Ogni mese Excursus+ attraverso Il Punto sul PNRR proporre dati, approfondimenti e riflessioni sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, offrendo nello specifico un monitoraggio dei bandi messi a disposizione da Ministeri, Agenzie governative, Regioni e altre Istituzioni, sistematizzate in un’infografica aggiornata. Secondo Welfare – che insieme a Excursus ha lanciato la serie #MementoPNRR – è partner di tale iniziativa perché ritiene che queste analisi siano utili per alimentare il dibattito sui cambiamenti che il PNRR dovrebbe portare nel Paese coinvolgendo territori e comunità, in particolare favorendo lo sviluppo di progetti, strategie ed idee.

È interessante che le nuove elaborazioni di Excursus+ sul mese di settembre siano rese disponibili proprio oggi. L’aspro confronto tra la probabile prossima premier Giorgia Meloni, che accusa il Governo di ritardi nell’attuazione del PNRR, e l’attuale primo ministro Mario Draghi, che invece rivendica il totale rispetto delle scadenze previste dal Piano, può infatti essere letto proprio a partire da una verifica, dati alla mano, su se e come stiamo spendendo le risorse messe a disposizione dall’Europa.

Oltre a permetterci di capire chi abbia ragione, questa analisi ci offre l’opportunità di fissare anche alcuni punti utili a capire come procederà il Piano nel prossimo futuro.

I dati del PNRR di settembre

Secondo l’analisi di Daniele Germiniani, responsabile dell’area progettazione di Excursus+, nello scorso mese non ci sono stati grandi passi in avanti rispetto ad agosto.

Con 13 nuovi bandi a settembre, le previsioni di Excursus+ di un’accelerazione nella pubblicazioni dei bandi del PNRR è stata solo parzialmente corretta. Infatti, “le nuove risorse stanziate faticano ad arrivare alla soglia di 360 milioni euro. Probabilmente i diversi Ministeri attendono il nuovo Governo con le eventuali decisioni che potrà prendere sulla rimodulazione del PNRR“. Ma occorre ricordare che la road map del Piano resta comunque particolarmente stringente: eventuali ritardi nella pubblicazione dei bandi si ripercuoterebbero su tutta la filiera, decisionale e progettuale. 

In questo mese, che possiamo definire di attesa, si è mosso invece con grande dinamismo il Dipartimento per la trasformazione digitale che ha previsto nuovi bandi per la transizione verso una PA digitale, mettendo a disposizione oltre 1,5 miliardi; più di molti Ministeri” continua Germiniani. Inoltre, come già segnalato nei mesi scorsi, continuano le pubblicazioni dei bandi del Programma Garanzia Occupabilità dei Lavoratori da parte delle Regioni. A questi si aggiungono i primi bandi per i percorsi formativi del sistema duale, gestiti direttamente a livello territoriale, che mettono a disposizione oltre 600 milioni per l’empowerment dei giovani.

Attualmente, dunque, risultano attivi 29 bandi alimentati dalle risorse del PNRR mentre altrettanti risultano chiusi, per un totale di 58 bandi pubblicati dall’avvio del Piano. Complessivamente si tratta di poco più di 31 miliardi di euro, il 16,2% dei 191,5 miliardi di euro stanziati dalle istituzioni europee. Per approfondire si può consultare l’infografica di Excursus+ coi dati aggiornati a settembre.

Quindi il PNRR è in ritardo?

Anche alla luce di questi dati possiamo dire che il PNRR è in ritardo? E, quindi, chi ha ragione tra Meloni e Draghi? La risposta non è semplice, ma per essere brevi potremmo dire che hanno ragione tutti e due. Il Piano, infatti, opera su due livelli: la ricezione delle risorse da Bruxelles e la loro successiva distribuzione a livello nazionale attraverso bandi, avvisi e fondi messi a disposizione, come si diceva più sopra, da Ministeri, Dipartimenti, Agenzie e Regioni.

Se guardiamo al rapporto con la UE non si può dire che il Piano sia in ritardo. Le scadenze – le milestone e i target – previste per l’erogazione delle risorse al nostro Paese sono state tutte rispettate, tanto che il 26 settembre è arrivato l’ok di Bruxelles all’erogazione della seconda tranche da 21 miliardi di euro. Il Governo Draghi si sta inoltre spendendo al fine di garantire l’erogazione della terza tranche (19 miliardi) prevista per l’ultimo trimestre del 2022 (1 ottobre-31 dicembre)che sarà effettuata – come spiega Openpolis – al raggiungimento delle 51 scadenze previste per tale periodo. Al momento in cui chiudiamo questo articolo ne sono già state completate 9.

