Quella di Ministro del Lavoro e del Welfare di questi tempi rappresenta sicuramente una posizione molto scomoda per chiunque venga chiamato a ricoprirla. I problemi strutturali del nostro Stato sociale, la grave congiuntura economica, la drammatica situazione del mondo del lavoro e le crescenti tensioni sociali rappresentano sfide che farebbero impallidire anche il più agguerrito dei candidati. Questo ruolo complicato è ora ricoperto da Enrico Giovannini, uno dei 10 “saggi” voluti ad inizio aprile dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per stabilire le priorità su cui dovrà concentrarsi il nuovo governo.
Il profilo del neo-ministro
Noto ai più per il suo ruolo di Presidente dell’Istat, dal 2009 guida l’ente che quotidianamente quantifica, analizza e approfondisce tantissime tematiche legate al welfare e all’evolversi dei rischi e bisogni della popolazione. Giovannini arriva al dicastero che fu di Elsa Fornero avendo sulle spalle un incarico gravoso, ma anche una serie di conoscenze e strumenti che potranno senza dubbio giocare un ruolo importante nel corso del suo mandato.
Dalla parte di Giovannini, in primo luogo, c’è una competenza pluriennale in tema di analisi dei dati e delle dinamiche economico-sociali. Laureato in Economia presso La Sapienza di Roma, ha ricoperto incarichi rilevanti presso diversi istituti di ricerca, in particolare Istat e OCSE. Proprio in questo istituto, dove è stato Chief of the Statistics Directorate per quasi un decennio, ha avviato una riforma complessiva del sistema statistico interno sviluppando strumenti e prodotti attualmente utilizzati da numerosi istituzioni internazionali come le Nazioni Uniti, l’Unione Europea o il Fondo Monetario Internazionale. Ha inoltre preso parte ad importanti commissioni nazionali ed internazionali, in particolare la nota Stiglitz Commission promossa dall’ex-Presidente francese Sarkozy.
Sempre in chiave internazionale è stato promotore del Global Project on Measuring the Progress of Societies, progetto di ricerca condotto dall’OCSE in collaborazione con la Commissione Europea, l’ONU e la Banca Mondiale per sviluppare nuovi indicatori statistici utili a definire il concetto di “benessere” all’interno di una società. Il progetto ha incoraggiato il sorgere di diverse iniziative che mirano ad individuare strumenti che possano integrarsi al classico strumento del Pil, o addirittura sostituirlo. Proprio in tempi recenti anche in Italia è stato sviluppato da Istat e Cnel l’indice BES – Benessere Equo Sostenibile (di cui abbiamo trattato in un nostro precedente articolo) fortemente sostenuto dallo stesso Giovannini che ha affermato come esso possa "orientare meglio le scelte della politica, promuovendo un modello di sviluppo diverso con al centro la persona e non i prodotti".
Alcuni spunti per affrontare le questioni più urgenti
Giovannini dunque non è solo un riconosciuto “uomo dei numeri”, ma anche uomo capace di immaginare, sviluppare e costruire strumenti e paradigmi nuovi attraverso cui valutare i tanti fattori che costituiscono la complessa realtà socio-economica italiana. La speranza è che questa capacità di giudizio e innovazione possa essere utilizzata anche all’interno del dicastero del lavoro e del welfare per affrontare questioni molto importanti.
Sul tavolo del neo-ministro ci sarà anzitutto l’emergenza lavoro con tutte le sue numerose e drammatiche sfaccettature. Da un lato la necessità di trovare i fondi necessari al funzionamento della cassa integrazione che, come affermato dall’ormai ex-Ministro Fornero, potrebbero esaurirsi già a metà anno. Dall’altro il grave problema della disoccupazione giovanile giunta ormai ai suoi massimi storici. In mezzo tante altre questioni, come l’irrisolto problema degli esodati, le numerose tematiche legate alla riforma degli ammortizzatori sociale e i rapporti col mondo sindacale.
Su alcuni temi Giovannini si è già espresso in passato proponendo soluzioni, inserite anche nelle due relazioni dei “saggi” consegnate a Napolitano, che ora avrà la possibilità di mettere finalmente in pratica. In tema di credito d’imposta per i lavori meno retribuiti, ad esempio, potrebbero presto presentarsi importanti novità che permetteranno di far ripartire il circolo virtuoso della assunzioni. Più volte Giovannini si è infatti espresso affinché venissero approvate misure adeguate in tal senso.
Per quel che riguarda la disoccupazione, invece, Giovannini ha già richiamata la necessità di agevolare a tutti i costi l’occupazione giovanile attraverso misure rapide incisive, anche ricorrendo ai nuovi fondi che dal 2014 saranno messi a disposizione dall’Unione europea (lo Youth Guarantee, di cui vi abbiamo raccontato l’approvazione).
Interessante anche la posizione del Ministro sul discusso reddito di cittadinanza: Giovannini sembra non essere pregiudizialmente contrario a tale strumento che, pur presentando costi e incognite notevoli (come il rischio di andare ad alimentare la piaga del lavoro in nero), potrebbe essere preso in considerazione per allineare l’Italia ai moltissimi altri Paesi europei in cui tale misura è già in vigore. Un’ipotesi di lavoro interessante, che tra l’altro potrebbe permettere al nuovo governo, come ha sottolineato anche Marurizio Ferrera, di entrare in relazione con una forza importante presente in Parlamento, che ha fatto del reddito di cittadinanza uno dei suoi cavalli di battaglia.
Prospettive positive che speriamo di vedere realizzate
Ai vertici del Dicastero di via Vittorio Veneto è stato nominato un ministro che possiede una notevole conoscenza delle dinamiche socio-economiche proprie del nostro Paese, sviluppata in lunghi anni di analisi e ricerca, e che pare avere anche le capacità necessarie a implementare misure innovative atte a riformare il sistema di welfare e il mondo del lavoro. Ci auguriamo pertanto che le premesse da cui parte il lavoro del neo-ministro del welfare Enrico Giovannini possano essere confermate nel corso dei prossimi mesi, attraverso lo sviluppo di politiche in grado di far ripartire il motore del Paese.
Riferimenti
Il rapporto Istat-Cnel sul Benessere Equo e Sostenibile in Italia
Aiuto alle famiglie e contratto con l’UE. Le priorità del nuovo governo