Crisi climatica: italiani consapevoli, ma preoccupati dai costi sociali della transizione
Secondo un recente report di Fondazione Lottomatica sulla crisi climatica e il welfare, a far paura in Italia sono soprattutto la questione energetica e i suoi possibili effetti sulla sicurezza occupazionale ed economica delle famiglie. Per affrontare il "trilemma eco-sociale" le istituzioni devono avere maggiore consapevolezza dell'opinione pubblica, in cui rischiano di emergere tensioni e proteste legate alla transizione verde.
In Italia la preoccupazione legata alle conseguenze che l’effetto serra può produrre sulle generazioni future è diffusa. È quanto emerge dal rapporto “Gli italiani e il mutamento climatico: un barometro eco-sociale” curato da Maurizio Ferrera, professore ordinario di Scienza Politica dell’Università Statale di Milano e Scientific Supervisor di Percorsi di secondo welfare. Lo studio è promosso dalla Fondazione Lottomatica nell’ambito di una più ampia collaborazione con il nostro Laboratorio.
Conoscere per combattere la crisi climatica
Il Green Deal approvato dall’Unione Europea nel 2019 comprende una vasta gamma di misure per affrontare la crisi climatica, come incentivi per tecnologie sostenibili, promozione di trasporti puliti e decarbonizzazione del settore energetico. Perché questo pacchetto di interventi abbia successo è e sarà sempre più importante coinvolgere i cittadini e le cittadine, aiutandoli a capire i problemi che la crisi climatica comporterà nel breve e medio termine e, al contempo, i benefici di lungo termine che potrebbero essere raggiunti proprio attraverso il Green Deal.
La transizione verso una società sostenibile, infatti, comporterà inevitabilmente costi finanziari, economici, sociali e politici più forti in alcuni settori produttivi – con conseguenze importanti su determinate categorie sociali e specifici territori – e porterà a un aumento delle tensioni e delle proteste. Ma permetterà anche di affrontare quelle conseguenze del cambiamento climatico che sono ormai evidenti in tutta Europa. È quindi fondamentale capire cosa pensione le persone: solo una conoscenza approfondita delle opinioni pubbliche può infatti aiutare ad affrontare correttamente queste sfide.
Lo studio su cui si basa il rapporto è stato condotto in 7 Paesi europei, tra cui l’Italia. Rivela che, in generale, cittadini e cittadine sono consapevoli dell’emergenza climatica e che, di conseguenza, tendono ad adottare sempre più frequentemente comportamenti ecologicamente responsabili. Tuttavia, il report indica come esista una netta avversione alla riduzione del welfare esistente e ai sacrifici in termini di standard di vita.
Proprio per questo, la transizione verde dovrà necessariamente trovare un equilibrio tra ambiente, crescita economica e protezione sociale. In tal senso, è importante evitare o contenere il potenziale conflitto eco-sociale e, in tal senso, per comprendere le preferenze e le prospettive dei cittadini appaiono preziosi i dati che emergono dalle survey, che sono state condotte a fine 2022.
Alcuni dei dati principali sull’Italia
Il 79% degli italiani dichiara di avere un buon grado di conoscenza sulla sfida del cambiamento climatico: significativamente di più degli svedesi e degli spagnoli, ma meno dei tedeschi e dei polacchi. Il 67% degli intervistati indica inoltre di aver avuto esperienzadiretta degli effetti del mutamento climatico (inquinamento atmosferico e idrico oppure eventi estremi come incendi, siccità, inondazioni) negli ultimi 12 mesi (figura 1). Anche per questo, quanto sta accadendo genera paura nel 97% delle persone che vivono nel nostro Paese, sopratutto per quelle che potrebbero essere le conseguenze in tema di sicurezza occupazionale ed economica delle famiglie (67%).
Forse è per questo che gli intervistati dichiarano un significativo impegno personale per affrontare i mutamenti climatici: la quasi totalità (94%) dichiara di fare la raccolta differenziata, il 74% di risparmiare sul consumo di acqua e di energia, il 46% di scegliere modalità di viaggio e trasporto rispettose dell’ambiente e il 45% di privilegiare cibi e vestiti con “etichetta verde”.
