Cesare Beccaria è solo un lontano ricordo. Il giurista illuminato, che propugnava il valore sociale della rieducazione dei detenuti, appare sempre più siderale rispetto al modo in cui l’Italia gestisce la questione carceraria.
E se non rappresenta certo una novità, come dimostra la condanna irrogata dalla Corte europea di Strasburgo per trattamento inumano, fa comunque impressione leggere il documento del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria dedicato al reinserimento lavorativo, che nei giorni scorsi il ministero della Giustizia ha trasmesso al Parlamento.
In questo documento il Dap punta il dito sul sistema attuale: gli investimenti sono inadeguati e questo incide sul recupero e la qualità della vita nei penitenziari. Dove meno di un terzo dei reclusi svolge un’attività. Mentre chi fa ricorso perché la retribuzione è ferma da vent’anni vince sempre.
Carceri di nuovo sotto accusa: fondi insufficienti per il reinserimento dei detenuti
Paolo Fantauzzi, L’Espresso, 25 febbraio 2016