In questo articolo pubblicato sul numero 6/2017 della rivista Welfare Oggi, si approfondisce il tema della cura e del sostegno alla persone anziane. In particolare, di fronte alla prospettiva di un progressivo aumento della speranza di vita, sembra necessario costruire una società sempre più a misura di anziano. Questo significa agire, prima ancora che nell’ambito dei servizi sociali, su una pluralità di dimensioni: condizioni abitative, mobilità, spazi pubblici, ambiente, tecnologie, partecipazione, apprendimento, tariffe, sicurezza, lavoro, comunicazione.
Premessa
Il pianeta è sempre più popolato da anziani. Il cambiamento è sotto i nostri occhi. In tutto il mondo si contano 868 milioni di persone ultrasessantenni, pari al 12% della popolazione, con proiezioni che si spingono verso i 2,4 miliardi per il 2050. Per la prima volta nella storia dell’umanità ci saranno più ultra sessantenni che giovani sotto i 16 anni.
In Italia a gennaio 2016 gli ultrasessantacinquenni erano 13,4 milioni, il 22% del totale, e il 6,5% dei residenti ha età superiore agli 80 anni. Già oggi, secondo EUROSTAT, siamo il Paese con la maggiore percentuale di anziani d’Europa. Nel 2050 l’ISTAT (2017) prevede che in Italia gli anziani saranno 21.775.809, il 34,3% della popolazione, passando quindi da un quinto a un terzo dei residenti.
Malgrado questi numeri, tuttavia, l’Italia “non è un Paese per anziani”, come emerso chiaramente dalla recente ricerca AUSER “Domiciliarità e residenzialità per l’invecchiamento attivo” (Auser 2017). Nella ricerca si documenta come il nostro Paese sia di fronte – e non da oggi – all’urgente bisogno di adeguarsi ai nuovi bisogni manifestati da una parte sempre più consistente della popolazione. Non si tratta, come si dice nella ricerca, di mettere in campo “grandi progetti di riforma”, quanto piuttosto di intervenire nelle scelte di amministratori, operatori sociali e sanitari, progettisti, gestori dei servizi sociali e sanitari, gestori dei servizi di trasporto, ecc. per fare in modo che il loro agire tenga conto della crescente presenza di anziani. Un cambiamento, questo, che richiede innanzitutto uno straordinario impegno politico e culturale nella elaborazione di una nuova idea del corso di vita delle persone capace di superare stereotipi desueti.
L’invecchiamento attivo
Questo cambiamento è già nei fatti: richiede solo di essere riconosciuto e governato con intelligenza e sensibilità. Gli oltre 13 milioni di anziani italiani stanno rivoluzionando il modo di vivere la terza e quarta età. Il paradigma concreto di questa rivoluzione silenziosa, quotidiana, molecolare è la longevità attiva. Il cuore di questa nuova visione della terza e quarta età è la vita di relazione che si configura non solo come la chiave della soddisfazione per la propria esistenza – il Censis (2015) ha rilevato che l’84,5% degli anziani valuta positivamente la propria vita -, ma anche come forma di prevenzione primaria rispetto all’insorgere di patologie, in particolare quelle indotte dalla solitudine o dal ricorso eccessivo e inappropriato a farmaci e prestazioni sanitarie.
Posto in questi termini il problema di fare dell’Italia un Paese anche per anziani comporta di ripensare quell’insieme servizi, attività, comportamenti essenziali nella vita quotidiana, utilizzando come parametro di riferimento la loro fruibilità da parte di persone anziane. In questa prospettiva gli stessi fondamentali aspetti sanitari e assistenziali vanno considerati solo uno degli aspetti delle politiche verso la terza età, evitando quindi di essere l’unica dimensione in cui l’anziano viene considerato.
Questo approccio è stato riconosciuto come una delle tre direttive prioritarie del Piano internazionale d’azione sull’invecchiamento stilato a Madrid e approvato dalle Nazioni Unite nel 2002. A conclusione dell’editoriale della guida dell’OMS “Global Age-friendly Cities” si dice: “Il vero problema consiste allora nel domandarsi quali siano le caratteristiche che il contesto urbano deve assumere perché l’anziano autosufficiente possa conservare la libertà economica, l’autorità e il rispetto di chi lo circonda, l’autonomia, la dignità e le connessioni sociali necessari, da un lato per il suo benessere e dall’altro per la sua capacità di concorrere alla creazione di ricchezza e benessere individuale e collettivo” (OMS 2002).