Dal nostro osservatorio appaiono poi particolarmente interessanti i dati sul rapporto tra welfare e cambiamento climatico. Dalla ricerca emerge un trilemma eco-sociali che riguarda il trade-off tra protezione dell’ambiente, crescita economica e, appunto, welfare. Come emerge sempre più spesso anche nella letteratura, le persone evidenziano infatti una crescente difficoltà nel conciliare contemporaneamente gli obiettivi sviluppo economico, quelli relativi alla transizione verde e, infine, quelli relativi alla solidarietà sociale.
In generale, il 46% degli italiani dichiarano una bassa disponibilità a tagliare pensioni, prestazioni familiari e soprattutto sanità e assistenza sociale. Tuttavia, il report evidenzia come nell’opinione pubblica siano andati affermandosi 3 gruppi principali che sostengono i diversi elementi del trilemma:
il 17,8% degli intervistati sostiene il percorso “sostenibilità ambientale e (vecchio) welfare”, anche se ciò comportasse meno crescita: si tratta di coloro che danno priorità agli obiettivi ambientali e sono contrari a qualsiasi riduzione del welfare.
il 14,7% sostiene il percorso “sviluppo economico e (vecchio) welfare”, anche se ciò dovesse comportare ritardi e lacune in termini di sostenibilità ambientale: si tratta di coloro che privilegiano l’obiettivo della crescita e sono contrari a qualsiasi riduzione del welfare;
il 9% sostiene una “terza via”, volta a “conciliare sostenibilità ambientale e sviluppo economico”, anche se ciò dovesse comportare qualche rinuncia in termini di protezione sociale.
Si tratta di una polarizzazioneda non sottovalutare secondo lo studio, che richiede uno sforzo di comprensione e azione anzitutto da parte delle istituzioni.
Rischi diretti e indiretti, alla ricerca di un nuovo modello
Durante la presentazione dello studio, a cui ha partecipato anche il Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, Maurizio Ferrera ha spiegato che il rapporto mostra come tra gli italiani ci sia “una grande preoccupazione sulle minacce che il cambiamento climatico può produrre, che porta a temerenon solo per gli effetti diretti ma anche per quelli indiretti, per esempio sul rischio di perdere l’occupazione o di perdere il reddito“. L’affermarsi di un simile contesto “potrebbe rendere più probabile l’emerge nel nostro Paese di un inedito conflitto eco-sociale”, ha affermato il docente. Proprio per questo “serve una classe politica responsabile che deve sforzarsi di evitare questo scenario”.
In base ai dati, Ferrera ha sottolineato come ci siamo divisioni all’interno dell’opinione pubblica che “sono importanti, ma anche relativamente malleabili” a condizione che “i policy makers trasmettano i segnali giusti”. Per il professore ci sono “tuttii margini per gestire la transizione energetica e rendere l’Italia più eco-sostenibile, ma certo occorrerà tener conto dei vincoli sociali e della domanda di protezione” che resta forte nella nostra opinione pubblica, seppur con dei distinguo. In questo senso sarà importante ricorrere ai fondi del Green Deal proprio “per ammortizzare gli effetti sociali di questo cambiamento“.
Nel corso del confronto promosso da Fondazione Lottomatica il Ministro Pichetto Fratin ha quindi sottolineato che “il Governo vuole limitare le emissioni ma anche accompagnare quelli che sono i più in difficoltà a un nuovo modello.” Come dimostrato dallo studio di Ferrera, “la riluttanza al cambiamento dipende da molti fattori diversi e questo è spesso influenzata dalla condizione economica e dalla volontà di conservare la propria condizione, le proprie abitudini, una propria attività in quel modo ed in quel luogo”. Secondo il Ministro occorrerà quindi “accompagnare questi cittadini eco-riluttanti, facendo attenzione soprattutto a quelli delle classi sociali più deboli“.
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