A differenza di altri ambiti del sistema di assicurazione sociale, come gli infortuni sul lavoro, la previdenza e la salute, il rischio di disoccupazione in Svezia non è stato tutelato tramite l’introduzione di un sistema di assistenza pubblico. Fermo restando che il lavoratore disoccupato ha diritto a un assegno pubblico, è lo Stato stesso a incoraggiare tutti i cittadini ad aderire a uno dei fondi volontari tramite i quali ottenere, in caso di disoccupazione, un sussidio più generoso e commisurato al proprio ultimo stipendio. I fondi assicurativi contro il rischio di disoccupazione sono divisi per categorie occupazionali e settori produttivi. Gestiti dai sindacati stessi, sono però formalmente indipendenti: l’adesione non avviene automaticamente per gli iscritti al sindacato, ma richiede invece un’iscrizione separata.
I sindacati occupano ancora oggi in Svezia un ruolo centrale per numero di iscritti, circa il 70% dei lavoratori svedesi, e per l’importanza e la varietà dei servizi offerti ai propri membri. Una tradizione che si è consolidata con il passare dei decenni: fin dagli inizi del secolo i sindacati hanno amministrato fondi assicurativi volontari, che hanno però nel tempo dimostrato importanti limiti in termini di copertura dei lavoratori più a rischio e di capacità di erogazione dei sussidi, che hanno a loro volta reso opportuno un intervento pubblico. Negli anni ’20 fu così istituito il sistema “Ghent”, dal nome della cittadina belga che lo adottò per prima nel 1901, che prevede l’erogazione di sussidi pubblici ai sistemi gestiti dai sindacati. Questo modello, diffuso in quegli anni anche in Belgio, Francia, Olanda e nei paesi del Nord Europa, venne sostituito dopo la Seconda Guerra Mondiale da sistemi di assicurazione obbligatoria ovunque tranne che in Svezia e Danimarca.
Il sistema svedese è composto da 31 fondi di natura privata, che devono per legge avere almeno 10.000 iscritti ed essere registrati al National Labour Market Board (Arbetsmarknadsstyrelsen, AMS). Sono formalmente indipendenti dai sindacati, anche se sono associati ad alcuni di questi tanto da coprire le stesse categorie di lavoratori. Il controllo pubblico sul sistema si esercita attraverso l’AMS, che ne stabilisce le regole, e l’Unemployment Insurance Board, IAF, che ne supervisiona il funzionamento. I fondi sono finanziati sia dai contributi pubblici che dai versamenti a carico degli iscritti, e presentano costi di gestione molto diversi tra loro. Queste variazioni nei costi, che dipendono dalla struttura del rischio per le diverse categorie di lavoratori e dal numero degli iscritti, contribuiranno in futuro ad aumentare la competizione tra fondi. Con la separazione formale dei fondi dai sindacati di riferimento, i lavoratori possono rimanere iscritti al proprio sindacato ed optare per un fondo più economico, a patto che abbiano i requisiti occupazionali per aderirvi.
La struttura si completa poi con un sussidio minimo di disoccupazione che copre tutti coloro che sono stati occupati per un periodo di tempo minimo, introdotto con la riforma del 1997 a sostituzione del Kontanta Arbetsmarknadsstöd, KAS, assistenza finanziata con la tassazione generale per l’erogazione di sussidi minimi ai lavoratori non iscritti ad uno dei fondi o che non soddisfacevano i requisiti. Sia il sussidio del 1997 che il precedente KAS sono caratterizzati da condizioni più severe dei fondi privati, sia in termini di generosità delle erogazioni che relativamente al periodo di copertura. Benchè il legame tra i fondi privati e i sindacati rimanga stretto, come dimostrato dal fatto che la maggior parte degli iscritti ai primi sono affiliati anche ai secondi, nel 1998 la separazione formale fra i due è stata evidenziata dalla nascita del fondo indipendente “Alfa” (Alfa-Kassan), la cui caratteristica distintiva rispetto ai fondi di ispirazione sindacale consiste nell’apertura a tutti i lavoratori indipendentemente dal settore di occupazione. Nonostante il numero degli aderenti sia cresciuto considerevolmente negli ultimi anni, rimane comunque una realtà di nicchia rispetto al vasto panorama di iscritti ai fondi privati.
La coalizione di centro-destra che ha vinto le elezioni nel 2006 ha apportato cambiamenti significativi nel tentativo di ridimensionare il ruolo dei fondi assicurativi privati. Condizioni di ammissibilità più restrittive e benefits meno generosi sono stati accompagnati da aumenti rilevanti dei versamenti a carico del dipendente, in passato contenuti grazie al più consistente contributo pubblico. E’ stata aumentata anche la differenza di importi richiesti dai diversi fondi, proporzionata ai tassi di disoccupazione dei diversi settori. Queste misure hanno portato ad un abbassamento del numero degli iscritti del 6% già ad aprile 2007. Nonostante la recente iniziativa legislativa abbia indubbiamente reso l’adesione ad un fondo volontario privato meno conveniente che in passato, il sistema assicurativo svedese rimane caratterizzato da costi ragionevoli in capo al singolo e sussidi generosi in caso di disoccupazione. E’ tuttavia probabile che i lavoratori inizieranno a fare sempre meno la scelta “automatica” di iscriversi al fondo corrispondente alla propria categoria occupazionale, e cercheranno invece di approfittare delle condizioni più favorevoli proposte da alcuni fondi, favorendo così un sistema più competitivo.
Riferimenti:
Clasen, J. and Viebrock, E., Voluntary Unemployment Insurance and Trade Union Membership: Investigating Connections in Denmark and Sweden, in “Journal of Social Policy”, 37, 3, 2008, pp. 433-452.
Sito del Swedish Federation of Unemployment Insurance Funds (SO)
Sweden.se, Unemployment pay
Sweden.se, Trade union services
Sito del Swedish Unemployment Insurance Board (IAF)
How does Swedish unemployment insurance work? The Local, 5 settembre 2008
Sito dell’Alfa Kassan
Social insurance in Sweden Fact Sheet, Ministry of Health and Social Affairs, December 2009
Trade Union Density in International Comparison – Ifo Institut
Per approfondire il "Ghent system":
Vandaele, K., A report from the homeland of the Ghent system: the relationship between unemploy- ment and trade union membership in Belgium, In Transfer: European Review of Labour and Research, 13, 2006, pp.647-657.
Kjellberg, A., The Swedish unemployment insurance – will the Ghent system survive? In Transfer: European Review of Labour and Research, 12, 2006, pp. 87-98.