Nel nostro Paese si sceglie di diventare madri sempre più tardi e molte donne rinunciano alla carriera professionale quando si ritrovano a scegliere tra lavoro e impegni famigliari. Come spesso vi abbiamo mostrato analizzando i dati Istat (ad esempio in questo approfondimento o in quest’altro), circa il 40% delle donne tra i 25 e i 49 anni con almeno un figlio risulta inattiva; per di più, questa percentuale tende a salire all’aumentare del numero di figli e raggiunge quasi il 53% nelle donne con tre o più figli.
Questi risultati sono la conseguenza di forti discriminazioni radicate nel mondo del lavoro, di squilibri nei carichi famigliari tra madri e padri e di poche possibilità di conciliare gli impegni domestici con il lavoro. Proprio per questo, in Italia c’è ancora molta strada da fare. Per fornire un sostegno alle lavoratrici-madri, Save the Children ha realizzato all’interno del suo sito una breve sintesi dei diritti e delle tutele per le lavoratrici dipendenti. Ecco le principali misure previste:
- sicurezza e salute della madre lavoratrice: il datore di lavoro ha l’obbligo di rispettare i divieti imposti alla madre lavoratrice che le permettono di continuare a svolgere la sua mansione senza mettere a rischio la salute propria e del suo bambino. Le tutele si applicano in caso di lavori pericolosi e di fatica, ma anche per orari di lavoro notturni;
- congedo di maternità: si tratta di un periodo, flessibile, di astensione obbligatoria dal lavoro per un totale di 5 mesi. I due mesi precedenti la data presunta del parto e i tre mesi dopo il parto. Un mese precedente al parto e 4 mesi successivi, previo parere medico preventivo. 5 mesi successivi al parto, qualora il medico specialista e il medico competente sulla salute nei luoghi di lavoro attestino che tale opzione non arrechi pregiudizio alla salute della gestante (ddl 1334 Legge di Bilancio 2019);
- indennità: per il periodo del congedo di maternità è prevista un’indennità giornaliera pari all’80%;
- congedo parentale: in sintesi è l’astensione facoltativa dei genitori per un periodo di massimo 10 mesi nei primi 12 anni di vita del bambino. Il congedo parentale può essere richiesto dalla madre e dal padre lavoratore per un periodo continuativo o frazionato non superiore a 6 mesi. Può essere richiesto per la sua intera durata, in maniera frazionata o a ore;
- permessi di riposo: per le mamme lavoratrici dipendenti sono previsti dei periodi di riposo per l’allattamento e in caso di handicap gravi del proprio figlio;
- congedo per malattia del figlio: i genitori (alternativamente) hanno diritto ad astenersi dal lavoro per tutta la durata della malattia del figlio fino ai suoi 3 anni. Dai 3 agli 8 anni del figlio l’astensione è di massimo 5 giorni l’anno. Il congedo per malattia del figlio non è retribuito;
- in questo ultimo punto si richiamano altre forme di supporto economico di cui hanno diritto i genitori, come: gli assegni di maternità del Comune e dello Stato e il concorso dello Stato per oneri contributivi o altri Bonus come quelli previsti dalla Legge di bilancio (ve ne abbiamo parlato qui);