Questo articolo è uscito sul numero 1/2021 di Rivista Solidea, pubblicazione curata dall’omonima Società di Mutuo Soccorso che nasce allo scopo di condividere idee, conoscenze pratiche e saperi intorno ai temi del lavoro, della mutualità e dei beni comuni sui quali si gioca la sostenibilità del nostro futuro.
Digitale e disabilità, per alcuni aspetti, sono un binomio inscindibile, soprattutto se ci riferiamo a disabilità di tipo motorio e sensoriale. Ausili e tecnologie assistive hanno senza dubbio sempre più assunto un ruolo determinante nel miglioramento della qualità della vita delle persone con disabilità: per il raggiungimento di una maggiore autonomia, per permettere loro di lavorare e studiare, nonché nella cura e nella riabilitazione di chi ha una disabilità anche temporanea.
Inoltre, gli strumenti tecnologici sono spesso potenti amplificatori delle capacità relazionali e comunicative. Ma tale binomio non è affatto privo di difficoltà e rischi.
Rischi che appaiono evidenti se ci riferiamo in particolare a persone con disabilità di tipo intellettivo, per ovvi motivi più esposte al digital divide, ma che si presentano anche per chi ha una disabilità motoria. Per promuovere una maggiore e più efficace inclusione digitale occorre quindi conoscere questi rischi e provare a superarli, sicuramente attraverso nuove politiche, ma anche con progettualità innovative che possono nascere dal basso.
La comunicazione
Le persone con disabilità motoria e sensoriale, facendo fatica a spostarsi nel territorio, hanno sempre usato tantissimo le strumentazioni digitali per comunicare e coltivare la propria rete di relazioni con gli altri, in particolare attraverso i social, come Facebook. In questo anno di pandemia, in cui tutti noi ci siamo spostati sempre più sul digitale, questa tendenza si è ovviamente rafforzata e ampliata, permettendo a tante persone con disabilità fisica di continuare ad avere una vita di relazione soddisfacente e ricca.
Questo discorso, pur se in misura minore e con importanti differenze qualitative nella modalità di fruizione, possiamo dire che valga anche per le persone con disabilità intellettiva lieve o media. Chi di loro è attualmente inserito all’interno di centri diurni, che come noto hanno dovuto riprogrammare le attività riducendo fortemente i momenti in presenza, sulla base di normative regionali diverse tra loro ma nel complesso simili, in molti casi ha potuto usufruire di attività a distanza attraverso il cellulare o il pc, grazie alla grande creatività e all’impegno degli operatori dei servizi ma anche al sostegno delle famiglie. Queste attività sono state tra le più disparate: attività musicali o espressive, narrazione, giochi di ruolo o attività ludiche, concorsi di cucina; arrivando in alcuni casi anche ad esempi un po’ meno virtuosi, come l’attività di nuoto a distanza… Ma nel complesso, soprattutto a partire dalla seconda ondata pandemica, a mio parere il bilancio è tutto sommato positivo: sono emerse in non pochi casi sorprendenti capacità di adattamento.
La stessa cosa non può dirsi per le persone con disabilità intellettiva più grave, che hanno purtroppo potuto usufruire di tali attività in maniera minore e hanno maggiormente patito la mancanza di relazioni corpo a corpo.
Il lavoro e l’impegno civico
Un interessante rapporto intitolato "Una economia digitale inclusiva per le persone con disabilità", pubblicato a febbraio di quest’anno, esamina da vicino la trasformazione digitale del mondo del lavoro e il suo impatto sull’inclusione delle persone con disabilità. L’obiettivo del rapporto è aumentare la consapevolezza dell’impatto di un mondo digitale del lavoro sulle persone con fragilità e individuare le azioni necessarie per plasmare un futuro di lavoro in modo più inclusivo per la disabilità.
Lo studio esamina e approfondisce, con suggerimenti opportuni, i principali impatti di questa rivoluzione tecnologica nel mondo del lavoro: la creazione di nuovi posti di lavoro, le occupazioni obsolete, i cambiamenti nei posti di lavoro tradizionali e nei processi di assunzione…
Considerando il ruolo che la digitalizzazione svolge nel futuro del lavoro, coinvolgere le persone con disabilità in ambito digitale è diventato un aspetto non negoziabile.
