Il 26 ottobre a Milano è stato ufficialmente presentato il Life@Work Index, sviluppato da Eudaimon in collaborazione con il Network IEP – Imprese e Persone e con il supporto di Percorsi di secondo welfare. Abbiamo partecipato all’evento di lancio di questo nuovo indice che si propone di misurare i benefici, tangibili e intangibili, sviluppati dal welfare aziendale per imprese, dipendenti e territori. Vi raccontiamo di seguito gli aspetti più interessanti di questo strumento.
I promotori dell’indice
L’indice è stato realizzato da Eudaimon, società italiana leader nella progettazione e gestione di servizi di welfare e benessere destinati ai collaboratori aziendali, in collaborazione con il Network IEP – Imprese e Persone. Quest’ultima è una rete informale di grandi aziende, in cui complessivamente lavorano circa 400.000 persone, che hanno scelto di mettersi insieme per capire e sviluppare il welfare aziendale all’interno e tra le imprese che aderiscono al network. In poche parole, IEP è un laboratorio “aperto” di imprese (qualunque realtà interessata può aderirvi) che opera principalmente su tre fronti: favorire il benchmarking e confronto tra i membri del network; incoraggiare la co-progettazione dei servizi; svolgere azione di lobbying nei confronti delle istituzioni per eliminare gli ostacoli che impediscono lo sviluppo del welfare nelle aziende.
La sfida della misurazione
Chiunque si occupi di welfare aziendale sa quanto sia importante comprenderne i vantaggi reali: un bisogno di “misurazione” molto sentito ma al tempo stesso dal calcolo molto complesso, sia per quanto riguarda i benefici tangibili – come aumento della produttività, riduzione del turnover o risparmio fiscale – sia, soprattutto, per i benefici intangibili – come soddisfazione ed engagement dei collaboratori, brand reputation e innovazione sociale. Per questa ragione IEP ha deciso di sviluppare uno strumento che permetta di ottenere un indice composto da numerosi indicatori che – ed è forse questo l’elemento più interessante – possa essere usato per spiegare alle aziende come potrebbero migliorare i propri interventi. Si tratta quindi di un vero e proprio strumento di lavoro implementabile nelle aziende, già testato su un numero ragguardevole di imprese e dipendenti.
Costruzione dell’indice e campione di riferimento
Life@Work Index misura diverse variabili e dimensioni relative ai programmi di welfare aziendale messi in campo dalle imprese. In particolare tre sono le direttrici di analisi:
− la misurazione del valore erogato per le persone: valore tangibile e intangibile
− la misurazione dei benefici per l’azienda in termini di engagement delle persone, corporate branding e social innovation, in particolare per quel che riguarda l’integrazione con gli stakeholder esterni all’azienda: territorio, pubblica amministrazione, enti locali, etc. (parte di analisi cui ha collaborato il nostro Laboratorio)
− la misurazione dell’investimento aziendale e dell’efficienza economica.
L’indagine si basa su un campione selezionato di 24 imprese, scelto in modo da essere rappresentativo delle aziende italiane che fanno welfare (settori e dimensioni) e dei loro collaboratori (fasce d’età, genere, nucleo familiare, etc.), coinvolgendo complessivamente 12.010 collaboratori.
Per la ricerca sono stati utilizzati due questionari, uno per le aziende e l’altro per i lavoratori – messi a punto attraverso una fase preliminare di interviste e focus group – che riguardano 21 tipologie di soluzioni e servizi di welfare. Attraverso i questionari le persone hanno potuto assegnare un valore ai servizi di welfare e indicare il livello di soddisfazione personale per ciascuno di essi.
I dati raccolti sono stati integrati con i risultati delle indagini di gradimento sui servizi di welfare nelle imprese, sviluppato dall’Osservatorio Eudaimon su oltre 100 aziende.
Alcune evidenze
L’utilizzo del Life@Work Index ha permesso di individuare alcuni elementi particolarmente interessanti. In primo luogo, secondo i dati raccolti, le aziende in media spendono in welfare una somma pari al 2,5% del costo del lavoro.
Le iniziative di welfare generano un beneficio economico medio per il collaboratore pari al 5,2% della sua retribuzione annua: un peso quindi consistente, quantificabile in quasi la metà di una mensilità percepita dal singolo lavoratore.
Molto interessanti sono anche i risultati riguardanti i benefici intangibili. Oltre ai dati relativi al valore assegnato dai collaboratori ai servizi di welfare e il relativo livello di soddisfazione, la ricerca mostra come i collaboratori che godono di forme di welfare aziendale abbiano un atteggiamento molto più positivo nei confronti della propria azienda (engagement), quantificabile in un +47% rispetto ad una situazione in cui i benefit non sono presenti.
Sommando gli indicatori tangibili e intangibili misurati attraverso il Life@Work Index, emerge che il beneficio del welfare aziendale risulta sette volte più grande del mero risparmio economico (determinato, ad esempio, dai benefici fiscali). Il calcolo è frutto di una comparazione tra una simulazione in cui il welfare aziendale è misurato solo in base ai benefici fiscali e una simulazione che tiene conto dei diversi fattori presi in considerazione grazie alle molteplici dimensioni dell’indice.
Dalla ricerca emerge inoltre come – benché la maggior parte delle aziende fatichi ancora su questo fronte – il welfare aziendale possa rappresentare una leva importante per sviluppare il corporate branding delle imprese, sia interno verso i propri collaboratori sia esterno nei confronti degli innumerevoli stakeholder con cui si relazionano.
Riferimenti