L’azienda, intesa come luogo fisico, è sempre stata pensata come il fulcro per accrescere il benessere dei lavoratori, il cosiddetto wellbeing: la cura degli spazi per renderli più accoglienti, i benefit come l’asilo nido, la messa a disposizione di palestre e luoghi di interazione tra i lavoratori posti all’interno o nelle vicinanze delle sedi aziendali. Con l’emergenza sanitaria, l’introduzione permanente dello smart working potrebbe in parte depotenziare l’impatto di tutti gli investimenti fatti in questa direzione, così come quello dei benefit legati al commuting, quali auto aziendali in uso promiscuo, abbonamenti al trasporto pubblico e navette aziendali.
Come spiegano Aldo Bottini e Diego Paciello in un recente articolo per Il Sole 24 Ore, le aziende potrebbero trovarsi quindi nella necessità di impostare sistemi di welfare più periferici, quasi di prossimità ai propri lavoratori, e a rivedere i budget allocati sui vari benefit.
Pacchetti di welfare personalizzati saranno più adatti ai nuovi bisogni
Aldo Bottini e Diego Paciello, Il Sole 24 Ore, 4 febbraio 2021