Secondo le stime presentate dall’Istat durante un’audizione sul Piano Strutturale di Bilancio alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, l’Italia si troverà a dover affrontare uno squilibrio crescente tra nuove e vecchie generazioni, con impatti significativi sulle politiche sociali. Come riporta un recente articolo del Corriere della Sera, questo squilibrio “appare guidato più dall’attuale articolazione per età della popolazione che dai cambiamenti demografici ipotizzati (evoluzione di fecondità, mortalità e dinamiche migratorie)” secondo il presidente dell’Istat Francesco Maria Chelli.
I dati indicano che, entro il 2051, la percentuale di persone di 65 anni e oltre aumenterà, passando dal 24,4% del 2023 al 34,5%. Allo stesso tempo, il numero di nascite continua a calare, con una tendenza negativa che si conferma anche nel 2024. Questo comporterà un aumento delle famiglie composte da persone anziane che vivono sole e una riduzione del numero medio di componenti per famiglia.
Inoltre, il Corriere ricorda che il rapporto tra persone in età lavorativa (15-64 anni) e non attive è destinato a diminuire, con conseguenze importanti per il mercato del lavoro e il sistema di welfare. Proprio per questo l’età pensionabile potrebbe aumentare progressivamente, raggiungendo i 69 anni e 6 mesi nel 2051.
In pensione a 70 anni, le stime Istat per il 2051: «Più morti che nati e sempre meno figli»
Redazione Economia, Corriere della Sera, 8 ottobre 2024
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