Gli incentivi alle assunzioni a tempo indeterminato (contratto a tutele crescenti), che il governo dovrebbe varare con la legge di Bilancio per il 2018, non riguarderanno tutte le assunzioni come il superbonus del 2015, ma solo quelle dei giovani e saranno molto più bassi. L’esecutivo sta ragionando su dove fissare il tetto d’età: se a 29 o 32 anni. L’andamento del mercato del lavoro negli ultimi 14 anni sembra però indicare che è soprattutto la fascia tra 25 e 34 anni che andrebbe sostenuta.
Analizzando le serie storiche fornite dall’Istat, se si consiedera l’occupazione per fascia d’età, è vero che quella tra 15 e 24 anni ha visto un forte calo degli occupati (oggi circa mezzo milione in meno rispetto a prima del 2007) e un’impennata della disoccupazione (dal 25 al 35% circa), ma in questo gruppo per la maggior parte sono studenti. Più grave la situazione nella fascia successiva, quella tra 25 e 34 anni, composta quasi interamente da individui che hanno smesso di studiare e si affacciano sul mercato del lavoro. Qui i dati sono impressionanti: nel 2004 gli occupati erano 6 milioni, per un tasso di occupazione di oltre il 70%. Oggi in questa fascia d’età gli occupati sono 4 milioni, il tasso di occupazione è sceso di 10 punti percentuali e quello di disoccupazione è salito al 17,4%.
In questo senso il governo sta studiando un taglio permanente di 4 punti dei contributi (due a favore dell’impresa e due del lavoratore) che scatterebbe una volta esaurito il nuovo bonus assunzioni, cioè fra due-tre anni. Misura che potrebbe essere finanziata con il maggior gettito che deriverà dall’introduzione della fatturazione elettronica tra imprese private, che dovrebbe andare a regime dal 2019.
Lavoro, ecco chi ha pagato il conto più salato della crisi
Enrico Marro, Il Corriere, 28 agosto 2017