La “digitalizzazione” della sanità è spesso solo di facciata. Le prestazioni eseguite in “tele”, infatti, conservano spesso la stessa macchinosità di quelle eseguita nell’era analogica. Eppure le linee guida per fare bene ci sarebbero, così come le risorse che potrebbero arrivare dal PNRR. Servono però dei percorsi che abbiano il digitale nel DNA; non è semplice, ma neanche impossibile. A dirlo è Sergio Pillon, vicepresidente AiSDeT, associazione italiana della sanità digitale e telemedicina, in un articolo pubblicato sul portale Agenda Digitale.