Il Disability Manager (DM) è una figura professionale che promuove soluzioni tecniche e organizzative volte a facilitare o rendere possibile alle persone con disabilità l’esercizio di diritti o libertà altrimenti preclusi. Le azioni promosse devono essere personalizzate e assumono caratteristiche differenti a seconda dei contesti in cui il DM può essere inserito. La Società Italiana Disability Manager ha curato un agile Manifesto, scaricabile gratuitamente sul sito dell’editore, per far luce sul ruolo e sugli ambiti di riferimento – attuali e potenziali – del DM, individuando alcuni obiettivi da perseguire per rafforzare questa figura professionale.
Il ruolo del Disability Manager
Il Manifesto si propone di promuovere lo sviluppo la figura del DM attraverso la descrizione del suo profilo professionale e dei possibili percorsi formativi; allo stesso tempo gli autori propongono integrazioni normative e riflessioni utili a promuovere l’inserimento di questa figura in contesti organizzativi inediti.
La prima parte del volume approfondisce il profilo del DM a partire dai (frammentati) interventi legislativi nazionali e regionali che hanno contribuito a normare la specifica figura del DM. Il primo riferimento normativo è però alla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, che definisce la disabilità non come condizione individuale, ma come un prodotto dell’interazione tra la persona e il suo ambiente di riferimento. In questa concezione è inscritto tutto il senso di una figura professionale come il DM, chiamata a promuovere “soluzioni di cambiamento che non riguardano soltanto la singola persona con disabilità, ma anche l’ambiente circostante in cui la persona stessa è inserita o dev’essere inserita, a vari livelli (individuale, di gruppo, organizzativo e sociale)” (cfr. Dalla Mora e Marino Aimone 2020).
Il DM è dunque incaricato di proporre strumenti, servizi, accomodamenti, soluzioni tecniche, tecnologiche e organizzative utili a favorire un proficuo inserimento della persona con disabilità all’interno di una determinata realtà. Anche per questo, il DM deve considerarsi come una “connotazione” professionale complessa, che può aggiungersi a una professionalità precedentemente acquisita (per esempio: assistente sociale, HR manager, avvocato, psicologo); le competenze specifiche da impiegare devono però essere acquisite attraverso specifici percorsi di alta formazione (master di I e II livello, corsi di perfezionamento, ecc.).
Gli ambiti di riferimento
Il Manifesto illustra poi gli attuali e i potenziali ambiti di riferimento del DM, approfondendo le diverse connotazioni che la figura assume a seconda del contesto in cui si trova a operare.
Tra gli ambiti di riferimento in cui la figura del DM è attualmente presente sono descritti i Comuni, le aziende pubbliche e private, la riabilitazione e il turismo; per ogni contesto sono individuati specifici ruoli, dettagliati ambiti di intervento, beneficiari, interlocutori significativi e possibili azioni.
Particolarmente interessanti sono gli ambiti della riabilitazione e del turismo. Il DM è chiamato, nel primo caso, a farsi portatore di una nuova concezione di riabilitazione olistica e multidisciplinare e a promuovere modelli riabilitativi coerenti; il carattere trasversale della figura del DM può inoltre favorire processi di maggior integrazione socio-sanitaria tra professioni e servizi. Nel campo del turismo il DM è invece chiamato a rendere accessibile e fruibile a tutti – da un punto di vista informativo e fisico – un’esperienza ricreativa e istruttiva come il turismo. Questo ambito, come sottolineato dagli autori del Manifesto, rende ancor più evidente il valore universale degli accomodamenti volti a supportare le persone con disabilità: una città o una struttura ricettiva più accessibili alla disabilità sono anche più inclusivi per bambini, famiglie con passeggini, anziani o persone con difficoltà motorie.
Gli autori del Manifesto auspicano infine, secondo un’impostazione coerente con gli attuali ambiti di riferimento, l’introduzione del DM in contesti come la scuola, i servizi per il collocamento mirato, i musei e i luoghi e i mezzi di fruizione di film e materiali audiovisivi. I primi due ambiti appaiono di particolare rilevanza: la legislazione italiana prevede infatti avanzate tutele a garanzia del diritto allo studio e dell’inserimento lavorativo delle persone con disabilità, tuttavia i servizi e le professionalità deputate a tali scopi necessitano di un profondo rinnovamento.
La necessità di un quadro normativo organico
Gli autori, in conclusione, sollecitano l’introduzione di un quadro normativo organico per disciplinare nel dettaglio la figura del DM e il suo percorso formativo; auspicano inoltre l’istituzione di un Ordine professionale volto a tutelare, promuovere e garantire la professionalità del DM. Tali azioni risultano ancora più cruciali nel contesto attuale: le conseguenze sanitarie, sociali ed economiche della pandemia risultano infatti ancor più gravose per le persone con disabilità e in tale contesto una figura come il DM potrebbe garantire un supporto essenziale.
Riferimenti
Dalla Mora R. e Marino Aimone P. (2020), Manifesto del Disability Manager, Saonara, Il Prato