Due anni fa lo tsunami della pandemia stava colpendo con tutta la sua forza l’Italia e il resto del mondo. Tra le prime misure per cercare di arginare il contagio fu dichiarato l’isolamento delle strutture Residenziali sanitarie assistenziali (RSA). Luoghi ritenuti sicuri e protetti tanto che in alcune Regioni si decise di isolare lì i pazienti positivi al virus.
In breve tempo quella si è rivelata una scelta scellerata e che insieme ad altre debolezze del sistema delle RSA, ha portato il Covid-19 ad essere la causa di morte di 1 decesso su 3 avvenuto nelle RSA come dimostra la survey svolta dall’Istituto Superiore di Sanità nel maggio 2020. In Lombardia, una delle aree inizialmente più colpite, l’ATS Milano Città Metropolitana ha registrato un aumento del 100% dei decessi tra marzo e maggio 2020 rispetto agli anni precedenti.
In generale, la pandemia ha colpito più duramente quei soggetti che presentavano molteplici patologie, quindi oltre agli anziani anche molti disabili, in cui il virus aggravava le fragilità pregresse. Durante quei difficili mesi spesso si è ragionato su come un modello diffuso sul territorio composto da un mix di strutture sanitarie e reti di welfare fosse in qualche modo più adatto a gestire con efficacia il contenimento dei contagi.
Quale contributo dal PNRR a sostegno della disabilità
Il PNRR sembra andare in questa direzione, per la parte che prevede investimenti nella sanità territoriale per oltre 7 miliardi di euro, proprio per costruire quel presidio che è mancato durante la pandemia. A queste risorse si aggiungono gli investimenti per costruire e rafforzare la rete di welfare territoriale. Risorse finalizzate a realizzare modelli residenziali e abitativi alternativi, in grado di garantire autonomia assistita e protetta.
Il bando presentato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali il 15 febbraio mette sul piatto 1,45 miliardi di euro per cercare di innovare il modello di gestione e assistenza verso i soggetti fragili: anziani, disabili e senza fissa dimora.
Con Vincenzo Falabella Presidente Nazionale di FISH Onlus – Federazione Italiana per il superamento dell’Handicap abbiamo parlato di come il PNRR impatti nel mondo della disabilità e costituisca l’opportunità di portare quelle riforme che il settore da anni attende. “Il PNRR” dice Falabella “oltre a prevedere risorse per far evolvere il sistema da un welfare di protezione a un welfare di inclusione, quindi più attento alle esigenze dei singoli ha il merito attraverso le riforme previste di accelerare il percorso delle due grandi leggi delega fondamentali per mettere ordine nel settore della disabilità. La Legge Delega sull’autosufficienza e la Legge Delega sulla disabilità sono state incluse tra le riforme di sistema previste dal PNRR. Un risultato collettivo dell’associazionismo che attraverso un dialogo serrato con le Istituzioni ha previsto gli interventi legislativi all’interno del Piano”. “In questo modo” aggiunge il Presidente “nell’arco dei prossimi 18-24 mesi avremo due fondamentali riferimenti legislativi che ci permetteranno di lavorare con ordine ed efficacia”.
Il dialogo con il Governo ha comportato l’inclusione delle tematiche legata alla disabilità in maniera trasversale a tutte e 6 le missioni del PNRR. “I bandi che vediamo adesso” continua Falabella “sono i primi passaggi di un percorso che è stato condiviso, ad esempio attendiamo una direttiva sul monitoraggio all’interno del PNRR sui temi dell’accessibilità, il design for all, la vita indipendente e l’autodeterminazione e la non discriminazione, con un ruolo attivo delle associazioni di persone con disabilità e loro famiglie nella preparazione dei progetti”.
Le linee di intervento del bando e il coinvolgimento del Terzo Settore
Il bando pubblicato è organizzato su tre distinte linee di intervento:
- Sostegno alle persone vulnerabili e prevenzione dell’istituzionalizzazione degli anziani non autosufficienti
- Percorsi di autonomia per persone con disabilità
- Housing temporaneo e Stazioni di posta per le persone senza dimora
È un bando complesso, in cui le risorse disponibili e le attività sono rigidamente previste soffocando quindi la possibilità di costruire sinergie tra diversi ambiti e smorzando le progettualità più radicali. Un punto fondamentale del bando è però la coprogettazione attiva con gli Enti del Terzo Settore che saranno chiamati ad essere parte attiva del nuovo modello di welfare che emergerà dal bando.
Su questo punto il Presidente Falabella è chiaro “Il Terzo settore siamo anche noi associazioni. Il processo di riforma in atto del welfare, per passare da un welfare di protezione ad un welfare di inclusione, richiede un coinvolgimento delle associazioni di persone con disabilità e loro famiglie, portatori di saperi e competenze ed esperienze utili ad una progettazione inclusiva. Le persone con disabilità non sono più oggetto di intervento deciso da altri, bensì soggetto di cambiamento, quando sono coinvolti nelle decisioni che le riguardano producono innovazione”.
In diversi territori conferma Falabella, gli Ambiti territoriali sociali (ATS), che sono i soggetti deputati alla definizione dei progetti stanno coinvolgendo le associazioni federate a FISH, segno che il processo si è messo in moto, ma su un punto è necessario far attenzione. “Gli ATS non conoscono i principi della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con Disabilità (CRPD) e spesso non hanno tutte le competenze per elaborare progetti, principalmente i piccoli comuni. In Italia prevale ancora un modello medico/individuale delle persone con disabilità, che limita gli interventi ad elementi sanitari e assistenziali”. “Non è un caso” conclude Falabella “che la legge delega sulla disabilità introdurrà la definizione di persone con disabilità della CRPD che mette in evidenza le responsabilità delle istituzioni e di vari attori della società civile che hanno prodotto e producono ancora barriere, ostacoli e discriminazioni che impediscono la piena partecipazione in eguaglianza di opportunità con gli altri cittadini”.
Competenze e tempi, problemi che ritornano
Ancora una volta appare come il PNRR nello sforzo di produrre innovazione e di accompagnare l’evoluzione del sistema non tenga conto di chi quelle innovazioni le dovrebbe pensare, programmare e realizzare. Le competenze attuali sembrano non bastare (come abbiamo ricordato anche qui). Ma forse sarà proprio dalla coprogettazione con il Terzo Settore che sarà possibile individuare una soluzione.
Rimane poi il fattore tempo. Ancora una volta tra pubblicazione del bando e presentazioni dei progetti i tempi sono ristretti, quarantacinque giorni per co-progettare processi complessi appaiano pochi. Sia che si voglia rivitalizzare i piccoli borghi sia che l’obiettivo si ripensare il welfare in maniera più inclusiva.
Memento PNRR
Quale comunità vogliamo realizzare grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza? È la domanda a cui vogliamo rispondere con la serie “MementoPNRR”.