In Italia il problema della tossicodipendenza è stato affrontato negli anni a livello sanitario. La riduzione del danno, che consiste in una serie di politiche e servizi per limitare e diminuire le conseguenze date dal consumo di droghe, è sempre stata promossa e nel 2017 è entrata tra i Livelli essenziali di assistenza (Lea) nazionali.
Come racconta Luigi Mastrodonato su L’Essenziale, “in Italia i primi progetti sul tema sono partiti negli anni novanta, con screening delle malattie, distribuzione di siringhe, drug checking (analisi delle droghe) e drop-in (strutture di accoglienza a bassa soglia). L’Italia è stata tra i primi paesi al mondo a rendere il naloxone un farmaco obbligatorio da banco“.
Oggi, però, le cose non vanno molto bene. I servizi proposti sono estremamente frammentati sul territorio nazionale, con grossi buchi al sud. Come racconta il giornalista, molti dei servizi – tra cui la possibilità di reperire il farmaco – non sono effettivamente attivi. E nelle carceri “al di là della terapia di metadone, i servizi di riduzione del danno in Italia non riescono ad arrivare.“