Suggerimenti per le politiche e i servizi
Sono di seguito proposti alcuni semplici suggerimenti per le politiche e per i servizi, utili per costruire un Paese a misura (anche) di anziano. Come si vedrà, ci si concentrerà primariamente su aspetti diversi dalle politiche sociali e sociosanitarie, perché la partecipazione alla vita sociale si attua in una pluralità di ambiti – la casa, il quartiere, i trasporti, le relazioni, ecc. – dove è necessario interrogarsi sulle soluzioni utili a rendere accessibili alle persone anziane le stesse opportunità a disposizione degli altri cittadini.
Ciò non toglie che sia utile anche una riflessione sulle caratteristiche dei servizi socio-sanitari e socioassistenziali, anch’essi chiamati ad evolvere, in particolare per consentire una più lunga permanenza degli anziani presso il proprio domicilio.
Condizioni abitative
Non è necessario dilungarsi sulla straordinaria importanza che ha la casa per le persone anziane. Qui si sottolinea come gli anziani e le anziane spesso siano ricchi sul piano patrimoniale (in quanto proprietari di immobili), ma poveri sul piano reddituale e dunque impossibilitati a svolgere interventi di adeguamento essenziali, tenuto conto che le loro abitazioni sono mediamente vetuste, con ambienti e impianti vecchi, spesso fuori norma in materia di sicurezza e certamente caratterizzate dalla presenza di barriere architettoniche; in più del 70% dei casi manca l’ascensore e questo può limitare notevolmente la possibilità degli anziani anche autosufficienti di uscire di casa e di condurre una normale vita relazionale.
Si suggerisce, quindi, una grande attenzione agli amministratori nel dare priorità agli interventi per l’adeguamento delle abitazioni degli anziani (barriere architettoniche, domotica, consumi energetici, ecc.) in quanto il miglioramento delle condizioni abitative diminuisce il ricorso all’istituzionalizzazione, come messo bene in luce dalla ricerca di Abitare e Anziani del 2015 sulla condizione abitativa degli anziani e facilita il mantenimento di una condizione di vita attiva (Abitare e Anziani 2015).
Spazi pubblici
La cura degli spazi pubblici in cui la casa è situata è altrettanto importante. È, purtroppo, esperienza quotidiana quanto sia necessario recuperare l’uso degli spazi pubblici alla loro funzione di incontro e socialità. Si tratta di liberare piazze e marciapiedi da ogni ostacolo (ad es. occupazione suolo pubblico che renda difficile il passaggio da parte di ristoranti, bar, venditori ambulanti, automobili parcheggiate, escrementi di cani), superfici regolari, spazi ben mantenuti, non scivolosi e ampi abbastanza da far passare sedie a rotelle, con marciapiedi abbassati che gradualmente si assottigliano verso la strada, attrezzati con bagni pubblici in buone condizioni e facilmente accessibili per le persone diversamente abili, con chiare indicazioni e situati in luoghi convenienti, disponibilità di sedili e panchine all’aria aperta, specialmente alle fermate dei trasporti pubblici, sistemati a intervalli regolari, controllati per assicurare l’accesso in sicurezza a tutti e tutte. Anche le strade vanno restituite all’agibilità pedonale con attraversamenti adeguati, regolarmente distanziati e segnalati per facilitare in sicurezza l’attraversamento (oltre il 50% delle vittime di incidenti stradali su strisce pedonali ha più di 65 anni). I semafori, con segnali visivi e acustici, devono permettere un tempo sufficiente di attraversamento stradale.
Mobilità
Nodo fondamentale per rispondere ai bisogni degli anziani sono le condizioni di mobilità. Per questo i quartieri dovrebbero essere dotati di linee di trasporto pubblico adeguate e ben connesse; sostenibili economicamente, affidabili e frequenti (compresi i servizi notturni e durante i fine settimana), in particolare per le destinazioni chiave come ospedali, presidi sanitari, parchi pubblici, centri commerciali, banche e centri per anziani; dotate di veicoli accessibili, con il pianale abbassabile, con scalino basso e con sedili ampi e alti, puliti e soggetti a una buona manutenzione, con indicazioni chiare del numero della linea e della destinazione; con servizi di trasporto specializzati per le persone disabili e con un numero di corse adeguato ad evitare il superaffollamento. Le fermate vanno fornite di sedili e di tettoie contro il maltempo, pulite, sicure e adeguatamente illuminate. Le stazioni devono essere accessibili, attrezzate con rampe, scale mobili, ascensori, piattaforme appropriate, indicazioni leggibili.
