Lo scorso 28 settembre presso la Camera dei Deputati è stato presentato il secondo Rapporto sullo Sviluppo Sostenibile curato da ASviS, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile. Nata su iniziativa della Fondazione Unipolis e dell’Università di Roma Tor Vergata, questa realtà comprende attualmente più di cento tra le più importanti organizzazioni e reti della società civile italiana, che si sono unite per diffondere i contenuti dell’Agenda Globale per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (Agenda 2030). Tra di esse c’è anche il Laboratorio Percorsi di secondo welfare, che è entrato a far parte del progetto nel marzo 2016.
La missione di ASviS è quella di far crescere nella società italiana, nei soggetti economici e nelle istituzioni la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile. A tale scopo, ogni anno ASviS pubblica un rapporto dettagliato sulla situazione dell’Italia rispetto alle diverse dimensioni dello sviluppo sostenibile. Questo documento fornisce una visione chiara delle tendenze in atto nel nostro Paese in merito ai 17 macro-obiettivi definiti dall’acronimo inglese SDGs (Sustainable Development Goals) e, inoltre, contiene proposte concrete rivolte al Governo, alle istituzioni nazionali e a tutti i possibili stakeholder.
L’Italia e l’Agenda 2030: progressi e ritardi
Secondo il rapporto ASviS, nel corso dell’ultimo anno l’attenzione del nostro Paese all’Agenda 2030 è cresciuta molto. La novità di maggior rilievo è sicuramente l’introduzione – avvenuta a seguito dell’approvazione della Legge 221/2015 – della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile. In questa direzione, il Governo e il Parlamento hanno fatto importanti passi avanti rispetto agli impegni assunti con la firma dell’Agenda 2030.
Se si osservano però i singoli indicatori (SDGs) che sintetizzano la situazione dello sviluppo sostenibile in Italia, emergono dei dati contrastanti. Da un lato, infatti, il rapporto sottolinea come siano sensibilmente migliorati i valori che fanno riferimento a: sicurezza alimentare; salute e benessere; educazione; pari opportunità; modelli di consumo sostenibili; sviluppo industriale sostenibile; pulizia del mare. Dall’altro, peggiora la situazione per alcuni importanti indicatori, come: povertà; disponibilità e gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie; riduzione delle disuguaglianze; protezione dell’ecosistema naturale.
L’indice relativo alla povertà
Se si osserva l’indice che sintetizza la capacità di ridurre la povertà e i rischi ad essa connessi, si nota un netto calo (da 91,5 del 2006 a 68,5 del 2015) causato da un peggioramento dei diversi indicatori sulla povertà, rispetto alla condizione degli individui che si trovano in famiglie a bassa intensità lavorativa e alla rinuncia a spese mediche perché troppo costose.
In base ai dati forniti dal rapporto, nel 2016 le famiglie in povertà assoluta erano 1,6 milioni (il 6,3% delle famiglie residenti) per un totale di 4,7 milioni di individui, il livello più alto dal 2005. Il Mezzogiorno registrava l’incidenza più elevata di soggetti in povertà assoluta (8,5% delle famiglie e il 9,8% di individui). La condizione dei minori è in forte peggioramento; per loro l’incidenza della povertà assoluta nel 2016 è pari al 12,5% ed è triplicata in circa dieci anni, come quella dei giovani tra i 18 e 34 anni (al 10% nel 2016 rispetto al 3,1% del 2005).
La nota positiva arriva però dall’approvazione della “Delega recante norme relative al contrasto della povertà, al riordino delle prestazioni e al sistema degli interventi e dei servizi sociali” (Legge 15 marzo 2017, n. 33), che ha previsto, per la prima volta in Italia, una misura universale di sostegno per chi si trova in condizione di povertà assoluta (REI, Reddito di inclusione, di cui abbiamo parlato qui).
L’Italia e le disuguaglianze
Anche per quanto riguarda la riduzione delle disuguaglianze, la condizione italiana sembra peggiorare. L’indice sintetico elaborato dal rapporto ASviS tende a diminuire (da 86 del 2004 a 68,4 del 2015) soprattutto a causa della variazione negativa del reddito familiare pro-capite e dall’indice di disuguaglianza del reddito disponibile.
A riguardo, la lunga recessione e la debole ripresa economica hanno profondamente inciso sul tessuto sociale del Paese, in particolare sulle fasce più deboli della popolazione. Il divario fra il reddito disponibile equivalente ricevuto dal 20% della popolazione con più alto reddito (quintile più ricco) e quello del 20% della popolazione con più basso reddito (quintile più povero) è, in Italia, molto elevato ed è aumentato nell’ultimo decennio. Alcune regioni (Sicilia, Sardegna, ma anche Umbria, Lombardia e Lazio) registrano negli ultimi tre anni un forte aumento delle disuguaglianze di reddito.
