C’è la crisi? In molti casi ci pensa l’azienda. E allora saltano fuori fringe benefits (cellulare, tablet e computer) legati alle attività lavorative, oppure la una contrattazione di secondo livello che comincia a prevedere diversi sostegni alle economie familiari: dai buoni pasto alle cure mediche dino ai trasporti. Negli anni in cui lo Stato sociale ha dovuto stringere la cinghia, colpito ai fianchi da una demografia che vede aumentare gli anziani e diminuire il tasso di fertilità, oltre che da una lunga recessione, le grandi imprese si sono attrezzate per offrire servizi aggiuntivi.
Il modello tuttavia non è più quello dell’azienda "materna", ma si fonda su una collaborazione sempre più stretta tra imprese e stakeholder. I vantaggi sono per tutti: per i dipendenti che godono di benefits fuori dalla busta paga, ma anche per le aziende che riescono, grazie alle strategie di welfare, a fare leva su un cuneo fiscale alternativo, offrendo servizi al posto di aumenti salariali, e ot- tenendo in cambio l’alleggerimento della pressione fiscale, il rafforzamento dei legami col territorio e la fidelizzazione dei lavoratori
Su Affari & Finanza Christian Benna affronta il tema del welfare aziendale provando a capire come e quanto il fenomeno si stia diffondendo nel nostro Paese. All’interno dell’articolo ampio spazio è dedicato all’intervista a Giulia Mallone, che ha presentato alcune informazioni e considerazioni sviluppate da Percorsi di secondo welfare nelle proprie ricerche sul tema.
Il welfare aziendale si rinnova e cresce
Christian Benna, Affari & Finanza, 13 aprile 2015
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