Fondazione Lottomatica e Percorsi di secondo welfare hanno avviato una collaborazione sul tema della sostenibilità. Il nostro Laboratorio accompagnerà la Fondazione nella definizione di un’agenda programmatica che tenga conto dei temi della sostenibilità. Accanto alle attività più strettamente di ricerca, proporremo anche alcuni approfondimenti tematici che saranno pubblicati sul sito della Fondazione. Questo articolo è parte di una serie di articoli che stiamo scrivendo sui vari aspetti della sostenibilità sociale e ambientale; è stato pubblicato originariamente sul sito della Fondazione Lottomatica. |
Le competenze digitali sono essenziali per lo sviluppo d’impresa e, di conseguenza, per l’economia italiana nel suo complesso. Per questo motivo da anni l’Europa invita i Paesi membri a investire in questo ambito. Nel 2021 la Commissione Europea ha approvato una strategia che ha individuato alcuni obiettivi digitali da realizzare entro il 2030, inaugurando il “Decennio digitale europeo”. Quanto sarà difficile raggiungere questi obiettivi? Gli italiani e le italiane hanno buone e diffuse competenze digitali? E cosa ne pensano le aziende?
Cosa dicono i dati: Stati e regioni a confronto
Accanto alla promozione di strategie e iniziative per la digitalizzazione, l’Europa svolge una fondamentale funzione di raccolta dati. Per quanto riguarda le competenze digitali, secondo la rilevazione del 2021, l’Italia era al quart’ultimo posto in Europa. Poco meno di metà della popolazione ha le competenze di base, un risultato ancora molto distante dall’obiettivo europeo di arrivare al 70% entro il 2025 (v. grafico 1).
Questa rilevazione riguarda la popolazione compresa tra i 16 e i 74 anni. Le competenze digitali complessive si riferiscono a cinque aree: informatica e alfabetizzazione sui dati; comunicazione e collaborazione; creazione di contenuti digitali; conoscenza sulla sicurezza; risoluzione dei problemi.
In Italia dal 2021 anche l’Istat si è adeguata a questa categorizzazione, ridefinendo i suoi indicatori statistici in questo ambito. Secondo il Rapporto BES 2022, pubblicato da Istat nel 2023, in Italia il 45,7% delle persone di 16-74 anni ha competenze digitali almeno di base, a fronte di una media Ue-27 pari al 53,9%. Il dato medio ha, però, una grande variabilità (v. grafico 2).
Guardando alla distribuzione delle competenze digitali nella nostra società, una prima variabile rilevante è quella dell’età: più le persone sono anziane meno competenze hanno. A ogni modo, rispetto alla media europea l’Italia registra risultati più bassi in tutte le fasce di popolazione: il 61,7% dei giovani di 20-24 anni residenti in Italia possiede competenze digitali di base, contro il 72,7% dei coetanei europei. Nella fascia 65-75 anni il valore italiano è pari a 17,7%, ovvero sette punti percentuali in meno rispetto al valore medio europeo della stessa fascia d’età.
Anche il genere emerge come variabile significativa, sebbene solo a partire dalla fascia di età 45-54 anni. Se le donne più anziane sono meno competenti a livello digitale, lo stesso non si può dire per le giovani tra i 20 e i 24 anni, che sono più competenti dei loro coetanei.
Una terza variabile riguarda il titolo di studio. Secondo il Rapporto BES 2022, le competenze digitali sono più diffuse per chi ha continuato il percorso di studi: sono presenti nel 75,9% di chi ha almeno la laurea, nel 53,8% di coloro che hanno il diploma secondario e nel 21,9% di chi ha un titolo di studio inferiore.
Infine, è da sottolineare la variabile geografica, come mostrato dal grafico 3: le competenze digitali sono meno diffuse in tutte le Regioni del Sud Italia.
