In un nostro recente articolo spiegavamo che, come previsto previsto dal c.d. Decreto Semplificazioni (d.l 72/2022, convertito con l. 122/2022), il 1° settembre si è concluso il regime semplificato per il lavoro agile. Questo prevede la possibilità di non sottoscrivere accordi individuali con ciascun lavoratore per l’attivazione dello smart working (così come invece previsto dalla l. 81/2017), facilitando di fatto le procedure. Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali il 26 agosto aveva anche pubblicato un decreto ministeriale che spiega le nuove procedure per le aziende interessate ad avviare questo genere di rapporti lavorativi.
La conversione in legge del cosiddetto Decreto Aiuti bis (d.l.115/2022) da parte del Senato, avvenuta il 20 settembre, ha cambiato nuovamente la situazione. Un emendamento all’articolo 23 ha infatti modificato la scadenza precedentemente prevista, posticipando il ritorno alla normativa pre-Covid dal 1° settembre al 1° gennaio 2023.
Le imprese avranno quindi più tempo per strutturare una propria policy interna per regolamentare questo tema. Dovrà poi essere il prossimo Governo a prendere una decisione definitiva sullo smart working. Da un lato la possibilità è quella di tornare tout court al testo originario della Legge, correndo così il rischio che molte organizzazioni lascino perdere il lavoro agile, mentre, dall’altro, ci sarebbe la possibilità di mantenere la semplificazione andando ad agire sulla norma.