Fondamentale è la cortesia dei conducenti nel rispetto delle fermate stabilite, nell’attesa che i passeggeri si mettano a sedere prima di ripartire e si arrestino vicino al marciapiede in modo da agevolare la salita e la discesa dal veicolo. Nell’uso del taxi è utile promuovere accordi per tariffe scontate a favore delle persone anziane con reddito basso, assicurare che i taxi siano comodi e accessibili, con spazio per le sedie a rotelle e/o per apparecchi per deambulazione.
Per i tanti anziani e anziane che guidano è necessario garantire che le strade siano ben mantenute, ampie e bene illuminate, con incroci chiaramente segnalati, con indicazioni chiare, ben visibili e idoneamente sistemate, dotate di parcheggi a costi accessibili e con una quota riservata alle persone disabili. È utile prevedere l’offerta di corsi di aggiornamento per conducenti anziani.
Ambiente
Un contributo importantissimo per migliorare la vita degli anziani è dato dalla quantità e qualità degli spazi verdi che debbono essere facilmente agibili, ben mantenuti e sicuri, con adeguate zone riparate e attrezzate per la sosta. Molto apprezzata è anche la possibilità di dedicare il loro tempo alla coltivazione degli “orti urbani” di quartiere e di vicinato. Importante è anche il sostegno alle attività sportive per anziani, prevedendo palestre pubbliche a partire dall’agibilità delle strutture scolastiche. Ulteriori elementi che vanno presi in considerazione sono il contrasto al rumore e all’inquinamento, la pulizia urbana e gli odori molesti.
Servizi pubblici e ICT
Spesso i servizi pubblici sono lontani e difficilmente raggiungili con mezzi pubblici. Tutto questo è causa di enormi difficoltà per gli anziani e le anziane, costretti a sopportare spostamenti stressanti. A questo è possibile porre fine verificando con attenzione gli ambiti di utenza e, soprattutto, rendendo le città “smart”. È questa, ormai, una scelta ineludibile. Dalla diffusione dei sistemi di ICT i benefici che gli anziani possono ricavarne interessano tutti i momenti della loro vita. Per questo è necessario promuovere iniziative pubbliche di alfabetizzazione informatica; rendere disponibili nei luoghi pubblici, come gli uffici postali, banche, uffici pubblici, librerie, ecc., computer e l’accesso a internet, gratuiti o a costo minimo e con eventuali supporti per l’utilizzo da parte di persone con maggiori difficoltà.
In tutti i casi è necessario rendere gli uffici pubblici facilmente accessibili e dotati di ascensori, rampe, segnaletica adeguata, scale non sono troppo alte o ripide e dotate di ringhiere, pavimenti non scivolosi, aree di riposo con comodi sedili.
Partecipazione sociale
Per un crescente numero di anziani la solitudine costituisce una delle cause principali del decadimento fisico e psichico. Accanto a una casa comoda e confortevole occorre allora costruire un sistema servizi di sostegno all’ambiente di vita quotidiano, che metta le persone in grado di essere inserite nella vita attiva della comunità, anche quando le capacità fisiche vengono meno.
Per favorire la proiezione verso il quartiere degli anziani è essenziale il ruolo di programmazione e di facilitazione dei servizi sociali decentrati. È necessario garantire una pluralità di luoghi come spazi ricreativi, scuole, biblioteche, centri anziani, parchi, giardini in cui si possano svolgere iniziative, riunioni, incontri. Attività ed eventi devono venire bene pubblicizzati con informazioni su programmi e accessibilità, curando in particolare le condizioni per la partecipazione di persone disabili o bisognose di assistenza.
Inclusione civica
Per la persona anziana nulla pesa di più della perdita di ruolo sociale. Si può alleviare questo problema stimolando costantemente l’inclusione civica con iniziative finalizzate a conferire ruolo e rango sociale nella società, come la possibilità di prendere decisioni nella vita civica in considerazione della loro esperienza sia passata che presente. Il coinvolgimento può avvenire in una pluralità di modalità: consultazione nelle delibere dell’ente locale che sono di interesse per gli anziani, dai servizi pubblici e di volontariato ai modi con i quali si può migliorare il servizio; ascolto degli anziani da parte delle rappresentanze dei commercianti sui servizi e prodotti più adatti alle necessità e alle preferenze delle persone anziane; attenzione da parte dei media al fine di eliminare stereotipi sulla immagine pubblica dell’invecchiamento.