Se invece guardiamo all’effettivo impiego delle risorse messe a disposizione allora il ritardo c’è, come dimostrano anche i dati elaborati da Excursus+. Se non contiamo i 21 miliardi arrivati pochi giorni fa con la seconda tranche, fino al 26 settembre il Governo italiano aveva ricevuto dalla UE 46,9 miliardi di euro, frutto dell’anticipo di 24,9 miliardi di agosto 2021 e della prima tranche da 21 miliardi di aprile 2022. Di questi, come si diceva poco sopra, finora sono stati messi a bando solo 31 miliardi: il 68,9% di quanto a disposizione. Se prendiamo in considerazione anche le risorse della seconda tranche siamo appena al 47%. Come riporta Open PNRR di Openpolis, se consideriamo non solo i bandi ma anche tutte le risorse messe a disposizione con fondi e assegnazioni dirette, ad oggi dovremmo aver impegnato circa il 35% di quanto erogato da Bruxelles, mentre siamo fermi al 24,8%.

Cosa blocca il Piano e come accelerare

La domanda da porsi ora è: come possiamo superare questa situazione e recuperare il ritardo accumulato? Anche in questo caso la risposta non è semplice, ma possiamo partire da due parole chiave per iniziare a riflettere sulla questione: competenze e programmazione.

Come scrivevamo già nei mesi scorsi (qui e qui), il tema delle competenze, specialmente negli enti locali più piccoli, appare fondamentale per riuscire a utilizzare (possibilmente in modo efficace) le risorse del PNRR. Come ci spiega Germinianioggi tanti enti locali non riescono a partecipare ai bandi perché mancano le competenze. Inoltre, anche quando partecipano, faticano a presentare proposte adeguate perché i tempi sono quasi sempre strettissimi, spesso appena 30 giorni“. “In molti Comuni” continua Germiniani “manca il personale adeguato per compilare i documenti e accedere alle risorse perché non esistono più gli uffici di programmazione e progettazione“. Insomma, nella PA mancano persone capaci di seguire le pratiche necessarie. Un piccolo paradosso visto che il PNRR stanzia risorse anche per assumere nuovo personale che possa facilitare l’implementazione del Piano stesso, “ma le risorse previste sono spendibili prevalentemente per assunzioni nei Ministeri e non negli enti locali” spiega Germiniani.

Bisogna certamente trovare una soluzione per reperire queste competenze ed evitare di perdere risorse da qui al 2026 (quello che non spenderemo andrà restituito a Bruxelles, ndr)” aggiunge il responsabile progettazione di Excursus+, intanto però si potrebbe lavorare a una migliore programmazione da parte degli enti preposti a emettere i bandi. “Se i Ministeri mettessero a disposizione piani chiari e trasparenti sulle prossime emissioni di bandi i Comuni potrebbero prepararsi per tempo, guadagnando tempo prezioso che potrebbe essere messo sulla progettazione vera e propria“. Sembra banale, ma ad oggi non si ha idea di quali e quanti saranno i bandi che saranno pubblicati nel prossimo futuro, impedendo agli enti anche una minima organizzazione interna prima della “corsa alla compilazione”.

Iniziare a lavorare su questi due aspetti, uno di medio e l’altro di breve periodo, potrebbe permettere di recuperare un po’ del tempo perso finora e prepararsi a non accumulare ulteriore ritardo nei prossimi mesi. Un elemento importante visto che in questa fase di transizione – peraltro imprevista, vista la caduta del Governo e lo scioglimento anticipato delle Camere – Ministeri e Dipartimenti sembrano essere andati in stand by sul PNRR, lasciando spazio ai battibecchi tra chi guiderà il prossimo Esecutivo e chi guida quello attuale.

 

Memento PNRR

Questo contributo è parte di “MementoPNRR la serie con cui vogliamo capire, al di là dei ragionamenti su risorse, governance e processi, quale idea di Paese vogliamo realizzare grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Foto di copertina: RaiNews