Secondo i dati dell’ultimo Rapporto dell’Oxfam (di cui abbiamo parlato qui), gli otto uomini più ricchi del mondo controllerebbero una ricchezza pari a quella della metà più povera della popolazione mondiale. Sono in molti però a criticare la metodologia utilizzata da Oxfam per stilare il loro Rapporto annuale.
Recentemente, Peter Whiteford, professore presso la Crawford School of Public Policy (Australian National University), ha evidenziato due criticità metodologiche a riguardo. La prima si riferisce al fatto che le cifre utilizzate dal Rapporto sono calcolate sottraendo al reddito del singolo individuo i mutui, i debiti scolastici e in generale tutte le somme debitorie contratte in quel momento. In questo modo, ad esempio, gli studenti che contraggono un debito universitario (come spesso accade nei paesi anglosassoni) sono definiti come individui con un patrimonio netto negativo. Lo stesso vale per coloro che hanno appena acquistato una casa e che, quindi, hanno sottoscritto un mutuo con la banca.
La seconda riguarda il fatto che Credit Suisse (l’agenzia che fornisce i dati per il Rapporto) utilizza dei tassi di cambio per la conversione della ricchezza all’interno dei paesi basandosi sul valore dei dollari statunitensi. Ciò significa che la ricchezza stimata può essere sensibile alle fluttuazioni dei cambi. Ad esempio, la ricchezza media per adulto in Australia è scesa di oltre 40.000 US $ – circa il 10% – tra il 2012 e il 2016, in gran parte a causa di un dollaro australiano in calo. Secondo Whiteford, il modo migliore di comparare le condizioni economiche di paesi differenti è quello di utilizzare il Dollaro PPP, cioè a Parità del Potere di Acquisto. Questo dà una migliore rappresentazione del potere d’acquisto delle persone che utilizzano valute diverse, eliminando le differenze nei livelli di prezzo tra i vari paesi.
Do Eight Men Really Control the Same Wealth as the Poorest Half of the Population?
Peter Whiteford, observer.com, 20 gennaio 2017