Negli ultimi giorni, la nuova legge sulla valutazione scolastica approvata definitivamente alla Camera dei deputati ha acceso un ampio dibattito. Tra le misure principali la norma prevede la reintroduzione del voto in condotta per le scuole secondarie di primo grado, l’obbligo di attività di cittadinanza solidale per gli studenti sospesi e ulteriori sanzioni per chi aggredisce il personale scolastico.
Un recente articolo di Rossana Certini su Vita evidenzia come questa legge segni un ritorno a un approccio punitivo, basato su bocciature e sanzioni disciplinari. Italo Fiorin, pedagogista e presidente della Scuola di alta formazione “Educare alla solidarietà” della Lumsa di Roma, critica questo modello, definendolo “non solo inefficace, ma anche dannoso”. Fiorin sostiene che la vera “buona condotta” non dovrebbe limitarsi alla passività o al conformismo, ma promuovere l’azione positiva e responsabile all’interno della comunità scolastica.
Federico Batini, su Domani, analizza invece come la scelta di abbandonare i giudizi descrittivi nella scuola primaria in favore dei voti sintetici sia stata presa senza considerare le ricerche degli ultimi tre anni. La legge ha infatti escluso sia il mondo accademico sia quello scolastico dal processo decisionale. Gli studi universitari hanno dimostrato che, dove i giudizi descrittivi sono stati impiegati per migliorare la didattica, la comunicazione tra scuole, famiglie e studenti è migliorata. Al contrario, nei contesti in cui il passaggio è stato solo formale, i risultati sono stati scarsi.
A questo proposito, il nostro Laboratorio ha esplorato approfonditamente il tema della valutazione educativa e al suo impatto sul benessere degli studenti. Nello specifico in tre distinti articoli abbiamo spiegato in dettaglio cosa si intenda per valutazione educativa, approfondendo il tema con un’intervista a Cristiano Corsini, uno dei principali esperti in materia. Inoltre, attraverso le testimonianze di insegnanti e membri del Coordinamento sulla Valutazione Educativa di Roma, abbiamo raccontato le storie di studenti e studentesse che, da alcuni anni, non vedono più numeri sul registro elettronico, ma descrizioni dettagliate del loro apprendimento.