Berlino – Il diritto a un posto in asilo per ogni bambino che vive in Germania. Parte domani, 1° agosto, non senza incertezze e guerre di cifre, una delle più importanti riforme sociali del governo Merkel.
Era il 2008, quando il sindacato IG Metal per primo lanciò l’idea del «diritto a un posto in asilo», che mirava ad affrontare un problema strategico dell’industria tedesca: le poche donne che lavorano, soprattutto dopo il primo figlio. Se è vero che il 68% delle donne hanno un’occupazione, il 45% di queste però sceglie il part-time: la più alta percentuale in Europa dopo l’Olanda. E poi c’è l’altra statistica che angoscia i tedeschi: la bassa natalità, 1,37% figli per donna. Nonostante, almeno, la soglia di posti-nido per il 33% dei bambini, fissata dal trattato di Lisbona, in Germania sia stata raggiunta.
Come funzionerà concretamente il piano? Cosa succede se il bimbo, detentore del suo nuovo diritto sociale, non trovasse posto al nido? La legge prevede che i genitori possano fare causa al comune: questo poi dovrà provvedere a una sistemazione, tra pubblico e privato, entro tre mesi. Oppure il genitore, costretto a restare a casa con il figlio, sarà risarcito.
Più discusso invece l’altro pilastro della riforma, il Betreuungsgeld, l’assegno mensile per l’accudimento da casa, che è stato denunciato dai detrattori come il ritorno all’ideologia della tre K – Kinder, Kirche, Küche – che vuole la donna impegnata ai fornelli, in chiesa o con i bimbi.
Il diritto dei bimbi all’asilo. Un posto per ogni nato, Mara Gergolet, Il Corriere della Sera, 31 luglio 2013.