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Si apre con toni allarmanti un’indagine del quotidiano inglese The Guardian basata sui dati del LIS, il Luxemburg Income Study database, una delle fonti informative più importanti sulla distribuzione del reddito nel mondo. Mentre trent’anni fa i giovani adulti guadagnavano più della media nazionale, oggi guadagnano il 20% in meno dei loro connazionali in diversi paesi occidentali. L’indagine si sofferma su otto paesi: Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia, Spagna, Stati Uniti, Canada e Australia. Negli ultimi decenni il reddito disponibile dei giovani (tra i 25 ai 29 anni) è calato in sette di questi otto paesi (tutti tranne l’Australia), al contrario il reddito dei pensionati è cresciuto. Ed è così che i millennials, i nati tra il 1980 e metà degli anni ‘90, vivono oggi una condizione di forte svantaggio.

La figura 1 riporta la variazione percentuale del reddito disponibile di vari tipi di famiglie (differenziate per età del capofamiglia), al di sopra o al di sotto del tasso di crescita medio nazionale all’incirca dagli anni ‘80 al 2010. Dal momento che i dati fanno riferimento a diversi periodi temporali vanno considerati con cautela. Ciò nonostante, emerge con chiarezza una significativa riduzione del reddito delle giovani generazioni soprattutto in Italia, seguita dalla Spagna. In Italia il reddito delle famiglie composte da persone con età compresa fra 25 e 29 anni è diminuito del 19% rispetto alla media nazionale, a fronte di un aumento del 12 % riferito alla fascia di età 65-69enni e del 20% per i 70-74enni.

Il messaggio di fondo è una forte penalizzazione dei giovani rispetto agli anziani, che – occorre ricordarlo – con le loro pensioni contribuiscono spesso al sostentamento della famiglia allargata, soprattutto nei paesi mediterranei. Si tratta però di un sistema, come messo in luce da un’ampia letteratura, che alimenta la “trappola del familismo”, ostacolando lo sviluppo di percorsi autonomi di vita, e che per di più appare sotto forte stress, stanti le crescenti difficoltà all’interno delle stesse famiglie.
Figura 1 – Variazione percentuale di reddito disponibile
Fonte: The Guardian

 

Il The Guardian lo dice chiaramente: i figli stanno peggio dei padri un po’ ovunque. Ci sono però significative differenze tra i vari paesi: l’Australia è il paese nel quale conviene di più essere giovani. L’Italia, invece, è il posto peggiore, come appare anche dalle figure qui sotto riprodotte.


Figura 2 – Il reddito dei giovani 25-29 anni comparato al reddito medio nazionale
Fonte: The Guardian

Concentrandoci sulla situazione del nostro Paese, emerge chiaramente come il reddito dei 25-29enni fosse poco sopra al di sopra della media nazionale circa vent’anni fa (+ 2,17% nel 1995). Dopo una fase di contrazione, era cominciato a crescere nuovamente fra il 1998 e il 2004 raggiungendo quota +5,77%, per poi conoscere una brusca caduta ed assestarsi nel 2010 a poco più del 16% sotto il valore medio dei redditi nazionali.

Figura 3 – Il reddito dei giovani 25-29 anni comparato al reddito medio nazionale in Italia
Fonte: The Guardian

L’ultima figura, riportata di seguito, fa fuoco sulla situazione dell’Italia, mettendo a confronto il reddito delle diverse fasce d’età dal 1986 al 2010. Come è possibile osservare, la penalizzazione dei giovani dai 20 ai 24 anni e di quelli dai 25 ai 29 anni appare lampante, rispetto ai più anziani.


Figura 4 – Reddito per fasce d’età, 1986-2010

Fonte: The Guardian

Gli articoli del The Guardian si soffermano infine sulla condizione dei giovani single, vale a dire coloro che formano dei nuclei familiari costituiti da un solo adulto, con o senza figli a carico. Questi ultimi vivono una condizione di particolare svantaggio: sostengono spese più onerose, ad esempio per l’affitto della casa, e guadagnano di meno. Eppure i single sono in Europa il 32,7% delle famiglie. Come mostrano alcune interviste a giovani europei riportate dal quotidiano britannico, chi sceglie di vivere da solo è fortemente motivato e affronta le difficoltà economiche come un «prezzo da pagare» per la propria indipendenza. Questi giovani fanno rinunce e sacrifici pur di mantenere la propria autonomia, sono disposti a rimettere in discussione le aspettative di benessere che avevano prima di scontrarsi con la vita adulta, ma finché possono permetterselo continuano a vivere da soli.

E in Italia? La situazione dei giovani single italiani sembra migliore rispetto a quella di altri paesi (come la Francia, la Germania, la Spagna, gli Stati Uniti): negli ultimi decenni il loro reddito è infatti cresciuto, anche se in modo più limitato rispetto all’intera popolazione (dal 1985 al 2010 il reddito dei giovani single è aumentato del 12%, mentre quello dell’intera popolazione del 23%). Va detto però che l’Italia è il paese con la più alta percentuale di giovani under30 che vivono ancora con la famiglia di origine: coloro che possono permettersi di lasciare la casa di origine sono i più fortunati, gli altri non ci provano neppure, e sono costretti a procrastinare il passaggio a una vita autonoma.

In sintesi, come ricorda Angel Guerria (segretario generale dell’OECD) i millennials sono stati colpiti duramente dalla recessione economica, ma la crisi ha acuito un processo cominciato ben prima del 2008. È così che i giovani si trovano spesso a rinunciare a quelle condizioni che fino a qualche anno fa caratterizzavano la vita adulta: un lavoro stabile, una casa, la prospettiva di ricevere una pensione adeguata, la capacità di risparmio. La riduzione del reddito dei giovani, e più in generale il peggioramento delle loro condizioni di vita, riguarda molti paesi occidentali, ma in Italia questa tendenza sembra particolarmente grave. Appare dunque importante, come sottolineato da Paul Johnson, direttore dell’Institute of Fiscal Studies, mettere maggiormente a tema la questione delle disuguaglianze generazionali e il rapporto fra queste e altre disuguaglianze che attraversano le società.
Riferimenti

Who’s winning? Find out how your income compares with every other generation, The Guardian

Young single people bear the brunt of Generation Y’s economic woes, The Guardian

Revealed: the 30-year economic betrayal dragging down Generation Y’s income, The Guardian