitana, e parlano di un futuro possibile per i giovani creativi.
L’opera è stata dipinta per celebrare la campagna di Adidas e Foot Locker “Chile 20”, una collezione che riprende il modello ideato per la prima volta nel 1962 in occasione della Coppa del Mondo, capace di rappresentare stili e culture differenti e talvolta nascoste.
Il murales verrà convertito in un’opera certificata tramite NFT, ovvero Non-Fungible Tokens. Si tratta di un certificato che identifica in modo univoco e sicuro un prodotto digitale. In pratica, il murales resta sul muro di Rozzano, ma l’opera digitale – o, appunto, opera di Crypto Art – potrà essere venduta all’asta.
Le opere certificate tramite NFT sono a tutti gli effetti dei pezzi unici. Gli NFT fungono infatti da contratti che definiscono la provenienza, autenticità e proprietà del bene digitale (foto, video, ma anche gif, meme, e altro). Questo certificato è legato alla blockchain, un registro digitale condiviso in cui si tracciano le transazioni di dati in un modo da non poter essere alterati. È un sistema sicuro, trasparente e verificabile sempre più diffuso.
Perché questa è una notizia che riguarda il secondo welfare? Perché i due brand che hanno lanciato la campagna hanno deciso di vendere l’opera e donare il ricavato a Action Aid per garantire l’accesso alle nuove tecnologie proprio ai giovani che vivono in situazioni di difficoltà.
Un caso simile è successo quando Vanity Fair a settembre 2021 ha creato la prima copertina in NFT con la startup Valuart. Il ricavato dell’asta in cui è stata venduta l’opera – ovvero 25.000 $ – è stato devoluto a Pangea Onlus.
Si tratta a tutti gli effetti di iniziative in cui il mondo del profit ascolta le necessità sociali e decide di agire concretamente per offrire il proprio sostegno anche attraverso il digitale. Un esempio, tra l’altro, di come il welfare socio-culturale si stia diffondendo più rapidamente della nostra capacità di inquadrarlo e definirlo nelle sue diverse sfaccettature.