Il 20 giugno il Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza – la coalizione di scopo che raggruppa 48 organizzazioni della società civile coinvolte nell’assistenza e nella tutela degli anziani non autosufficienti – ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio Mario Draghi, al Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Andrea Orlando e al Ministro della Salute Roberto Speranza.
La missiva sottolinea la necessità di una riforma che garantisca un “un sistema organico di assistenza agli anziani non autosufficienti”, così come previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Si tratta, come richiama la lettera, “di un atto atteso da trent’anni e che, nel frattempo, è stato compiuto in tutti i Paesi europei simili al nostro. Ovunque questa riforma ha modificato in profondità il settore, rafforzandolo notevolmente”.
È quindi giunto il momento di indirizzarsi verso una riforma strutturale che introduca un Sistema Nazionale Anziani anche in Italia, come proposto nel marzo scorso dal Patto, a cui aderisce anche Percorsi di secondo welfare.
L’appello a Draghi,Orlando e Speranza
Negli scorsi mesi il profilo della riforma del sistema della non autosufficienza ha cominciato a delinearsi. Lo si deve alle indicazioni della Legge di Bilancio per il 2022 (art. 1, comma 158 e seguenti) e all’incremento di fondi lì previsto, al testo prodotto dal “Gruppo di lavoro su interventi sociali e politiche per la non autosufficienza” presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e guidato da Livia Turco e all’attività del “Comitato di Coordinamento sulle politiche in materia di assistenza sanitaria e socio-sanitaria alla popolazione anziana” presso la Presidenza del Consiglio presieduto da Mons. Vincenzo Paglia.
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Ora si avvicina un passaggio decisivo atteso per le prossime settimane: la presentazione al Parlamento del Disegno di Legge Delega della riforma da parte del Governo. Per questo la lettera a Draghi, Orlando e Speranza richiama l’attenzione delle istituzioni sui contenuti che, negli scorsi mesi, sono stati elaborati dalle organizzazioni del Patto per l’introduzione del “Sistema Nazionale Assistenza Anziani”.
Vista questa importante scadenza, la coalizione ha voluto pertanto portare all’attenzione della politica e del dibattito pubblico le idee contenute nella proposta di riforma della non autosufficienza, sottolineandone i punti principali.
10 motivi per introdurre il Sistema Nazionale Assistenza Anziani
La lettera in questo senso indica dieci motivi per introdurre il Sistema Nazionale Assistenza Anziani, che riprendono sinteticamente i contenuti presentati a marzo 2022 nella Proposta di riforma organica del Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza. L’obiettivo, in breve, è rafforzare il sistema di tutela pubblica della non autosufficienza, incentivando maggiore unitarietà, coerenza, copertura e sostenibilità dei servizi di assistenza continuativa agli anziani.
1. La nascita di un nuovo settore dello Stato sociale
Si vuole introdurre il Sistema Nazionale Assistenza Anziani (SNA), che comprende tutte le misure di responsabilità pubblica – sociali e sanitarie – per l’assistenza agli anziani non autosufficienti. Come già avvenuto nelle altre riforme europee, la non autosufficienza diventa così un ambito autonomo del welfare. Dar vita allo SNA rappresenta quindi un passaggio storico: che riconosce la specificità degli interventi forniti e attribuisce al settore, sinora trascurato, la necessaria legittimazione istituzionale e politica.
2. Dalla frammentazione a un solo sistema
Lo SNA supera l’attuale frammentazione degli interventi per costruire un unico sistema integrato della non autosufficienza. Un simile cambiamento modifica tanto le relazioni tra le filiere pubbliche delle politiche sanitarie e delle politiche sociali, quanto quelle tra loro e le realtà del privato e del terzo settore. L’utilizzo di tutte le risorse disponibili viene definito e programmato congiuntamente dai diversi soggetti coinvolti, a livello statale, regionale e locale. Nei territori, le diverse risposte sono fornite insieme, nel contesto di progetti assistenziali integrati.
3. La tutela pubblica della non autosufficienza
La tutela della non autosufficienza va riconosciuta quale responsabilità pubblica. Di conseguenza, lo SNA si fonda su un finanziamento pubblico atto a garantire il diritto all’assistenza. Alla definizione del principio devono seguire azioni coerenti: si prevede, dunque, un incremento delle risorse dedicate in grado di assicurare adeguati livelli essenziali sanitari (LEA) e sociali (LEPS) per la non autosufficienza. Tali livelli sono da definire, in coerenza con la nuova logica, in modo contestuale e unitario.
