Quello delle disuguaglianze sociali che si sviluppano nell’ambiente scolastico è un tema centrale per il nostro sistema di welfare, presente e futuro.
Due evidenze, in particolare, ci permettono di capire bene perché lo sia. La prima riguarda le basse competenze degli studenti: i ragazzi italiani sono sotto la media OCSE per quanto riguarda i livelli base di italiano e scienze, mentre a livello europeo non siamo ancora riusciti a portare al di sotto del 15% l’incidenza dei giovani che ottengono risultati insufficienti in lettura, matematica e scienze. La seconda fa riferimento agli alti tassi di dispersione e abbandono scolastico, i più alti in Europa dopo Spagna, Malta e Romania.
In entrambi i casi, sono gli studenti che provengono da situazioni socio-economiche più svantaggiate ad avere risultati scolastici peggiori e ad abbandonare più facilmente la scuola. Questo ci fa capire che la scuola italiana non riesce ad agire efficacemente come veicolo di mobilità sociale, ma anzi cristallizza le disuguaglianze esistenti. Trovare dei metodi per fare in modo che il sistema di istruzione nel suo complesso intervenga su questo problema diventa dunque prioritario.
Una ricerca per capire come intervenire
In questo senso, di recente Percorsi di secondo welfare ha realizzato su incarico di ActionAid Italia il report “Contrastare le disuguaglianze educative: partecipazione studentesca e orientamento scolastico“. L’idea su cui si basa la ricerca è quella di focalizzarsi su due aree di intervento strategiche per promuovere il superamento delle disuguaglianze nell’istruzione.
La prima si riferisce alla partecipazione studentesca, intesa sia come coinvolgimento generale dello studente in attività proposte dalla scuola (ad esempio con una didattica più partecipativa) sia come capacità dei ragazzi di agire all’interno della governance dell’istituto. La seconda si concentra invece sull’orientamento scolastico, cioè quel processo di acquisizione di competenze e conoscenze necessaria ad affrontare le scelte formative e di carriera lungo tutto il corso della vita.
L’analisi, per entrambe le aree, si è svolta in due fasi: partendo da una ricerca desk, abbiamo poi svolto un’analisi empirica che ha coinvolto vari soggetti interessati dal tema.
Partecipazione: il confronto con studenti e stakeholder
Per quanto riguarda l’approfondimento sulla partecipazione studentesca, la ricerca desk si è concentrata prevalentemente sull’analisi della letteratura, che è molto ampia sul tema e si basa su alcuni concetti fondamentali: lo student engagement, cioè il coinvolgimento dei ragazzi nel mondo scolastico, e la student voice, cioè il riconoscimento del ruolo degli studenti in quanto portatori di conoscenza nell’ambiente scolastico. La valorizzazione di questi due aspetti può infatti contribuire a contrastare l’abbandono scolastico. È stata inoltre realizzata un’analisi delle principali ricerche quantitative sulla partecipazione studentesca in Italia e un’analisi documentale della normativa riguardante gli strumenti di partecipazione alla governance scolastica in Italia.
Alla ricerca desk sono poi seguiti due focus group che hanno visto protagonisti studenti coinvolti nei progetti di ActionAid Italia e provenienti da scuole di tutto il Paese, insieme ad alcuni rappresentanti di Unione degli Studenti1. Il primo focus group si è focalizzato sugli strumenti di partecipazione interni alla scuola (a livello di classe e d’istituto) ed esterni (ad esempio la Consulta provinciale) definiti dalla attuale normativa. Il secondo ha indagato l’opinione degli studenti sugli strumenti di partecipazione che nascono sia a seguito dell’iniziativa studentesca e che si collocano negli spazi di auto-organizzazione (come le liste aperte e le commissioni paritetiche), sia dalle scuole che si rapportano con il territorio in attuazione del principio di sussidiarietà attraverso i Patti educativi, un particolare strumento di policy di cui abbiamo parlato spesso nella nostra serie #DisuguaglianzeEducative.
