Gli stereotipi di genere sono ancora presenti nelle nostre società. Sono preconcetti che, se applicati, limitano ad esempio le scelte professionali, agendo a sfavore dell’equilibrio tra vita privata e lavorativa o aumentando il divario nelle posizioni decisionali tra uomini e donne. Conoscerli e analizzarli è necessario per individuare le radici culturali, storiche, economiche e sociali che impediscono una piena parità tra uomini e donne. Solo così si potrà favorire una cultura della parità per costruire azioni politiche necessarie a contrastare gli stereotipi nelle loro diverse dimensioni.
Le radici degli stereotipi secondo Forum DD
Il Forum Disuguaglianze e Diversità (Forum DD) ha organizzato l’evento “Alle radici delle disuguaglianze di genere: il ruolo degli stereotipi nelle transizioni”, a cui ha contribuito anche Secondo Welfare, durante il Festival dello Sviluppo Sostenibile di ASviS. L’obiettivo dell’incontro era affrontare il tema e capire la relazione che gli stereotipi di genere hanno, in particolare, con le transizioni digitali ed ecologiche. Riportiamo di seguito le principali considerazione emerse nel confronto.
Genere e educazione
Secondo le indicazioni della Convenzione di Istanbul del 2011 sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne, la formazione di bambine e bambini è fondamentale e deve seguire le corrette pratiche di educazione all’affettività. L’educazione gioca infatti un ruolo strategico nel contrastare gli stereotipi di genere, ed è necessario propone l’adozione di percorsi formativi che stimolino nelle bambine e nei bambini la riflessione sulla parità di genere, il rispetto e l’accoglienza. È importante prestare attenzione al linguaggio e alla rappresentazione dei generi nei libri di testo, promuovere la formazione del corpo docente e monitorare l’adozione di materiali di studio che rispettino le indicazioni per la parità di genere.
Dati, algoritmi e digitalizzazione
Anche il mondo della rete e dell’intelligenza artificiale rischia di perpetuare e amplificare gli stereotipi di genere presenti nella società. Gli algoritmi su cui sono costruite le piattaforme si basano sui dati. Vista la mancanza di dati disaggregati per genere e altre caratteristiche legate alle condizioni di marginalità, gli algoritmi stessi possono riproporre stereotipi e bias, ad esempio nei processi di reclutamento, nel fornire diagnosi mediche o informazioni nei motori di ricerca. Secondo il Forum DD, è importante sensibilizzare l’utenza a partire dalle persone che sviluppano gli algoritmi. La trasparenza, i controlli e la diversificazione dei gruppi di lavoro possono contribuire a arginare gli stereotipi di genere nei processi di digitalizzazione.
Impatto ambientale
Le disuguaglianze di genere si manifestano anche nell’impatto dei cambiamenti climatici. Le donne rappresentano, infatti, la maggioranza delle persone povere nel mondo (1,3 miliardi di persone) e sono più esposte a fenomeni come scarsità di acqua, impoverimento delle terre, inquinamento e fenomeni climatici estremi. Negli interventi del convegno è emersa la necessità di adottare un approccio sistemico che tenga conto di questo fatto, anzitutto sul fronte dei dati, da raccogliere e leggere tenendo conto della chiave di genere in tutte le politiche ambientali, come previsto dal Gender Action Plan della COP.
Stereotipi nell’età anziana: il contributo di Secondo Welfare
Durante l’evento si è svolto anche il panel “Gli stereotipi di genere nel terzo tempo della vita” coordinato da Chiara Agostini, ricercatrice di Percorsi di secondo welfare, a cui hanno partecipato Lidia Ravera, scrittrice e giornalista, Cristiano Gori, coordinatore Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza, e Chiara Saraceno, Collegio Carlo Alberto ed esperta ASviS.
Nel corso del panel è emerso come le donne siano responsabili della maggior parte dell’assistenza familiare alle persone anziane e siano anche la maggioranza tra gli ospiti e gli operatori delle RSA (ne abbiamo parlato qui). Inoltre, anche nell’età anziana gli stereotipi di genere tendono a protrarsi (come abbiamo raccontato qui) ed è quindi necessario mettere in campo serie politiche di contrasto a fenomeni discriminatori in questa fase della vita, spesso non adeguatamente considerati.
Durante il dibattito si è parlato anche del Patto per un Nuovo Welfare sulla non-autosufficienza, sostenuto sia da Forum DD che da Secondo Welfare, e della riforma del settore. Questa mira a garantire servizi di assistenza adeguati per le persone anziane non autosufficienti e a fornire supporto alle loro famiglie. L’obiettivo è offrire un sostegno personalizzato ed efficace a coloro che affrontano difficoltà e ridurre il carico di cura, in particolare sulle donne.