In Italia ci sono 3 milioni di Neet. È l’acronimo di Not in Employment, Education or Training e si riferisce ai giovani che non studiano, non lavorano e non si formano. Sotto questo termine “ombrello” ci sono almeno tre categorie: disoccupati in cerca di lavoro, soggetti disponibili al lavoro ma che non lo stanno cercando attivamente o che lo stanno cercando ma non sarebbero subito disponibili ad accettarlo e infine coloro che non hanno un lavoro e non lo stanno cercando. Categorie che hanno palesemente hanno esigenze diverse.
A fare il punto sui problemi definitori legati ai Neet è stato l’Osservatorio Look4ward di Intesa Sanpaolo, che ha stilato un documento dove individua 5 tipologie di Neet in Italia: i giovani dell’abbandono scolastico, le giovani mamme, le ventenni con lavori saltuari, la “Generazione Covid” e i giovani le cui competenze non corrispondono a quanto cercato dal mercato del lavoro.
Quello dei Neet, spiega Sabina Pignataro su Vita, è ormai un fenomeno noto ed è specchio del divario sociale e della sempre più ricorrente mancanza di supporti che possano arginare la deriva giovanile verso la sfiducia e l’isolamento. Ma bisogna capirlo a fondo per intervenire efficacemente.