Un canale importantissimo è l’inclusione di corsi sull’invecchiamento nei programmi delle scuole primarie e secondarie, il coinvolgimento attivo e regolare nelle attività scolastiche locali insieme con gli studenti e gli insegnanti fornendo occasioni per condividere la loro conoscenza, storia e competenza con le altre generazioni.
Apprendimento permanente
Le trasformazioni accelerate alle quali assistiamo (nei linguaggi, nelle tecnologie, nell’economia, nella società) richiedono la possibilità di un continuo aggiornamento per evitare il rischio della emarginazione sociale e fare in modo che le persone anziane si sentano invece pienamente incluse nei cambiamenti. A questo obiettivo le amministrazioni locali, le istituzioni scolastiche, le organizzazioni di volontariato possono dare un grande contributo al fine di aggiornare le loro competenze professionali e alfabetiche.
Reddito, tariffe, prezzi
Il costante aumento dei prezzi pesa in modo particolare sulle persone con reddito da pensione, in particolare sui nuclei monoreddito, tra i quali si concentrano molte donne anziane che percepiscono già in partenza pensioni più basse o di reversibilità. Per queste persone aumenta sempre più la difficoltà di acquistare beni di prima necessità e di pagare l’affitto e le bollette dei servizi. Venire incontro a questi bisogni è possibile sollecitando gli amministratori comunali e regionali a:
- istituire osservatori sulla dinamica dei prezzi per verificare con i soggetti interessati (Camera di commercio, associazioni del commercio, dell’agricoltura, della distribuzione e dei consumatori) l’andamento dei prezzi dei generi di prima necessità;
- stipulare accordi con le associazioni della distribuzione e dei consumatori per l’offerta di generi alimentari e beni di prima necessità a prezzi calmierati;
- sostenere la nascita di gruppi di acquisto solidale;
- promuovere convenzioni tra comune e aziende erogatrici di energia, gas, acqua, rifiuti, trasporti, al fine di ottenere tariffe agevolate e/o bonus per i pensionati a basso reddito.
Lavoro
Purtroppo ancora ai margini resta il riconoscimento sociale delle attività svolte fuori dal mercato del lavoro dalla popolazione anziana; attività non inutili per assicurare il benessere del tessuto sociale, ma di cui si parla poco ed in modo superficiale.
I pensionati sono persone che, liberate dal vincolo lavorativo, hanno il tempo e la voglia di dedicarsi alle attività a sostegno delle responsabilità familiari, dello sviluppo dei legami sociali e della democrazia, a difesa dell’ambiente, del benessere, della cultura. Per questo il lavoro degli anziani è una “risorsa” che merita di essere riconosciuta.
Comunicazione e informazione
Poiché la conoscenza è uno dei fondamenti della cittadinanza, l’informazione su tutti gli aspetti della vita civile deve essere sempre accessibile a tutti. Per questo è necessario fare in modo che l’informazione alle persone anziane avvenga nelle forme più idonee.
In particolare l’informazione istituzionale e di servizio deve essere diffusa capillarmente, onde raggiungere le persone anziane nelle loro case e nei luoghi dove esse svolgono le loro attività, coordinata da un servizio accessibile che sia bene pubblicizzato – un centro “unificato” per l’informazione –. L’informazione stampata – compresi i moduli ufficiali, i sottotitoli televisivi e i testi su schermi visivi – va scritta a grandi lettere e le idee principali vanno evidenziate con titoli chiari.
Considerando che gli anziani preferiscono ancora la comunicazione orale, è utile renderla accessibile con riunioni pubbliche, club e media radiotelevisivi, nonché attraverso persone responsabili che diffondono le notizie individualmente. Nell’uso dei dispositivi automatizzati nei servizi di risposta telefonica, sempre più diffusi e causa di non piccolo disagio in particolare per le persone anziane, è necessario, laddove non sia possibile un servizio con risposta dell’operatore, introdurre quantomeno alcune attenzioni: fornire le istruzioni lentamente e chiaramente consentendo di riascoltare il messaggio in ogni momento.
