Globalizzazione, ristrutturazioni, delocalizzazioni: per anni, abbiamo ritenuto che questi processi sarebbero stati i driver della trasformazione del lavoro nel capitalismo globale. Invece, i posti di lavoro persi negli Stati Uniti nel settore manifatturiero sono da attribuire per due terzi all’incremento della produttività e solo un terzo alla globalizzazione.
I recenti processi di ristrutturazione sarebbero guidati da strategie di “via alta”, dall’accelerazione del processo di"demanualizzazione".
l processo di terziarizzazione e l’innalzamento medio del livello di istruzione stanno infatti determinando l’abbandono delle capacità manuali, anche qualificate, a favore di quelle cognitive. Una trasformazione che presenta ambiguità e contraddizioni: all’aumentare delle qualifiche richieste e possedute dai lavoratori non consegue un riconoscimento in termini di status contrattuale e di migliori condizioni di lavoro.
I miti della globalizzazione e le frasformazioni del lavoro
Dario Di Vico, La 27ªOra, 30 gennaio 2013