E’ uscito nei giorni scorsi il rapporto annuale dell’UNHCR sui rifugiati nel mondo, e come ogni anno disegna un quadro insieme drammatico e distante dal senso comune prevalente sull’argomento. A fine 2017 le persone costrette a una migrazione forzata e tutelate dall’UNHCR avevano raggiunto la cifra record di 71,4 milioni.
Una prima costante riguarda il fatto che la maggioranza dei rifugiati sono “sfollati interni” (in termini tecnici, IDP: internal displaced people), attualmente 39,1 milioni. Si tratta di persone fuggite dalle regioni colpite da guerre, conflitti etnici, persecuzioni di minoranze, e accolte in altre regioni del proprio paese di appartenenza. Più di 6 milioni nella sola Siria.
Una seconda componente del popolo dei migranti forzati è formata dai rifugiati internazionali (attualmente 19,9 milioni), a cui bisogna aggiungere ben 3,2 milioni di richiedenti asilo in attesa di una risposta.
In questo quadro generale, la maggior parte dei profughi proviene da paesi del cosiddetto Terzo Mondo, anche se i conflitti e i conseguenti spostamenti di popolazioni non mancano neppure sul continente europeo: l’Ucraina è uno dei punti caldi della geografia mondiale dell’asilo. Più della metà dei rifugiati sotto protezione internazionale provengono da tre paesi in guerra: Siria (6,1 milioni), Afghanistan (2,6 milioni), Sud Sudan (2,4 milioni). Seguono nella drammatica classifica altri paesi colpiti da conflitti devastanti, persecuzioni delle minoranze, regimi oppressivi: Myanmar, Somalia, Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana, Eritrea, Burundi.
I rifugiati nel mondo: i numeri del fenomeno oltre le percezioni e le polemiche
Francesca Susani, Wellforum.it, 28 luglio 2018