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L’EIGE, European Institute for Gender Equality, è un organismo autonomo dell’Unione Europea che vuole contribuire a rafforzare e promuovere la parità di genere. Il suo lavoro si concentra sulle politiche UE e sulle politiche nazionali che da esse dipendono.

L’osservatorio dell’EIGE ha pubblicato di recente un documento in cui delinea l’evoluzione della politica e degli approcci giuridici dell’Unione per la parità di genere. Si tratta di una base di certo funzionale a delineare le politiche future.

L’Unione europea e i suoi Stati membri possono essere orgogliosi dei quadri giuridici e politici messi in atto per promuovere l’uguaglianza di genere“, afferma la direttrice dell’EIGE Carlien Scheele.

I principali traguardi raggiunti

I primi passi che hanno guidato l’Unione Europea a costruire un approccio alla parità di genere sono stati dettati da esigenze economiche. Con l’idea di creare un mercato unico europeo, infatti, è stato necessario affrontare il tema della parità salariale.

Dal momento che alcuni settori si basavano prevalentemente su una forza lavoro femminile, infatti, con il Trattato di Roma del 1957 è stata inserita la parità salariale per permettere lo sviluppo dei mercati.

 

A partire dagli anni '90, invece, le misure sono state sempre più frequenti, dettate anche dalla necessità di apportare un cambiamento sociale, colmare forti disuguaglianze e garantire i giusti riconoscimenti. In questo alveo si inseriscono il Trattato di Maastricht, il Trattato di Amsterdam, la Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea e il Trattato di Lisbona.

L'evoluzione delle tutele è quindi uscita dal campo economico e occupazionale per toccare anche quello legislativo, dove l'interpretazione del principio di equo trattamento delle persone è stata via via approfondita.

Nel 2019, con l'arrivo di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione Europea, "l'uguaglianza per tutte le persone e in tutti i sensi" è diventata una delle maggiori priorità, come ha sottolineato la presidente. "Unione della parità" è lo slogan con cui è stata presentata la strategia europea per la parità di genere. Tra le misure, sono stati previsti incentivi per la leadership femminile e per la partecipazione delle donne ai processi decisionali.

La strada ancora da fare

Secondo l'EIGE ci sono ancora quattro aree principali che richiedono una particolare attenzione per lavorare alla parità di genere, che sono:

  • La mancanza di un approccio coerente alla parità di genere in Europa;
  • la preoccupazione per le lacune persistenti riguardo alla protezione, al diritto alla salute e ai diritti riproduttivi e sessuali;
  • la necessità di approfondire in maniera sistematica il tema dell'intersezionalità;
  • il rischio per la parità di genere di fronte a movimenti politici e sociali contro la stessa.

Per quanto riguarda il primo punto, il rapporto sottolinea l'importanza di andare al di là delle uguaglianze de jure affrontando le cause delle manifestazioni delle disuguaglianze di genere, tra cui la violenza contro le donne e le discriminazioni quotidiane. Su interpretazioni giuridiche differenti delle raccomandazioni europee si basano, infatti, modelli e pratiche differenti tra Paesi.

La seconda area di impegno mostra come la cornice legale attualmente si concentra ancora troppo sulla parità nel mondo lavorativo e dell'occupazione. Mancano, invece, i riconoscimenti a livello economico, sociale e culturale, e tale lacuna impedisce una reale garanzia dei diritti umani.

Oltre al fatto che molti diritti non vengono garantiti a tutte le persone, poi, manca del tutto un'analisi intersezionale per la creazione di leggi e politiche, un approccio che comprenda il punto di vista di diverse identità sociali, soprattutto quelle minoritarie e discriminate, come le persone lesbiche, bi, trans, intersessuali e non binarie.

L'ultimo aspetto a cui dedicare attenzione, secondo l'EIGE, è il rischio rappresentato da alcuni movimenti politici e sociali espressamente ostili alla parità di genere. Il decennio presente ha registrato una crescita nei movimenti che combattono contro la questione chiamata "ideologia gender". Si tratta di una teoria basata, però, su un'interpretazione errata del concetto di genere e di parità di genere, che si rivela pericolosa nel momento in cui porta ad un allontanamento da convenzioni internazionali come quella di Istanbul, pietra miliare nella prevenzione alla violenza contro le donne.

 

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