D’altra parte, in caso di strumenti digitali non accessibili oppure di competenze non adeguate, le persone con disabilità rischiano di essere lasciate indietro. Spesso queste persone, infatti, sperimentano livelli di istruzione e formazione inferiori a quelli del resto della popolazione, a partire già dall’istruzione primaria che ancora oggi non è adeguata. La loro riqualificazione e il miglioramento delle loro competenze è quindi fondamentale per garantire che possano accedere a nuovi posti di lavoro.
Progetti virtuosi nei servizi pubblici
Le aziende, inoltre, devono stabilire requisiti di accessibilità ai fornitori di strumenti digitali, le industrie del settore devono integrare un approccio di progettazione universale per prodotti e servizi, fornendo formazione sull’accessibilità agli sviluppatori e ai fornitori. In ogni caso, spesso le opportunità lavorative per persone con disabilità motoria nascono grazie a progetti virtuosi realizzati all’interno dei servizi pubblici. Il servizio Passpartout di Torino, ad esempio, in questi anni da un lato ha promosso importanti iniziative in questo senso, come il progetto Volonwrite, dall’altro ha sostenuto e incoraggiato iniziative professionali di singoli particolarmente attivi, come nel caso dello youtuber Ariodb.
Venendo alle persone con disabilità intellettiva, che molto spesso non possono o non riescono ad accedere al mondo del lavoro, diventa importante poter garantire comunque un ruolo generativo nella comunità, attraverso attività di cittadinanza attiva e di impegno civico che possono realizzarsi anche attraverso modalità digitali.
Alcuni ragazzi con disabilità intellettiva lieve dei servizi diurni valsusini, ad esempio, in collaborazione con il Sistema bibliotecario della Val di Susa, stanno realizzando un Videotutorial per promuovere l’utilizzo della biblioteca online, con l’obiettivo di far comprendere anche a chi ha maggiori difficoltà dovute all’anzianità o alla fragilità, che è un servizio utile e accessibile per tutti.
Ancora più interessante è la ricerca che si sta realizzando attraverso il progetto europeo B4 – Breaking Barriers And Building Bridges, promosso come capofila dall’Università di Siviglia, in partenariato con altre sette organizzazioni provenienti da cinque Paesi, tra cui l’Italia. Attraverso questo ambizioso progetto, che ha preso avvio a ottobre del 2020 e si concluderà nel 2022, si intende elaborare nuovi percorsi formativi e nuovi strumenti, anche e soprattutto digitali, che permettano alle persone con disabilità intellettiva di sentirsi cittadini attivi e promuovere progetti di impegno civico su tematiche quali la sostenibilità ambientale, i diciassette obiettivi del 2030 e i diritti umani.
Verso un futuro con meno barriere
Traendo spunto dal documento programmatico E-learning verso l’inclusione sociale, redatto dalla Commissione Europea, vorrei concludere evidenziando cinque significativi obiettivi di sviluppo rispetto a questo ambito:
- combattere il digital divide, analizzando le cause sociali di esclusione;
- incentivare le comunità di gruppi svantaggiati a utilizzare Internet per avere visibilità e occasione di comunicazione e interazione;
- semplificare le tecnologie per renderle intuitive, anche utilizzando interfaccie più amichevoli;
- trasformare i contenuti strutturali mirati all’acquisizione di conoscenze in percorsi volti all’acquisizione di competenze trasversali e di problem solving;
- promuovere l’accessibilità dei siti Web e dei contenuti digitali in generale.
Occorre infine che, nel processo di digitalizzazione che ha avuto una forte spinta grazie alla pandemia e che molto probabilmente accelererà ancora di più nei prossimi anni, si tenga conto delle necessità e delle caratteristiche di chi è più fragile. Perché sia sempre più chiaro che la tecnologia non è un fine, ma un importante mezzo al servizio dell’uomo, per permettergli di esprimere tutte le sue potenzialità e andare oltre le barriere.