Le Asl italiane hanno una dotazione media di 1.400 euro per ogni assistito ma tra di loro ci sono enormi differenze. C’è chi, come la Asl di Bolzano, per curare ogni singolo assistito ha in «dote» dalla sua regione 2.421 euro e chi, come gli assistiti di Pordenone dell’azienda sanitaria del Friuli occidentale, deve accontentarsi di 661 euro. E questi sbalzi si verificano anche all’interno di una stessa regione. In Sicilia la Asl di Palermo ha a disposizione 988 euro ad assistito, mentre Enna incassa per ogni cittadino 1.681 euro.
È l’altra faccia degli sprechi in sanità, quella fino ad oggi mai indagata.
Una elaborazione della rivista specializzata «About Pharma» su dati della Fiaso, la Federazione di Asl e ospedali, mette in luce gli sprechi evidenziando le mille distorsioni del sistema di finanziamento delle nostre aziende sanitarie pubbliche. Che produce sicuramente più sprechi dei prezzi divergenti delle siringhe perché finisce per ripartire i fondi in base al principio della spesa storica, per cui ti pago per quello che spendi, magari male, e non per quello che fai e per come lo fai.
«Buona parte di questi scarti non trova giustificazione se non nel fatto che si continuano a finanziare le Asl in linea con quanto speso l’anno precedente, senza alcuna aderenza ai reali fabbisogni sanitari del territorio», spiega il professor Federico Spandonaro, economista del Crea sanità-Tor Vergata che ha coordinato lo studio Fiaso. «I numeri – gli fa eco il presidente della federazione della Asl e degli ospedali, Francesco Ripa di Meana – non sono indicatori di iniquità assoluta perché evidentemente ci sono aziende che, con meno, fanno lo stesso di altre più ricche. E il management ha un ruolo importante nell’attutire le differenze e perseguire l’equità». Anche se su quei numeri è probabile finisca per buttare un occhio anche il governo impegnato nell’ennesima spending review.
L’Italia degli sprechi sanitari: Bolzano costa quattro volte Pordenone, La Stampa, 27 aprile 2015