La condizione delle carceri femminili in Italia è sempre più precaria. In particolare per via di una scarsa considerazione del settore in un sistema di riferimento maschi-centrico e condizioni precarie delle strutture. Le donne rappresentano infatti il 4,2% dei detenuti totali del Paese secondo l’Associazione Antigone, attraverso dati del 2018 rileva come il 34% delle detenute non abbia mai ricevuto una condanna definitiva.
Gli istituti dedicati alla detenzione femminile in Italia sono cinque (Empoli, Pozzuoli, Roma, Trani, Venezia) mentre nel resto d’Italia la detenzione viene affidata ai reparti speciali delle carceri maschili. Il numero totale delle detenute eccede spesso la capienza fissata, come nel caso di Pozzuoli dove si contano 153 presenze su 107 posti disponibili.
Susanna Marietti, coordinatrice nazionale di Antigone, associazione che si batte per i diritti e le garanzie nel sistema penale, spiega come siano necessarie attenzione e competenze specifiche per le detenute, mettendo al bando l’idea che si possano applicare le stesse procedure dei penitenziari maschili. Oltre agli spazi inadatti e alle condizioni igienico-sanitarie precarie bisogna aggiungere le violenze in cella e la gestione dei figli a carico delle detenute. Tutti questi problemi si configurano in uno scenario pandemico, dove il Covid-19 ha inasprito ancor di più le difficoltà già esistenti.