A livello europeo va però segnalato che il 26 aprile 2017 la commissione europea ha adottato lo "European Pillar of Social Rights", una proposta che stabilisce 20 principi e diritti per sostenere il buon funzionamento e l’equità dei mercati del lavoro e dei sistemi di protezione sociale. I principi sono articolati nelle seguenti tre categorie: pari opportunità ed accesso al mercato del lavoro; condizioni di lavoro eque; protezione ed inclusione sociale. In prospettiva, questa novità può segnare un’importante passo in avanti in tema di contrasto alle disuguaglianze anche per il nostro Paese.
Le proposte dell’ASviS per il futuro
In conclusione, il rapporto propone misure di breve e medio termine per portare l’Italia su un sentiero di sviluppo sostenibile. In particolare, suggerisce di:
- completare l’iter di approvazione di leggi e di strategie cruciali per il futuro del nostro Paese, come quelle che riguardano il consumo di suolo, la gestione delle acque, la gestione delle fonti energetiche, l’economia circolare e la lotta ai cambiamenti climatici;
- dettagliare la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile anche in termini quantitativi e rendere operativa la sua governance, ad esempio con la trasformazione del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) in Comitato Interministeriale per lo Sviluppo Sostenibile;
Concentrandosi sui singoli obiettivi (o SDGs), è interessante osservare le proposte dell’ASviS per quelle tematiche che hanno un particolare rilievo sociale.
Povertà e disuguaglianze
Il primo aspetto individuato dal rapporto riguarda il potenziamento del Reddito di Inclusione, il quale dovrebbe essere attuato attraverso l’investimento di risorse maggiori sia sulla componente monetaria della misura, sia su quella che riguarda i servizi ai beneficiari. Parallelamente, segnala l’ASviS, è indispensabile sviluppare un piano di contrasto alla povertà capace di affrontare simultaneamente i suoi diversi aspetti e realizzarlo con urgenza.
Inoltre, sarebbero necessarie misure redistributive "a valle", tali da invertire la tendenza all’aumento delle disuguaglianze e assicurare l’effettiva progressività del sistema fiscale, come previsto dalla Costituzione, anche tenuto conto degli accertamenti della ricchezza oggi sommersa. Si propone, quindi, una progressiva riduzione del regime fiscale di favore concesso alle rendite finanziarie e l’introduzione di una politica universale di sostegno al costo dei figli minorenni, a prescindere dalla posizione dei genitori nel mercato del lavoro.
Economia circolare, innovazione, lavoro
In materia di economia circolare, nel corso dell’ultimo anno è cresciuta nella società e nell’imprenditoria italiana la consapevolezza che solo un’innovazione che guardi simultaneamente alla dimensione tecnologica, all’aumento di produttività e alla riduzione del consumo di risorse naturali è in grado di rimettere in moto uno sviluppo economico di dimensioni adeguate e in grado di generare lavoro e reddito adeguato per un’ampia fascia della popolazione.
In questa prospettiva:
- vanno ulteriormente rafforzati i piani relativi ad Industria 4.0 e all’Agenda Digitale;
- è necessario disegnare interventi dedicati ad accrescere le dimensioni del sistema industriale del Mezzogiorno e a potenziare le sue connessioni con le imprese fornitrici di servizi ad alta intensità di tecnologie e innovazione;
- va realizzato il Piano Triennale per il Turismo;
- sono sempre più fondamentali nuove e importanti opere aeroportuali e ferroviarie che utilizzino al meglio gli investimenti già fatti e le infrastrutture esistenti;
- un contributo decisivo nella direzione della sostenibilità può essere svolto dall’utilizzo di standard di sostenibilità per le pubbliche amministrazioni (come, ad esempio, nell’ambito della gestione rifiuti, del risparmio energetico, ecc.).
Capitale umano, salute ed educazione
Nel campo della salute, le disuguaglianze in termini di accesso ai servizi restano molto ampie. Una prima proposta di intervento riguarda la definizione di criteri e parametri per la realizzazione di una piena uguaglianza di tutti di fronte alla malattia e alla prevenzione. Analogamente, si ritiene necessario ridefinire i confini del rapporto tra attuazione dei diritti e vincoli di bilancio, rivedendo gli attuali criteri di bilanciamento tra disponibilità finanziarie e garanzie dei diritti fondamentali.
Per quanto concerne l’educazione e l’istruzione, vanno potenziate le iniziative dirette a rafforzare le competenze di base (non solo per i giovani ma anche per gli adulti). Allo stesso tempo, è necessario accrescere l’inclusione sociale in tutti i percorsi di istruzione e contrastare la dispersione e l’abbandono precoce degli studi (compresi quelli universitari). A questo fine sarà importante investire anche nelle politiche attive del lavoro: l’obiettivo deve essere quello di una riduzione significati entro il 2020 del numero dei NEET.
Riferimenti