Orientamento: imparare dalle best practice
Nell’approfondimento sull’orientamento scolastico invece la ricerca desk si è concentrata soprattutto sull’analisi della documentazione europea riguardante l’orientamento permanente e il confronto di due casi di successo: la Finlandia e la Spagna. Nel sistema di istruzione finlandese è previsto uno specifico monte ore annuale da dedicare all’orientamento durante tutto il percorso scolastico, dalla scuola primaria alla secondaria di secondo grado; in Spagna, invece, all’interno degli istituti scolastici, è presente una figura espressamente formata e dedicata all’orientamento.
L’analisi è poi proseguita analizzando il sistema di orientamento italiano e le sue criticità. Nel contesto italiano sono stati poi individuati due casi di best practice, che abbiamo esaminato tramite tre interviste in profondità. Il primo è “Orientamento Metropolitano”, progetto realizzato dalla Città Metropolitana di Bologna finalizzato alla costruzione di un sistema territoriale dell’orientamento. Il secondo caso di studio è quello di AFOL Metropolitana Milano, ente attivo nel campo dell’orientamento scolastico e professionale.
Nel corso delle ricerche preliminari alla stesura del report, sono state anche condotte diverse interviste a esperti del settore, come Andrea Gavosto, Direttore della Fondazione Agnelli, a cui abbiamo chiesto di raccontarci i rischi e le opportunità provenienti dal PNRR per la scuola, e Pasquale Bonasora, presidente di Labsus, che ci ha aiutati a definire i Patti educativi di comunità nella più ampia cornice dei Patti di collaborazione.
Quali risultati emergono dal report?
L’analisi condotta nel report ci conferma che sia la partecipazione sia l’orientamento costituiscono validi strumenti per il contrasto alle disuguaglianze fra i giovani. Per entrambi questi strumenti la ricerca ha consentito di individuare alcune indicazioni utili al loro miglioramento. Per quanto riguarda la partecipazione, è fondamentale riequilibrare la componente studentesca negli organi di governance scolastica, rendendo gli studenti consapevoli della propria capacità di agire tramite un’adeguata formazione e garantendo in maniera stabile spazi di aggregazione e confronto per i ragazzi. Di grande importanza è poi la promozione della didattica partecipativa, soprattutto quella in cui sono gli studenti a insegnare qualcosa ai compagni (come avviene, ad esempio, durante le cogestioni). Per migliorare l’orientamento è invece necessario renderlo parte integrante di tutto il percorso scolastico, creando un sistema territoriale integrato sia esterno che interno alla scuola, che coinvolga delle figure formate specificamente (insegnanti o professionalità dedicate).
Perché è un tema che “conta”
Il lavoro svolto per ActionAid sulle disuguaglianze educative si inserisce in percorso di approfondimento sui giovani che Secondo Welfare sta seguendo da ormai diverso tempo.
Fin dal 2014 ci siamo occupati del tema con il focus tematico sulle iniziative promosse dalla Youth Guarantee e al programma nazionale Garanzia Giovani e, più di recente abbiamo realizzato del rapporto “Una Garanzia per i NEET. Garanzia Giovani in quattro regioni italiane: Calabria, Lombardia, Puglia, Piemonte”. Attualmente stiamo portando avanti due serie di approfondimenti. #DisuguaglianzeEducative, di cui abbiamo parlato sopra, è nata proprio grazie a questo report. C’è poi #OltreLaDad, la serie in cui ci interroghiamo sul futuro della didattica digitale oltre e fuori dall’emergenza pandemica. Il nostro interesse sul tema giovani quest’anno è inoltre confluito in una newsletter dedicata all’Anno Europeo della Gioventù, in cui raccontiamo le principali sfide e che strumenti hanno i giovani a disposizione per affrontarle.
Ma perché è così importante interessarsi a questo tema? Solo se le nuove generazioni saranno adeguatamente preparate ad affrontare le molteplici sfide che riguardano il Paese e – dal nostro osservatorio – il suo sistema di welfare, avremo la possibilità di sviluppare una società più giusta e inclusiva. In altre parole, sviluppare forme di intervento sociale che rispondano, oggi, alle esigenze dei più giovani significa investire nel welfare futuro, che andrà a vantaggio di tutta la società.