Sul Corriere della Sera Maurizio Ferrera spiega come oggi non esista una vera e propria «cultura» no vax basata su credenze e valori condivisi: le motivazioni di chi non vuole vaccinarsi sono le più disparate e, a volte, sono fra loro incompatibili. Tuttavia il rischio è che proprio su questo tema si inneschi una nuova e turbolenta stagione populista.
Per evitarlo le democrazie liberali hanno pochi strumenti. Il principale è il dialogo, innanzitutto con gli incerti, i timorosi, i disinformati. I protagonisti dovrebbero essere i medici di base e, più in generale, chi opera nelle strutture della sanità territoriale. L’altro canale privilegiato è la scuola, che deve essere capace di aiutare i giovani ad affrontare i temi della sostenibilità, della salute pubblica e, a monte, l’uso corretto dell’enorme massa di informazioni cui hanno accesso.
La capacità dei partiti e della politica di orientare l’opinione pubblica si è oggi molto indebolita rispetto al passato. Per questo, spiega Ferrera, oggi più che mai è importante il contributo della società civile.