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Gli stereotipi rappresentano ostacoli nella costruzione dell’identità delle persone perché impediscono di sviluppare le piene potenzialità di sviluppo secondo le inclinazioni e i desideri. Per questo motivo il contrasto agli stereotipi risulta cruciale nell’ambito del raggiungimento dell’uguaglianza di genere, che è un requisito imprescindibile per costruire una società nella quale ci siano stessi diritti e stesse opportunità per tutti. In questo senso, se perseguire la parità di genere è compito principale di chi definisce le politiche e le leggi, tutti possono contribuirvi partecipando attivamente attraverso comportamenti e posizionamenti. Vediamo come.

L’uguaglianza di genere nell’Agenda ONU 2030

L’Obiettivo 5 dell’Agenda 20301 si propone di “Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze” con la finalità più ampia di contribuire allo sviluppo sostenibile e alla riduzione della povertà a livello mondiale, di rimuovere tutte le forme di discriminazione e violenza contro le donne, di garantire loro pari opportunità nella vita economica e politica e di facilitare la loro piena e attiva partecipazione nella società.

Sollecitati dall’Agenda, alcuni Paesi si sono impegnati in questo senso promuovendo azioni per l’emancipazione delle donne, ma ci sono anche molti Paesi nei quali purtroppo le discriminazioni e le violenze permangono. Fin quando il diritto alla parità di genere verrà negato come diritto umano fondamentale, sarà impossibile lo sviluppo di un mondo sostenibile, florido, pacifico.

Infatti, rendere universale l’accesso all’istruzione, alla sanità, al lavoro, alla piena partecipazione alla vita sociale, politica ed economica delle donne e delle ragazze ne è un presupposto necessario per rendere davvero sostenibile lo sviluppo globale.

Come si può agire concretamente

A livello globale sono state individuate specifiche politiche di contrasto alle disuguaglianze di genere, a partire da una legislazione a tutela e a promozione della parità: il contrasto alle discriminazioni, l’eliminazione della violenza verso il genere femminile ad ogni età e in ogni forma, l’eliminazione di pratiche arcaiche come l’imposizione di matrimoni combinati anche in tenera età e le mutilazioni genitali, il valorizzare il lavoro non retribuito delle donne, il promuovere l’accesso allo studio, alla tecnologia, alle risorse economiche, il difendere il diritto alla proprietà e il facilitare la loro concreta partecipazione.

La Certificazione della parità di genere a supporto delle lavoratrici in Italia

Probabilmente chi legge queste righe fa parte di un gruppo sociale privilegiato per il solo fatto che leggere e comprendere testi di una certa complessità costituisce di per sé un privilegio. Questa posizione dovrebbe agevolarci nell’assumere alcune responsabilità nelle nostre azioni quotidiane.

Per sostenere il processo di smantellamento delle disuguaglianze di genere possiamo infatti mettere in atto alcune azioni concrete alla portata di tutti: contrastare gli stereotipi di genere e utilizzare, nel trattare dell’uguaglianza di genere, un linguaggio non sessista, equo e inclusivo dal punto di vista del genere, ricordandoci che è proprio il linguaggio a formare il pensiero, le convinzioni e i comportamenti. Questo, ovviamente, riguarda da vicino il contrasto anche agli stereotipi.

Gli stereotipi e la loro influenza su grandi e piccoli

A livello cognitivo, il cervello funziona per “compartimenti” che ci aiutano a riconoscere e organizzare la realtà. Queste categorizzazioni, pur nella loro utilità di sistematizzazione delle informazioni, sono spesso stereotipate. Vale a dire che si operano generalizzazioni e semplificazioni creando di fatto schemi di lettura rigidi, per cui, ad esempio, le stesse caratteristiche vengono associate a tutti gli appartenenti a un certo gruppo, senza considerare le differenze. La rigidità dello schema fa sì che lo stereotipo sia resistente al cambiamento anche quando mutano le condizioni esterne o sopraggiungono informazioni diverse. Se da un lato lo stereotipo è utile per generalizzare e per aiutarci a reagire con prontezza inquadrando la situazione, dall’altro non aiutare a contemplare la complessità della realtà e conduce spesso a meccanismi di discriminazione.

È proprio per questo che gli stereotipi producono squilibri di potere nelle relazioni familiari e professionali e costituiscono il motore di pregiudizi e di forme di disparità e aggressività.

