Quest’anno, per la prima volta nella storia, vivranno nel nostro Paese più signore di 86 anni che bambine di meno di 1. Il numero di donne in età fertile si assottiglia negli anni, il numero di figli nati per ciascuna madre continua a calare, mettendo il Paese in una situazione demografica preoccupante.
I dati dell’Istat indicano che nei prossimi vent’anni la popolazione in età da lavoro calerà di 6,8 milioni persone, con un aumento della popolazione in età di pensione pari a 6,6 milioni di cittadini. Siamo a punto critico, dove peraltro in pochissimi sono disposti farsi carico dei costi necessari per cambiare la traiettoria del Paese.
In sintesi: l’Italia non è un Paese per giovani e, osservando questi dati, probabilmente non lo sarà mai. Come spiega Federico Fubini sul Corriere della Sera, ci troviamo infatti in una situazione in cui non si ha la volontà politica di fare dell’Italia un Paese che guardi al futuro e punti quindi sui giovani. L’approccio aperto alle migrazioni di due decenni fa oggi sembra un’eresia, lo spostamento verso il welfare familiare è un miraggio e i giovani se ne vanno all’estero anche dalle più ricche provincie italiane per avere lo spazio e il potere che in Italia non ricevono da nessuno.