Gli ultimi dati disponibili mostrano che il Servizio di Assistenza Domiciliare (SAD) pur con grandi variabilità regionali per copertura di utenti ultra 65enni e intensità del servizio, è in flessione in tutta Italia. A livello nazionale si è passati da una copertura del 1,6% nel 2005 ad una del 1,3% nel 2012, con un calo dello 0,3% in un valore di per sé già modesto; la spesa media per utente nel 2012 si attesta su 2.090 Euro per utente.
La diminuzione più significativa è avvenuta tra il 2010 e il 2012, quando l’assistenza domiciliare è tornata a livelli addirittura inferiori a quelli del 2003 (1,8%): questo trend negativo, confermato per quasi tutte le Regioni, consegue all’impatto dei tagli governativi avvenuti nel 2011 e 2012 nei fondi per la spesa sociale e per la non autosufficienza. La Lombardia non fa eccezione: nel periodo 2005-2012 la copertura è scesa dal 1,7 a 1,4 (appena superiore al dato nazionale), con una spesa media per utente di Euro 1.919, inferiore a quella nazionale, a riprova di una minor intensità degli interventi erogati.
Le cifre mostrano come il SAD, tranne alcune eccezioni, stia diventando sempre più residuale. Perché questo “mancato decollo” dell’assistenza domiciliare comunale? Sarebbe sbagliato ritenere che la situazione sia da imputare solo alla “crisi infinita” e ai conseguenti tagli di spesa subiti dai Comuni negli ultimi anni: questo è sicuramente un fattore di rilievo, ma non è l’unico. Infatti, già 10-12 anni fa in vari territori emergevano le avvisaglie di una trasformazione e di una crisi del SAD.
Il SAD anziani: un servizio da ripensare?
Rosemarie Tidoli, Lombardia Sociale, 17 marzo 2016