Come evidenziato da numerosi articoli usciti lo scorso 9 settembre, nel corso del suo discorso programmatico alla Camera il Presidente Giuseppe Conte ha sottolineato come uno dei primi atti del Governo riguarderà gli asili nido. Come riportato anche da questo articolo di Fanpage, prima di ottenere la fiducia in Aula Conte ha detto: “(…) Rafforzare l’offerta dell’educazione fin dal nido è un investimento strategico per il futuro della nostra società perché combatte le diseguaglianze sociali, che purtroppo si manifestano sin nei primissimi anni di vita, e favorisce una più completa integrazione delle donne nella nostra comunità di vita sociale e lavorativa“.
“Questo Governo“, ha proseguito Conte, “quale prima misura di intervento a favore delle famiglie con redditi bassi e medi, si adopererà, con le Regioni, per azzerare totalmente le rette per la frequenza di asili nido e micro-nidi a partire dall’anno scolastico 2020-2021 e per ampliare, contestualmente, l’offerta dei posti disponibili, soprattutto nel Mezzogiorno. È una delle varie misure che introdurremo anche al fine di sostenere la natalità e contrastare così il declino demografico“.
La questione degli asili nido in Italia
Il problema dell’offerta e dei costi riguardanti gli asili nido nel nostro Paese è una questione annosa che si sta aggravando negli ultimi anni. Una recente indagine di Save the Children (vuoi saperne di più?) ha infatti sottolineato come, nonostante le nascite al minimo storico (come evidenziato dai dati Istat), nel 2018 solo un bambino su quattro ha potuto frequentare un servizio dedicato alla prima infanzia.
A parte alcune eccezioni virtuose come Valle d’Aosta, Emilia Romagna, Toscana e Umbria, che hanno registrato i tassi di copertura più alti, in alcuni casi anche superiori all’obiettivo europeo del 33%, tutta l’Italia del Centro-Nord ha percentuali di copertura appena superiori al 20%. Come ormai tristemente noto, questa percentuale si abbassa drasticamente per il Mezzogiorno, dove solo circa 12 bambini su 100 riusciranno ad accedere agli asili nido o ai sevizi alternativi. La situazione più critica la si trova in Campania dove nemmeno un bambino su 10 ha la possibilità di accesso (6,8%).
Anche l’Istat ha recentemente evidenziato tendenze simili (ve ne abbiamo parlato qui). Secondo l’Istituto di Statistica – che ha censito nel nostro Paese 13.147 servizi socio-educativi per l’infanzia – i posti disponibili negli asili nido coprono solo il 24% del potenziale bacino di utenza. Come ben evidenziato da questo approfondimento di Fondazione Openpolis, i dati Istat evidenziano inoltre come la disparità nell’offerta di tali servizi non riguarderebbe solo il gap tra Nord e Sud ma anche quello tra centro e periferia.
Per queste ragioni, ma (purtroppo) anche per scopi elettorali e propagandistici, la questione degli asili nido sta assumendo sempre più importanza nel dibattito politico. Sinora però pochi sono stati gli sforzi concreti realizzati dai Governi che si sono succeduti negli ultimi anni. Il fatto che il premier Conte, nel momento della presentazione ufficiale del suo Esecutivo alla Camera, abbia rimarcato un impegno in questa direzione è sicuramente qualcosa di rilevante. Resta ora da vedere se – e soprattutto come – saranno compiute delle innovazioni di natura strutturale per rafforzare il sistema italiano dei servizi alla prima infanzia.
Qui è possibile ascoltare il discorso integrale di Giuseppe Conte