Una recente indagine del 2023 svolta su adolescenti in Italia conferma l’esistenza di un livello medio-alto di visione stereotipata, su base binaria, dei ruoli di genere dei maschi e delle femmine, attribuendo ai primi posizioni apicali e di potere e alle seconde un ruolo di cura tout court. Questo è riscontrabile nel 29,3% dei casi (39,6% maschi e 14,5% femmine), il 48,5% del campione è invece portatore di bassi livelli di stereotipia di genere e solo il 22,2% ne è esente.

Per ridurre gli stereotipi di genere servono dati e monitoraggio delle politiche

In un recente documento dell’OECD si illustra come le norme di genere sono evidenti in quello che, già a 5 anni di età, le bambine e i bambini desiderano diventare da grandi. Ad esempio, 1 su 4 dei 30 ruoli più popolari selezionati dalle bambine sono di occupazioni tradizionalmente femminili e più di 1 su 2 dei 30 ruoli specificamente scelti dai bambini sono di occupazioni tradizionalmente maschili. Poiché le aspirazioni professionali delle persone giovani sono legate alla loro motivazione e alla tenacia impiegata a scuola, alle scelte delle materie e persino alla successiva occupazione, queste prime aspirazioni possono essere circoscritte per soddisfare le aspettative e gli stereotipi culturali, il che significa che già nell’infanzia si limitano orizzonti e ambizioni.

Gli stereotipi infatti plasmano i comportamenti secondo norme assegnate a ciascun genere. Questo processo porta al fatto che femmine e maschi si sentono “obbligati” a concepirsi come diversi già a partire dall’età prescolare: questo è il prodotto di una “socializzazione binaria” derivante da una distorsione della realtà che opera a livello cognitivo inconscio e persuasivo. Gli stereotipi vengono assimilati e si riproducono sulla base di schemi interpretativi delle relazioni di genere che prevedono che l’uomo prevalga sulla donna.

Spunti per decostruire e superare gli stereotipi

Per affrontare gli stereotipi è dunque fondamentale che bambine e bambini possano esprimersi liberamente e possano mettere a frutto le loro potenzialità in tutti gli ambiti: culturale, scientifico, artistico e così via in base a idee e desideri. A questo fine è possibile agire consentendo la sperimentazione libera di giochi, di vestiti – nei colori e nella tipologia – e proponendo libri con immagini e storie particolarmente interessanti come strumento di mediazione nella decostruzione degli stereotipi. Attraverso la narrazione di temi e situazioni varie, questi libri rappresentano la complessità, prospettano il futuro e danno la possibilità di immaginare mondi possibili, con la conseguenza di accrescere ad esempio la fiducia in sé stesse delle bambine e di rendere più empatici i bambini.

In ambito familiare si possono fare queste riflessioni e rappresentare la complessità dell’ambiente in cui si vive, superando espressioni canoniche di una dicotomia di genere. Questo consente di presentarsi al mondo nella veste più aderente al proprio sentire, senza temere i pregiudizi. Lavorare a livello educativo fin dalla più tenera età rappresenta uno strumento di prevenzione per perseguire le pari opportunità di genere. Si tratta di un percorso lungo e complesso nel quale ogni minimo sforzo contribuisce a una rivoluzione culturale imprescindibile e speriamo inarrestabile.

Possiamo crescere padri più presenti?

Ognuno di noi può mettersi in discussione e rendere trasparente il proprio posizionamento nella società, secondo un approccio intersezionale, in maniera responsabile e collettiva, anche in ambito aziendale. A partire dalla consapevolezza sull’uso dei termini e delle parole evitando l’uso di espressioni sessiste (es. “è una donna con gli attributi”, “fa la femminuccia”), oppure quando usiamo formulazioni nuove per nominare correttamente una situazione (es. “persona con disabilità”, “femminicidio”) e dando corrispondenza alle parole con i fatti.

Dovrebbe inoltre essere possibile fare un’analisi della comunicazione negli spazi lavorativi (indicazioni, modulistica, documenti amministrativi) e proporre dei percorsi di riflessione, formazione, autoformazione per invitare all’uso di parole o pratiche non discriminatorie (un tema di cui Secondo Welfare si è recentemente occupato sul fronte della disabilità pubblicando gli esiti del progetto Rencontrer, ndr).

 

Note

  1. La Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma di attività per le persone, il pianeta e la prosperità universale sottoscritto dai Paesi membri dell’ONU nel settembre 2015. I firmatari si impegnano a raggiungere entro il 2030 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile – Sustainable Development Goals, SDGs – espressi in 169 ‘target’ o traguardi.
Foto di copertina: Marc Stress, Unsplash.com