Il punto di vista delle imprese
Le competenze digitali rappresentano un fattore fondamentale per la crescita delle imprese. Come racconta l’ultimo rapporto Unioncamere sulle competenze digitali (Unioncamere 2022a) “stime macroeconomiche effettuate dalla società di consulenza McKinsey & Co. collocano il potenziale di crescita della trasformazione digitale dell’Unione Europea nell’ordine di un incremento cumulativo del PIL di più del 14% entro il 2030”. Per raggiungere questo potenziale, però, sono necessari riforme e investimenti, sia pubblici che privati, “per la formazione, l’istruzione, il miglioramento delle competenze e la riqualificazione della forza lavoro per gestire la transizione digitale”.
Oltre a una serie di investimenti da parte delle imprese, per esempio nel campo della fatturazione e del digital marketing (Unioncamere 2022a), è dunque essenziale qualificare la forza lavoro perché sia in grado di implementare le trasformazioni in corso e quelle che verranno. La forza lavoro in Italia parte da condizioni di svantaggio da questo punto di vista: la fascia compresa tra i 15 e i 74 anni (25.127.000) è composta per il 75,6% da persone che hanno dai 35 anni in su, di cui quasi la metà tra i 50 e i 74 anni. Come sottolinea il grafico 2, proprio a partire dalla fascia di età 35-44 anni si iniziano a registrare valori più bassi nelle competenze digitali.
Il quadro è confermato anche dalle indagini che coinvolgono direttamente le imprese, come le rilevazioni del Sistema Informativo Excelsior (realizzato da Unioncamere e dall’ANPAL)1. Il rapporto dal titolo Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine (2023-2027) (Unioncamere 2022b) individua due gruppi di competenze essenziali per lo sviluppo delle imprese, anche alla luce degli obiettivi fissati dal PNRR: le competenze “green” e quelle digitali. Unioncamere sottolinea che quelle digitali sono ormai considerate una competenza di base per la maggior parte dei lavoratori e stima che il prossimo quinquennio saranno richieste a poco più di 2 milioni di occupati (oltre il 56% del fabbisogno totale). Skills digitali elevate saranno richieste invece a oltre 870.000 professionisti (circa il 24% del fabbisogno totale). Come mostra il grafico 4, peraltro, tali competenze saranno richieste in tutti i settori e a tutti i livelli di specializzazione.
Se le competenze digitali sono fondamentali, sono però anche difficili da reperire. Un dato che non appare sorprendente considerando anche solo il profilo demografico della forza lavoro in Italia. L’ultimo rapporto annuale di Unioncamere sulle competenze digitali (Unioncamere 2022a) registra “un ulteriore peggioramento del mismatch fra competenze digitali e domanda di lavoro”: nel 2022 le imprese hanno dichiarato una difficoltà nel reperimento di figure professionali con le competenze digitali richieste pari al 41,8% del totale delle entrate programmate. Questo valore si alza nel caso di imprese che hanno compiuto passi significativi verso la digitalizzazione: le imprese che nel 2022 hanno effettuato investimenti digitali hanno dichiarato un tasso di difficile reperimento pari al 60,2% delle entrate programmate.
La sfida della digitalizzazione del lavoro appare enorme e di fondamentale importanza: da essa dipende una parte consistente del potenziale sviluppo delle imprese italiane ed europee. Perciò è fondamentale mettere in campo un insieme articolato di azioni che possano riqualificare l’attuale forza lavoro e fornire maggiori competenze di base ed elevate ai lavoratori del futuro. La sfida della digitalizzazione può essere vinta solo se si parte dalla scuola.
Riferimenti bibliografici
- Istat (2023), Rapporto BES 2022.
- Unioncamere (2022a), Le competenze digitali. Analisi della domanda di competenze digitali nelle imprese, indagine 2022.
- Unioncamere (2022b), Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine (2023-2027). Scenari per l’orientamento e la programmazione della formazione.
Note
- Basandosi sulla raccolta di dati forniti dalle Camere di Commercio e su indagini mensili sulle imprese offre una fotografia aggiornata della domanda di lavoro delle imprese e delle principali caratteristiche delle figure professionali richieste (istruzione, età, esperienza, difficoltà di reperimento, competenze digitali, ecc.). Sulla base di questi dati Unioncamere elabora alcuni rapporti annuali, tra cui il già citato approfondimento sulle competenze digitali (Unioncamere 2022a).