4. Servizi riconoscibili e facili da raggiungere
La riforma vuole superare gli ostacoli che rendono spesso difficile, per familiari e anziani, stabilire il primo contatto con i servizi pubblici. Lo fa puntando sul Punto Unico di Accesso, presso la Casa della Comunità, quale luogo fisico di facile individuazione che offre informazioni sugli interventi disponibili, orientamento su come riceverli e supporto nelle pratiche amministrative.
5. Accedere al Sistema con una sola valutazione
S’intende semplificare l’attuale pletora di valutazioni delle condizioni degli anziani, troppe e non connesse tra loro. L’accesso allo SNA è determinato dalla sola Valutazione Nazionale di Base (VNB), che assorbe le diverse valutazioni nazionali esistenti e definisce la possibilità di ricevere le prestazioni statali. Alla VNB è collegata la successiva valutazione multidimensionale territoriale, di competenza di Regioni e Comuni, per ottenere le prestazioni di loro responsabilità: svolta la prima, gli anziani sono indirizzati alla seconda, che parte dalle informazioni raccolte in precedenza.
6. La nuova domiciliarità: unitaria, appropriata e continua
La permanenza a casa degli anziani non autosufficienti rappresenta la priorità dello SNA. In questa prospettiva, si prevedono tre mosse per superare le attuali criticità dei servizi domiciliari. Primo, assicurare risposte unitarie da parte di Comuni e Asl. Secondo, offrire un appropriato mix di prestazioni medico-infermieristico-riabilitative, di aiuto all’anziano nelle attività fondamentali della vita quotidiana e di affiancamento a familiari e badanti. Terzo, garantire l’assistenza per il tempo effettivamente necessario, stabilendone la durata in base ai bisogni di anziani e familiari.
7. La residenzialità del futuro
Per poter assistere in modo appropriato gli anziani che non è possibile seguire a domicilio, i servizi residenziali richiedono un’azione di aggiornamento sostanziale. Si vuole garantire la dotazione di personale necessaria – per numerosità e competenze – a rispondere opportunamente ai diversi bisogni. S’intende assicurare la qualità degli ambienti di vita, privilegiando modelli costruttivi e organizzativi amichevoli, domestici e familiari, la tutela dei diritti e della privacy. Si prevede l’integrazione delle residenze con le comunità locali e con l’intera filiera dei servizi del territorio.
8. L’accompagnamento rimane per tutti, diventando più equo e appropriato
L’obiettivo primario dello SNA è la costruzione di un sistema di servizi integrato e omogeneo su tutto il territorio nazionale. La riforma dell’indennità di accompagnamento, tramutata nella prestazione universale per la non autosufficienza, si inscrive a pieno titolo in questa prospettiva. La prestazione conferma l’universalismo, mantenendo la possibilità di riceverla esclusivamente in base al bisogno di assistenza. Incrementa l’equità, graduando l’ammontare in modo che aumenti al crescere del bisogno. Migliora l’appropriatezza, prevedendo la scelta tra il semplice contributo economico o la possibilità di ricevere servizi alla persona, incentivando questi ultimi.
9. Una riforma costruita pensando alle famiglie
Il sostegno ai familiari che si prendono cura degli anziani non può restare una questione settoriale ma deve rappresentare un obiettivo che attraversa l’intera architettura dello SNA. I nuovi interventi sono stati disegnati in tale ottica; ne è un esempio la previsione di un’assistenza a domicilio che garantisca un appropriato pacchetto di prestazioni e una durata adeguata. Nondimeno, si prevedono specifiche misure rivolte ai familiari quali supporto psicologico, forme di conciliazione tra impegni di cura e di lavoro, tutele previdenziali e altre misure, definite sulla base delle diverse esigenze.
10. Assistenti familiari non più ai margini
La riforma deve collocare la figura delle assistenti familiari (“badanti”) all’interno dello SNA. Da un lato, prevedendo incentivi economici per lo svolgimento della loro attività in modo regolare. Dall’altro, mettendo a punto un profilo professionale nazionale che precisi l’insieme di competenze necessarie e il relativo iter formativo. L’obiettivo è un lavoro di cura di qualità, sia per chi lo compie sia per chi lo riceve.
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