Sicurezza
La sicurezza urbana è un bene comune, un diritto di ogni singola persona da perseguire congiuntamente al benessere sociale e da cui non è separabile. Se questo vale in generale, per la popolazione anziana è un bisogno ancora più forte in quanto più esposta a abusi, prevaricazioni, intolleranze, veri e propri atti criminali non solo fisici, ma anche psicologici ed emotivi. L’apertura nei quartieri di sportelli di ascolto e sicurezza rappresenta una prima azione concreta di rassicurazione sociale. Negli sportelli gli anziani, ma non solo, possono trovare accoglienza, supporto, suggerimenti utili per l’autotutela. Alla promozione degli sportelli è utile che contribuiscano anche i rappresentanti delle associazioni del volontariato sociale in rete con altri servizi pubblici per assistere, sostenere, orientare i cittadini e le cittadine vittime di reati.
Servizi sanitari e sociali
Indubbiamente questo è un nodo fondamentale dell’invecchiamento attivo: servizi socio-sanitari pubblici ben integrati, coordinati e accessibili hanno un’evidente influenza sullo stato di salute e la serenità delle persone anziane e dei loro familiari. Purtroppo i problemi che qui si pongono sono numerosi e tutti di grande rilevanza, come è stato messo in evidenza nella ricerca AUSER e nel recente convegno di luglio “Long-Term Care Two” promosso da Italia Longeva. Qui di seguito indichiamo alcuni dei nodi su cui è necessario intervenire:
- dare massima attenzione all’integrazione socio-sanitaria territoriale in quanto punto essenziale al fine di ridurre l’area della non autosufficienza. Per attuarla è necessario un modello organizzativo nella programmazione sanitaria e sociale che si articoli a rete e che faccia perno sul mantenimento dell’anziano nel proprio domicilio anche con il sostegno della famiglia. Facilita il raggiungimento di questo obiettivo l’unificazione delle competenze sanitarie e sociali o, quanto meno, l’attivazione di una cabina di regia fra le due competenze in modo da rendere più efficace l’assistenza domiciliare integrata (ADI);
- rafforzare l’offerta territoriale di servizi assistenziali domiciliari garantendo che i fornitori dei servizi posseggono le competenze appropriate per comunicare con le persone anziane e per servirle in maniera efficace;
- generalizzare l’effettiva continuità assistenziale con protocolli sulle dimissioni protette e sviluppare le cure domiciliari, in specie quelle integrate;
- trasformare il modello prevalente delle RSA facendole diventare centri di relazionalità al loro interno e verso il territorio come garanzia di qualità e trasparenza;
- rendere trasparente l’incontro tra domanda e offerta nel lavoro di cura nella domiciliarità, far emergere il lavoro nero, garantire forme di riconoscimento professionale, contrattuale e della formazione;
- promuovere la nascita di case della salute e di studi associati di medicina generale con funzioni diagnostiche e servizio infermieristico funzionanti 12 ore al giorno;
- consolidare e rafforzare l’organizzazione distrettuale dei servizi sanitari migliorando l’accesso alle prestazioni a partire dalla diminuzione dei tempi di attesa attivando la rete dei Punti Unici di accesso al servizio integrato socio-sanitario.
Come si è detto in premessa, la gran parte delle misure suggerite non richiede grandi impegni né dal punto di vista delle riforme normative, né della spesa pubblica, ma solo la forte determinazione di tener conto delle necessità degli anziani più o meno autosufficienti. Certamente è un lavoro che richiederà del tempo, ma i numeri ci dicono che non ci sono alternative, se pensiamo che a breve un terzo degli italiani avrà più di 65 anni. D’altra parte, per concludere, si può sicuramente affermare che “una città a misura di anziano è una città a misura di tutti”, in quanto l’adozione dei suggerimenti sopra esposti rende la vita più agevole per ognuno di noi.
Riferimenti
Abitare e Anziani (2015), 2° Rapporto sulle condizioni abitative degli anziani che vivono in case di proprietà.
Auser (2017), Domiciliarità e residenzialità per l’invecchiamento attivo.
Censis (2015), L’eccellenza sostenibile nella tutela delle persone non autosufficienti.
Istat (2017), Il futuro demografico del Paese.
OMS (2002), Global Age-Friendly Cities, 2002.