Lo scorso 30 dicembre Italia Lavoro ha pubblicato sul proprio sito web il rapporto annuale “Famiglie e Lavoro”, che fornisce una fotografia della condizione occupazionale dei membri delle famiglie italiane. Il rapporto annuale “Famiglie e Lavoro 2013”, redatto da Italia Lavoro nell’ambito del Programma Statistico Nazionale 2012-2013, analizza ed elabora le numerose indagini statistiche che hanno come riferimento il nucleo familiare – prima tra tutte la Rilevazione Continua sulle Forze Lavoro (RCFL) dell’Istat – per mettere in luce il rapporto dei componenti della famiglia con il mercato del lavoro, evidenziandone caratteristiche strutturali e criticità.
La famiglia vista non solo come unità di analisi e neppure come mero “contenitore”, ma piuttosto come strumento strategico per affrontare i problemi del difficile processo di transizione scuola-lavoro, della discontinuità contrattuale e delle basse retribuzioni. Nonché attore cruciale nel sempre più difficile compito di accompagnare i giovani verso il raggiungimento dell’indipendenza. L’accesso al reddito – spiega infatti il Rapporto – avviene certamente attraverso la partecipazione diretta al mercato del lavoro, ma è anche mediato dall’appartenenza familiare.
Negli ultimi anni si è registrato un generalizzato peggioramento della condizione occupazionale: la percentuale delle famiglie italiane in cui almeno un familiare è in cerca di lavoro è passata dal 7,8% del 2004 al 9,4% del 2012, con picchi regionali che talvolta superano il 14% come quelli di Calabria e Campania. L’81,3% delle 15.354.081 famiglie italiane con almeno un membro occupato comprende un lavoratore dipendente, mentre nel restante 18,7% dei casi si tratta di un lavoratore indipendente. Interessante notare poi la relazione tra tipologia lavorativa e presenza di figli: sono infatti le coppie senza figli a far registrare la percentuale più elevata di presenza di un componente con occupazione indipendente all’interno del nucleo (una percentuale che scende da 30,5% a 26,1% nel caso di più di due componenti).
Per quanto riguarda la tipologia di contratto di lavoro, il 73,6% delle famiglie con almeno un occupato ha al suo interno almeno una persona che lavora con contratto a tempo indeterminato: il 52,5% ha un solo componente occupato a tempo indeterminato, il 19,6% ne ha due e l’1,5% più di due. 4.070.336 – pari al 26,4% del totale delle famiglie con almeno un lavoratore – sono le famiglie che non hanno nessun membro assunto a tempo indeterminato. Considerando infine i lavoratori part-time – il 23,7% delle famiglie ne ha almeno uno – le percentuali più alte si registrano in corrispondenza delle famiglie con più di due componenti, probabilmente per la necessità di contribuire alla gestione dei carichi familiari.
Dopo aver trattato le principali dinamiche socio-demografiche, il rapporto presenta una serie di focus tematici. Il primo riguarda le famiglie in difficoltà: in aggiunta alle quasi 10 milioni di famiglie che nel 2012 erano prive di reddito da lavoro non si possono dimenticare i lavoratori in cassa integrazione e tutti coloro che non hanno un contratto stabile, continuativo e a tempo pieno. Una “fetta” di popolazione significativa, largamente composta da famiglie con figli a carico, e distribuita in maniera eterogenea sul territorio nazionale.
Il secondo focus analizza il problema dei NEET, i giovani di età compresa tra 15 e 29 anni Not in Employment, Education and Training, fuori dai percorsi formativi e al tempo stesso privi di occupazione. Le dimensioni del fenomeno dei NEET sono in crescita: il 28,9% dei nuclei con un componente tra i 15 e i 29 anni ne ha infatti uno in famiglia, e ben il 12,7% ne ha addirittura più di uno. Nel 2012 i NEET erano 2.250.502 – per il 53,6% femmine e il 46,4% maschi – pari al 22,7% dei giovani di età compresa tra 15 e 29 anni. In aggiunta alla dimensione territoriale, il fenomeno risente di una forte polarizzazione di genere: tra i motivi che spingono all’inattività spiccano infatti quelli riconducibili agli oneri di cura della famiglia. Tra le donne, il 4,4% non lavora per la nascita di un figlio, e ben il 14,8% – contro lo 0,1% degli uomini – dichiara di prendersi cura dei bambini e/o di altre persone non autosufficienti.
Il terzo focus si concentra sull’influenza della famiglia rispetto alle prospettive occupazionali dei giovani tra i 20 e 29 anni che ancora vivono a casa. La disoccupazione giovanile è più diffusa proprio nelle famiglie in cui la condizione occupazionale dei genitori renderebbe più impellente l’esigenza di un lavoro. “Nell’insieme – conclude il Rapporto – emerge un quadro familiare push dell’ingresso del mercato dei giovani condizionato dal reddito familiare; anche la scelta di studiare è influenzata positivamente dalla presenza in famiglia di redditi da lavoro”.
L’ultimo focus mostra l’attaccamento al mercato del lavoro delle famiglie composte da cittadini stranieri. L’86,1% delle famiglie costituite da soli cittadini stranieri conta almeno un lavoratore, a fronte del 58,3% delle famiglie italiane. Scomponendo poi per tipologia di nucleo famigliare, si nota che se per le coppie con figli i valori sono analoghi, tra i cittadini comunitari ed extracomunitari le persone sole e le coppie senza figli partecipano al mercato del lavoro molto di più dei corrispettivi italiani. Bisogna tuttavia considerare la differente composizione anagrafica dei nuclei familiari, che nel caso di cittadini stranieri sono più “giovani”.
Il Rapporto restituisce un quadro non certo incoraggiante, ma fornisce spunti di riflessione e possibili linee di intervento. L’attenzione posta sulla non sempre chiara relazione tra famiglia e mercato del lavoro, individuandone le tendenze e le differenziazioni interne, sembra suggerire la necessità di una migliore integrazione tra le politiche. I capitoli portano alla luce numerose questioni ormai cruciali come la frammentazione territoriale dei diritti, le differenze di genere e il “peso” della conciliazione famiglia-lavoro, ma anche le prospettive dei giovani e le potenzialità della componente immigrata.
Riferimenti
Il portale web di Italia Lavoro
Il Rapporto “Famiglie e Lavoro 2013”