Da giugno più di 8 milioni di studenti e studentesse stanno vivendo le vacanze estive: in totale, 14 settimane di pausa dalle lezioni tra i banchi. Eppure, in Europa siamo l’unico Paese ad avere delle pause dalla scuola così lunghe. Per certi versi anche troppo lunghe.
Come racconta WeWorld, in Francia sono previste 8 settimane di pausa estiva; in Danimarca, Germania e Regno Unito 6; in Croazia 10; a Malta 12 e in Grecia tra le 10 e le 12; in Spagna tra le 8 e le 14 settimane. Insomma, anche rispetto ai Paesi che hanno un clima simile al nostro abbiamo il numero più elevato di settimane di ferie.
WeWorld, insieme a Francesca Fiore e Sarah Malnerich (note per l’account Instagram @mammadimerda), l’estate scorsa ha approfondito se e come questa lunga pausa influisca sulla vita di chi va a scuola. Il risultato è stata una raccolta di dati e testimonianze che è confluita nel report “La scuola non va in vacanza“. Come primo effetto negativo, viene sottolineato che allontanare ragazzi e ragazze per così tanto tempo dalla scuola comporta una perdita di interesse, di competenze e l’aumento di fenomeni come l’abbandono scolastico precoce, che oggi riguarda il 12,7% di studenti e studentesse italiane.
Inoltre, mentre i giovani non seguono le lezioni ordinarie, c’è qualcuno che deve occuparsi di loro. Parlando di conciliazione vita-lavoro (tema che stiamo approfondendo con il progetto WorkLife Community, ndr) infatti, i genitori vivono con difficoltà questo lungo lasso di tempo. Il lavoro di cura non retribuito – che in estate è particolarmente pressante – allo stato attuale è un fattore penalizzante soprattutto per le donne, che rischiano più frequentemente di perdere il loro impiego o dover lavorare part-time per conciliare la gestione della casa e della famiglia alla propria professione.
I dati raccolti dal report possono essere utili per riflettere sulla proposta, avanzata dal Ministro dell’Istruzione Valditara poche settimane fa, di rimodulare i calendari delle lezioni per tenere più aperte le scuole, anche d’estate.